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L'infermiere del team Covid: "Sembrava un incubo. Bisogna fare ancora attenzione"

Filippo De Lucia racconta a Casertanews i duri mesi di lotta al coronavirus: "Ci sono stati giorni in cui, tornato a casa dopo un'intensa giornata di lavoro, non sono riuscito nemmeno a mangiare"

Volti segnati dalle mascherine, occhi scavati dalla fatica per i turni di lavoro massacranti, attimi di vita passati tra ansia e paura di non riuscire a salvare le vite umane, ma al contempo un sorriso sempre stampato sulle labbra per cercare di alleviare il terrore dei pazienti contagiati. Così infermieri e medici hanno vissuto e stanno ancora vivendo l'emergenza sanitaria da coronavirus, un vero e proprio dramma che ha di fatto sconvolto la vita di tutti, grandi e bambini. 

"Siamo partiti con una incertezza spaventosa, non si capiva la pericolosità del contagio. Poi, giorno dopo giorno, questo maledetto virus si è fatto strada ed ha messo tutti in ginocchio. Non è stato affatto facile, ho vissuto momenti bruttissimi: sembrava di essere in un incubo". Sono davvero toccanti le parole di Filippo De Lucia, coordinatore infermieristico del team 2 emergenza Covid-19 di Caserta, che ha raccontato a Casertanews questi mesi di duro lavoro contro il nemico invisibile coronavirus.

"La fase emergenziale mi ha letteralmente travolto, con turni di lavoro addirittura di 15/16 ore giornaliere - spiega Filippo De Lucia, 50enne di San Nicola la Strada, impegnato assieme al suo team ad effettuare tamponi a domicilio in provincia di Caserta - Ci sono stati giorni in cui, tornato a casa dopo un'intensa giornata di lavoro, non sono riuscito nemmeno a mangiare e sono andato direttamente a dormire".

Poi accade che la paura prevale e tutto diventa più complicato. "In questi terribili momenti di ansia accade che passi davanti alle cappelle del cimitero e rivolgi un pensiero ai colleghi, gli amici, i pazienti deceduti a causa di questo maledetto coronavirus", afferma il coordinatore infermieristico casertano che poi racconta uno dei momenti che più l'hanno segnato durante l'emergenza: "Il momento più bello è stato quando un gruppo di persone, vedendomi completamente coperto dai dispositivi di protezione anti Covid-19, ha capito che ero una delle persone impegnate in prima linea nella lotta al coronavirus. In quel momento mi son sentito davvero bene. Quando lo racconto mi vengono ancora i brividi".

Come Filippo, tanti sono i medici e gli infermieri casertani impegnati in prima linea nella lotta contro il Covid-19 ed è solo grazie all'impegno di tutti che nel casertano si è riusciti a fronteggiare l'emergenza epidemiologica. "E' stata costruita una catena eccezionale di medici, infermieri, operatori sanitari, laboratori di analisi che ha facilitato il nostro lavoro - spiega Filippo De Lucia - Mi preme a tal proposito ringraziare i dottori Ferdinando Russo, Amedeo Blasotti e Pasquale Di Girolamo rispettivamente direttori generale, amministrativo e sanitario dell'Asl di Caserta; il dottor Tari (responsabile del servizio interno di gestione), il dottor Iodice (responsabile distretti Covid-19), il dottor Antonio Fascione (responsabile laboratorio analisi dei tamponi sito a Marcianise). E poi ancora ringrazio i dottori Giovanni Delli Curti, Attilio Roncioni, Antonella Guida e Salvatore Petrillo, le dottoresse Sciorio e Piscitelli e la collega Luisa Pianese che collabora con me per l'organizzazione. Infine ringrazio i medici Usca e i tutti i dottori ed infermieri che hanno aderito alle squadre anti Covid-19".

Anche se siamo entrati nella 'Fase 2' dell'emergenza, il coronavirus non è ancora sconfitto. Da qui l'appello ai cittadini, soprattutto ai giovani della movida che negli ultimi giorni hanno fatto registrare diversi assembramenti. "Bisogna ancora fare attenzione - sottolinea Filippo De Lucia - Sono preoccupato per quello che ho visto in questi giorni: spaventosi assembramenti che rischiano di farci ritornare alla situazione difficile dei mesi precedenti. Lo so che c'è esigenza di tornare alla normalità, ma così si rischia, dopo mesi di sacrifici, di mandare tutto all'aria. Anche perchè non abbiamo ancora un quadro completo sulla situazione asintomatici".

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