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Svuota-carceri, c'è l'allarme: "Rischio infiltrazioni camorra nel business dell'accoglienza"

Per il Comitato don Diana l'avviso del Ministero "insostenibile" per associazioni del terzo settore. Appello a Bonafede

Rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata e di "cooperative ed associazioni di indubbia etica al servizio dell’illegalità". E' questo l'allarme lanciato dal Comitato don Peppe Diana che critica il bando del Ministero della Giustizia che prevede servizi di ospitalità per offire misure alternative al carcere ai detenuti senza fissa dimora.

"Allentare il sovraffollamento delle carceri è una necessità ma il bando del Ministero della Giustizia che prevede la misura dei domiciliari per detenuti apolidi in strutture del Terzo settore, così come partorito, non è una soluzione. Il fallimento è annunciato. Il nostro è un appello che rivolgiamo fin da subito al Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, ravvisando l’urgente necessità di intervenire per evitare una nuova emergenza sanitaria e sociale - si legge in una nota del Comitato - Offrire al detenuto che non dispone di un domicilio effettivo e idoneo, la corretta ospitalità in un momento particolarmente serio come quello che stiamo vivendo, vuol dire prima di tutto prevedere un periodo di quarantena ed assicurare alla persona in misura detentiva alternativa un supporto sanitario e psicologico - prosegue - Visto poi che la maggior parte dei detenuti senza domicilio sono immigrati, è chiaro che l’ospitalità dovrà prevedere anche un programma di mediazione culturale con una capacità di comprensione reciproca che parte dalla lingua. A tutto questo si aggiunge quanto richiesto dal bando, prevedendo l’accompagnamento educativo e sociale alla vita autonoma durante la residenzialità, in raccordo con l’Uepe, i servizi territoriali, pubblici e privati, sociali, sanitari e per il lavoro".

Per il Comitato don Peppe Diana la diaria prevista dal bando, appena 20 euro al giorno per ciascun detenuto, sarebbe insufficiente ed insostenibile per gli enti del terzo settore. "I costi per le imprese sociali non sono secondari e certo non annullati - fanno sapere - è per questo motivo che il Comitato don Peppe Diana ravvede nel bando così come pubblicato, fino a questo momento, un grave pericolo di infiltrazione criminale di cui saremo poi chiamati a renderne conto in seguito, così come già accaduto in altri settori". 

Rischi dei quali potrebbero approfittare le mafie: "senza un reale sistema operativo, etico e comunitario coloro che escono dal carcere si troverebbero in una pericolosa vulnerabilità". "Al detenuto sarebbe solo data l’illusione di un recupero ma difatti si troverebbe in seconda analisi ad ingrossare le fila degli invisibili senza essere stati realmente presi in carico - concludono - Crediamo sia giusto e sia compito prima di tutto dell’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna per la Campania firmatario dell’Avviso pubblico per manifestazione di interesse in oggetto, escludere a priori qualsivoglia tentativo o pericolo di infiltrazione illegale ed il rischio di fallimento. È per queste ragioni che sentiamo il dovere impellente di chiedere che il Bando venga sostanzialmente rivisto e che si innalzino i criteri per pervenire ad un ‘Progetto inclusione sociale per persone in misura alternativa’".

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