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Coronavirus, il medico: “La guerra sta per esplodere, vi chiedo pietà: siamo tutti potenzialmente positivi”

La dottoressa dell’ospedale di Caserta Lucia Potenza: “Non metteteci nelle condizioni di dover decidere quale vita salvare”

Un appello quasi disperato a seguire le indicazioni che arrivano dal governo ed in particolare dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Tutto per evitare di mettere i medici “nelle condizioni di dover decidere quale vita salvare”. A lanciare questo appello è la dottoressa Lucia Potenza, medico radiologo dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. 

“Ricordo ancora - scrive su Facebook in un post condiviso già da centinaia di persone - il mio turno di due settimana fa passato, come spesso accade, senza chiudere occhio, in attesa di una chiamata dalla microbiologia del Cotugno di Napoli. Si aspettava l’esito di un tampone sul primo paziente sospetto del nostro ospedale, pensando a quali conseguenze ci sarebbero state per noi e per la nostra Azienda. Io stessa guardavo con un po’ di stupore le riorganizzazioni dell’intero ospedale nella settimana precedente, quando il nostro nemico attuale era ancora nell’ombra: i reparti piano piano letteralmente “svuotati”, le attività elettive interrotte, le terapie intensive liberate per creare quanti più posti letto possibili. I container in arrivo davanti al pronto soccorso per creare percorsi diversificati ed evitare eventuali contagi. Tutta questa rapida trasformazione portava nei corridoi dell’ospedale un’atmosfera di silenzio e vuoto surreale che ancora non comprendevamo, in attesa di una guerra che doveva ancora iniziare; se ci ripenso mi sembra quasi ridicola e ingiustificata la mia agitazione per un solo possibile caso, ora che ho visto quello che sta accadendo”.

Ma quella guerra, adesso, sta per iniziare: “La situazione ora sta drammaticamente cambiando. La guerra sta letteralmente per esplodere e le battaglie saranno ininterrotte giorno e notte - afferma la dottoressa Potenza - Uno dopo l’altro i poveri malcapitati iniziano a presentarsi in pronto soccorso. Hanno tutt’altro che le complicazioni di un’influenza. Piantiamola di dire che è una brutta influenza. In quasi 40 anni di professione ho imparato che le persone non vengono in pronto soccorso per un'influenza, soprattutto a trent'anni quando si è nel pieno della vita”.

Per il medico “chi non vive in Lombardia in questo momento ha una percezione completamente falsata della gravità di questa pandemia. Pensate che in provincia di Caserta risiedono 900mila abitanti, sapete quanti posti di Terapia intensiva ci sono? 150. Ora pensate che voi siate il 151esimo, il 152esimo, il 153esimo. Cosa vorrebbe dire? La morte. Vi prego: non metteteci nella condizione di dover scegliere quale vita salvare perché se poi sceglieremo, per motivi scientifici, di salvare una persona che non siate voi o un vostro caro, non dateci la colpa. Lo avete ucciso voi”. 

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