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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Carditello da simbolo di degrado a bene solidale

Accoglienza e giustizia riparativa al centro del convegno al real sito

"Carditello solidale: da luogo simbolo di degrado ed abbandono ad un bene solidale per l'intera comunità locale attraverso concrete azioni di collaborazione con istituzioni ed attori sociali”. Questa è la premessa del direttore della Fondazione Real Sito di Carditello Roberto Formato fatta alla presentazione del convegno ospitato proprio presso il Real Sito che si focalizza su due temi: accoglienza e giustizia riparativa. A dar cenni sulla collaborazione tra la Fondazione Real sito di Carditello ed il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati è il responsabile nazionale rete di accoglienza ARCI secondo cui “il nostro Paese é quello dove non si ritrovano più muratori, saldatori, stallieri perché le nuove generazioni non prendono in considerazione più questi mestieri che spesso non garantiscono un futuro. Però l'esperienza di inclusione ed accoglienza che fornisce il Real Sito ai richiedenti asilo e rifugiati fa sì che si parta dalla cultura come motore che crea formazione, sviluppo e solidarietà ed in un futuro prossimo che crei nuovi cittadini italiani senza più guardare l'altro con diversità”. 

Il convegno sull'intesa tra Fondazione Carditello e Sprar

Un esempio degli effetti concreti del percorso formativo dei richiedenti asilo e rifugiati è offerto da Dahaba Marmadou Lamin, rifugiato senegalese che ha intrapreso il percorso da stalliere a Carditello nell'aprile 2019 dopo esser giunto in Italia nel 2015. “Sono partito dal Senegal nel 2013 per raggiungere l' Italia nel Settembre del 2015. Un viaggio durato due anni. Scappavo dalla ribellione del Sud del Senegal. Nel 2012 venni rapito da un gruppo di ribelli che mi picchiarono ed obbligarono ad imparare a sparare col fucile. Rimasi con loro 7 mesi. Venni liberato dai militari della forza democratica. In Senegal non potevo più rimanere perché conoscevo tutti i segreti dei ribelli. Venni in Italia e fui accolto dallo SPRAR di Santa Maria Capua Vetere. Ora vivo a Santa Maria La Fossa insieme ad altri beneficiari ed ho iniziato a lavorare presso il Real Sito con i cavalli. Non ci avevo mai lavorato:ora faccio lo stalliere ed ogni giorno in bici mi reco a lavoro. Mi emoziona tanto lavorare con i cavalli”.

Altro punto focale del convegno è la giustizia riparativa, anche come opportunità di collaborazione con il sistema dei beni e delle attività culturali presenti sul territorio campano. Maria Laura Forte, direttore ufficio esecuzione penale esterna di Caserta (UEPE) spiega l'operato del proprio ufficio 'che si occupa di seguire tutte le persone condannate o sottoposte alle cosiddette misure di comunità che sono tutte quelle forme di detenzione alternative al carcere o di sanzioni sostitutive prima ancora che un soggetto possa subire una condanna da scontare poi all'Interno della comunità civile. Il senso é far in modo che il reo o imputato facendo riferimento a situazioni penali di non grave impatto sociale possa godere di misure alternative svolgendo un'attività di pubblica utilità o di riparazione sociale. 

Da un punto di vista di geografia giudiziaria il riferimento è la Procura di Santa Maria Capua Vetere e quella di Napoli Nord. Però il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere non ha stipulato alcuna convenzione che rendesse possibile lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità e ciò rende difficile il reperimento di enti o associazioni che diventano partners affidabili nell'inserimento di tali soggetti. L'occasione creatasi presso il Real Sito di Carditello con la sigla di un Protocollo d'intesa con UEPE Caserta, CGM per la Campania, Casa di reclusione 'Novelli' di Carinola e la stessa fondazione del Real Sito ideato e promosso dal funzionario dei servizi sociali  del ministero della giustizia Gennaro Del Prete, è di fondamentale importanza in tema di inserimento di minori e degli adulti con messa alla prova, esecuzione penale esterna e riabilitazione dei detenuti. Siglato poi tale protocollo presso il Real Sito che é un bene confiscato alla camorra e restituito ai cittadini é un valore aggiunto. “Il protocollo altro non è che l'opportunità concreta per mettere in atto uno degli strumenti della giustizia riparativa all'interno della società”, aggiunge Maria Gemmabella, direttore del centro giustizia minorile per la Campania (CGM)' la scelta del Real Sito di Carditello come teatro di riconciliazione e riparazione éèun valore aggiunto perché é un bene confiscato alla camorra e far sì che all'interno di questa cornice si muovano i primi passi verso la giustizia riparativa significa porre l'accento sulla legalità sulla riconquista della dignità di un luogo che va restituito alla comunità. Che si abbia poi integrazione di chi ha commesso un reato ma che abbia riparato al suo danno nei riguardi della comunità significa che lo Stato c'é e fa anche cose belle”.

La sinergia positiva che si innesca tra persone gravate da pene da rieducare e reintegrare ed il territorio è sottolineata da Carlo Brunetti, direttore della casa di reclusione G.B. Novelli di Carinola, secondo cui “consentire ai detenuti di svolgere attività lavorativa non remunerata a favore della comunità per un danno arrecato alla stessa significa dar loro la possibilità di riscattarsi. I detenuti possono davvero dimostrare in questo modo la loro riabilitazione sociale e la direzione penitenziaria non potrebbe essere più favorevole a questi percorsi di fuoriuscita guidati, controllati e graduali che restituiscono dignità non solo all'uomo ma anche al territorio”. Le conclusioni dei lavori sono state affidate al professore Gennaro Carillo, componente del Comitato Scientifico della Fondazione Real Sito di Carditello che ha evidenziato come “le carceri non sono un luogo dove si marcisce e se ciò accade vuol dire che si perde il senso stesso della sanzione penale. Spesso però usciti dal carcere si delinque nuovamente e per evitare questi fenomeni di recidiva si dovrebbe puntare di più sulle attività formative che non inibiscano le doti creative. Solo così un carcere non é percepibile come un luogo in cui si marcisce ma si rifiorisce”.

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