Ministero 'boccia' esonero contributi minimi: avvocati sul piede di guerra
Non è stato rinnovato l'esonero per le fasce reddituali più basse. In arrivo stangata da 770 euro
Avvocati sul piede di guerra. Il consiglio dell'ordine di Santa Maria Capua Vetere, presieduto da Angela Del Vecchio, si unisce alla protesta avviata dall'organismo congressuale forense sulla scelta del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, di porre all'incasso i contributi previdenziali "minimi" anche dagli avvocati con fasce di reddito più basse.
In particolare, il ministero non ha approvato la delibera adottata dal Comitato dei Delegati con la quale si chiedeva l'estensione all'anno in corso (2023) dell'esonero, già sospeso dal 2018, dal pagamento del contributo integrativo minimo (pari ad 725 euro), previsto per avvocati tra il sesto e il nono anno di iscrizione alla Cassa con un fatturato annuo inferiore a 8.875 euro, e per avvocati (non pensionati) iscritti da almeno dieci anni con fatturato annuo inferiore a 17.750 euro. "Pertanto, Cassa Nazionale Forense dovrà porre in riscossione, con la rata del 30 settembre 2023, tale contributo, nella misura rivalutata di 770 euro", fa sapere la presidente Del Vecchio.
Una scelta aspramente criticata dagli avvocati, con la Cassa Nazionale Forense che ha preannunciato l'impugnazione del provvedimento "che lede in particolar modo gli avvocati con redditi più bassi". Per Del Vecchio la posizione del Ministero dimostrerebbe "la mancata conoscenza della difficile situazione che da anni vive l'avvocatura; la scarsa sensibilità verso le esigenze degli avvocati che si trovano, ancora oggi, a dover fronteggiare le conseguenze di una crisi economica determinata dalla pandemia".
Pertanto, nell'unirsi alla protesta, l'ordine di Santa Maria Capua Vetere preannuncia di "avviare ogni più opportuna azione tesa a chiedere ai Ministeri vigilanti di rivedere una decisione lesiva dell'autonomia dell'Ente/Cassa e dell'avvocatura".
