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L’ampliamento della clinica ‘Pineta Grande’ finisce di nuovo in tribunale

La Regione contesta il via libera della conferenza dei servizi ‘post sequestro’. Il Comune si pone contro. Decide il Tar

Nuovo stop per il progetto di ampliamento della Clinica Pineta Grande di Castel Volturno.

Dopo l’inchiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, adesso è la Regione Campania che contesta la conferenza dei servizi per la realizzazione della nuova struttura che dovrebbe permettere di ospitare più di 300 posti letto in più, oltre alla realizzazione di un parcheggio.

Un piano rivisto proprio nel corso di una conferenza dei servizi “post sequestro” del cantiere nei mesi scorsi e che aveva portato un via libera definitivo di tutti gli Enti interessati, tranne, appunto, della Regione Campania che ha inteso impugnare l’emissione del provvedimento unico finale che avrebbe permesso di avviare i lavori (già appaltati, del resto).

La battaglia adesso si sposta al Tar Campania dove ha ricorso la Regione guidata dal governatore Vincenzo De Luca e dove si troverà in contrapposizione il Comune di Castel Volturno (rappresentato dall’avvocato Renato Labriola).

La posizione assunta da Palazzo Santa Lucia verte sul “pericolo paventato” di una violazione di natura urbanistica, con una particolare attenzione per l’area dei parcheggi ed all’assenza della valutazione di impatto ambientale, ritenendo che si dovesse applicare la procedura prevista dall'articolo 29 del testo unico ambientale.

Il Comune, invece, rappresenta come la nuova autorizzazione scaturisca da una intesa raggiunta con la Procura per il dissequestro e la nuova conferenza dei servizi che si è conclusa a dicembre scorso, con l’emissione del provvedimento unico finale (Puf) che avrebbe permesso di far ripartire il cantiere di Castel Volturno.

Ora la parola passa ai giudici che il prossimo 28 aprile entreranno nel merito della vicenda. E non è escluso che possa essere eccepita l'illegittimità del ricorso, così come paventato dallo stesso avvocato Labriola nella sua memoria. Secondo il legale, infatti, il ricorso doveva seguire la procedura dell’articolo 14 quinquies che prevede l’opposizione, entro 10 giorni dalla fine della conferenza dei servizi, davanti alla presidenza del consiglio dei ministri.

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