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Allarme cinghiali, la Coldiretti scrive al Prefetto. "Rischio per la salute dei cittadini"

La missiva a Ruberto: "I branchi invadono i campi e mettono a rischio i cittadini"

Allarme cinghiali, Coldiretti Caserta scrive al Prefetto: "I branchi invadono i campi e mettono a rischio i cittadini". Tra le conseguenze negative del lockdown c’è un incremento della pressione dei cinghiali sul territorio casertano, che devastano le coltivazioni e mettono in pericolo l’incolumità pubblica. E' l’allarme lanciato dalla Coldiretti Caserta attraverso un documento consegnato questa mattina (4 giugno) al Prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, a firma del presidente Manuel Lombardi e del direttore Giuseppe Miselli.

In vaste aree del territorio provinciale – denunciano i vertici di Coldiretti Caserta – si vive ormai una vera emergenza. Interpretando il forte malcontento di centinaia di imprenditori agricoli associati, si chiede alle Istituzioni di affrontare in modo deciso il problema. L’allarme è scattato ormai in tutta la provincia di Caserta. I branchi di ungulati stanno invadendo campi coltivati, centri abitati e strade, con animali che raggiungono anche i 150 chili di peso. Le imprese agricole sono ostaggio delle incursioni dei cinghiali, pertanto si rende necessario un intervento forte per fermare l’ormai incontenibile presenza.

Nelle aree più isolate vi è addirittura il rischio della scomparsa dell’attività agricola per il continuo passaggio di vere e proprie mandrie, che hanno causato anche smottamenti dei terreni, con conseguenti danni all’ambiente ed al territorio. Il fatto che le segnalazioni siano molteplici e quotidiane fa stimare un drastico aumento del valore dei danni causati dalla fauna selvatica, il cui risarcimento non corrisponde mai all’effettiva perdita di produzione. In proposito si deve denunciare la assoluta incongruità dei rimborsi che gli agricoltori ottengono, dopo mesi e mesi di attesa dal momento in cui hanno subito i danni alle colture.

"Tuttavia – sottolinea Coldiretti Caserta – l’obiettivo non è avere più fondi per i rimborsi, ma semplicemente consentire agli imprenditori agricoli di arrivare a fine ciclo con le colture. Enti ed istituzioni non hanno sviluppato, sino ad ora, in modo efficace, azioni concrete di contenimento del fenomeno, che non incide solo sugli interessi del mondo agricolo, ma anche sulla sicurezza delle persone e della circolazione stradale. La situazione è particolarmente difficile nei territori di confine tra le parti boscate ed i terreni coltivati, specie per le imprese che si trovano in prossimità di parchi ed aree protette. È necessario che sul problema si apra un confronto serio e costruttivo, un momento di concertazione reale tra e parti, al fine di individuare serie misure di contenimento, chiarendo le competenze dei diversi organi e sollecitando la Regione a produrre iniziative volte ad affrontare il problema con provvedimenti straordinari".

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