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Martedì, 16 Aprile 2024
Attualità Santa Maria Capua Vetere

Cantone: "La corruzione non lascia morti per le strade come la camorra ma fa danni enormi"

Il presidente dell'Anac incontra gli studenti ed affronta il 'male del Paese'

Giovani menti e non solo, avide di sapere. Una folla di curiosi ha gremito venerdì pomeriggio la libreria ‘Spartaco’ di Santa Maria Capua Vetere per la presentazione del libro ‘La corruzione spiegata ai ragazzi che hanno a cuore il futuro del nostro paese” (Mondadori) scritto da Raffaele Cantone e Francesco Caringella

Un libro di domande e risposte per riflettere sulla realtà che ci circonda partendo da un fenomeno quasi impercettibile, invisibile ma che crea danni devastanti: la corruzione. Dinanzi a quattro classi del Liceo classico “Cneo Nevio” di Santa Maria Capua Vetere supervisionate dalle docenti Silveria Temporale, Laura Baldi, Lucia Piscopo e Mariateresa Verona, si è instaurato un dialogo aperto e franco tra il noto magistrato ed i tanti curiosi con le loro innumerevoli domande. 

Raffaele Cantone ha spiegato il senso del suo libro: “La corruzione è un tipico reato da adulti. Allora ci si potrebbe chiedere perché provare a parlare ai giovani di questo male? Perché ne vanno mostrati gli effetti dannosi. La corruzione è un furto di futuro - sibilla il presidente dell’Anac - è un fenomeno di sicuro meno visibile agli occhi del mondo esterno perché non lascia morti per strada come la camorra e spesso trova giustificazione sul piano sociale ed è questo meccanismo che va cambiato. Va cambiata la mentalità. L’effetto principale della corruzione è instillare nella gente la convinzione che va avanti il furbo, chi non ha merito e ciò impedisce ai giovani talentuosi di trovare altrove altre vie di felicità lavorativa. Quindi la scommessa è stata di rendere il fenomeno corruttivo in modo più chiaro e comprensibile possibile proprio ai ragazzi che ne subiscono le conseguenze maggiori”. 

La corruzione infatti frena lo sviluppo del Paese, blocca la crescita economica, gli investimenti, le opportunità di lavoro eppure è un fenomeno radicato nella coscienza cittadina. Incalzato dalla domanda di una studentessa sul tema delle ecomafie sul come fosse possibile che molti rifiuti furono comunque trasportati e sversati nelle nostre terre senza o con pochi controlli, Cantone ha colto l’occasione per rendere palese il concetto di connivenza cittadina in materia di corruzione. “Affrontando il discorso delle ecomomafie - ha spiegato - il riferimento nel testo è ad un periodo che va tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 dove c’era una grande sottovalutazione del fenomeno dove non si capiva bene la portata degli effetti dannosi. Un pentito di camorra in un colloquio riferì una storia che riguardava le ecomafie dove in una riunione con il clan, il capoclan parlava del fatto che Schiavone da Casal di Principe aveva dato la sua disponibilità ad interrare i rifiuti nella sua zona. Questo avveniva nell’alto casertano. Il capoclan si interessava alle quote che avrebbe potuto ottenere interrando questi rifiuti aggiungendo che essendoci molte case da quelle parti non facevano danni. Però all’interno di questa riunione ci fu una persona più attenta alle questione ecologiche che disse al capoclan che se si interravano i rifiuti si inquinavano le falde acquifere ed ebbe come risposta dal capoclan “noi ci beviamo l’acqua minerale”. Ecco questa era la mentalità”. 

Il magistrato prosegue con un aneddoto riguardante uno dei primi carichi di rifiuti sversati poi nella discarica creata tra Giugliano e Parete dove l’autista a causa dei forti fumi ebbe un malore e soccorso in ospedale la cosa passò in secondo piano, rimase sottodimensionata. “Nessuno capiva o faceva finta di non capire - sottolinea Cantone - occorre però essere onesti. All’epoca istituzioni e magistratura non fecero la loro parte ,ma è pur vero che molti proprietari di terreni facevano la fila dai clan locali per far interrare i rifiuti nei loro terreni ed intascare la loro parte. C’è stata una complicità enorme da parte dei cittadini. Un camion che di notte passava nel centro cittadino era talmente visibile che era impensabile che i cittadini non lo vedessero. Non lo volevano vedere. L’unico ragazzo di Parete che ebbe il coraggio di denunciare, venne sparato nelle gambe. E’ vero che ci fu una grande sottovalutazione criminale del problema ma è vero pure che c’è stata molta connivenza dei cittadini con un gran bene placido dell’imprenditoria del Nord”. 

Il dibattito animato dalle numerose domande provenienti non solo dai ragazzi ma anche dagli adulti presenti in special modo sul tema della corretta gestione dei soldi pubblici o dell’eccesso di burocrazia che facilita la delinquenza fissano l’attenzione sulla percezione che si ha della corruzione: “Per capire quanta corruzione c’è esistono vari strumenti come i sondaggi effettuati da un organismo internazionale ‘Trasparency International’ su molti ambiti ed in tema di corruzione la domanda che spesso viene posta è ‘voi pensate che il vostro Paese sia corrotto? Avete conoscenza diretta di fatti di corruzione? Non necessariamente chi ha la sensazione di vivere in un Paese corrotto ha poi contezza di fatti di corruzione. Però la sensazione di vivere in un Paese corrotto da parte di un cittadino è il chiaro segnale di una sfiducia nelle istituzioni. L’Italia benché sia percepito come un Paese corrotto sta risalendo in questa classifica stilata da Trasparency international dal 69esimo al 53 esimo posto. Certo è una leggera risalita che evidenzia che la corruzione sì esiste, ma viene anche repressa. E’ un segnale incoraggiante sul piano della fiducia da restituire ai cittadini”. 

Il testo è uno spaccato di storia recente italiana che va da Roma mafia capitale alle infiltrazioni negli appalti pubblici, nelle Grandi Opere come il Mose di Venezia passando in rassegna anche i passi avanti fatti nel contrasto al fenomeno corruttivo da un punto di vista legislativo e sociale. Il dibattito si conclude con un quesito: l’Italia ce la può fare? “La battaglia da combattere - afferma Cantone - è lunga e difficile ed a differenza di tanti pessimisti sono convinto che l’Italia ce la possa fare. In modo ottimistico io ci credo, un futuro ai giovani va restituito”.

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