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"La pacchia è finita", l'ira degli attivisti contro Salvini: "Lo denunciamo"

Bufera dopo il sequestro dell'ex Canapificio

“Siamo un modello di inclusione sociale bilaterale che aiuta i cittadini italiani e stranieri, il ministro Matteo Salvini dovrebbe chiederci scusa. Se vorrà farà sempre in tempo a scoprirlo”. E’ quanto si legge in un documento del Centro Sociale ex Canapificio di Caserta sequestrato 24 ore fa su ordine della Procura perché “pericoloso”. Un sequestro che ha attirato l’attenzione del capo del Viminale che ha accusato gli attivisti del centro sociale di fare “business sui fratelli immigrati”, utilizzando la ormai famosa frase: “La pacchia è finita”.

“La pacchia non è mai finita perché non c’è mai stata - rispondono gli attivisti di Caserta- . La lotta non è finita perché continua. L’ex canapificio c’è anche oltre l’edificio e continua a lottare. Ieri mattina i Carabinieri di Caserta hanno apposto i sigilli alla struttura dell’Ex Canapificio di Caserta, su mandato della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Quest’ultima, a seguito di controllo e perizie di parte, ha ritenuto sussistere l’imminente rischio di crollo dell’intero stabile. Dal Provvedimento dei Magistrati si evince che l’intervento della Procura sia finalizzato alla tutela di chi frequenta il Centro Sociale ex Canapificio. Su tale visione la Procura non fa altro che fare da eco alle nostre sollecitazioni per il miglioramento dello stabile. Il Centro Sociale ex canapificio è infatti precursore nel richiedere alla Regione Campania, proprietaria dell’immobile, di una serie di interventi di messa in sicurezza. Lavori di adeguamento che è giusto che siano effettuati per dare splendore e dignità ad un centro polivalente e di eccellenza quale è l’ex canapificio di Caserta. Dunque in questi anni grazie al nostro impegno abbiamo sempre tenuto alta l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di programmare i lavori di adeguamento in uno stabile di archeologia industriale che in questi anni la nostra attività ha salvato dalla speculazione dall’abbandono e degrado. Tra l’altro la Regione Campania si è anche impegnata con il Comune di Caserta ad un accordo di programma che a partire dal valorizzare la nostra funzione sociale possa recuperare anche gli altri immobili dell’ex canapificio abbandonati da anni. I servizi e le attività che trovano casa in quella sede sono innumerevoli, riconosciuti per la loro importanza dai più alti livelli istituzionali. A questa storia di comprovata utilità sociale non può mancare un tetto”.

Gli attivisti hanno anche annunciato che “partirà un crowfounding con il quale raccoglieremo donazioni per contribuire al restyling. Il centro sociale è il luogo in cui centinaia di famiglie casertane hanno trovato supporto per l’accesso alle varie forme di sostegno al reddito, dai Lavori di Pubblica Utilità al Reddito di Inclusione e di Cittadinanza; qui migliaia di migranti e rifugiati dell’Area di Castel Volturno hanno ottenuto conforto e tutela, si sono unite contro l’irregolarità forzata e lo sfruttamento lavorativo; in centinaia hanno scelto di alzare la testa per combattere contro camorra e sfruttamento lavorativo organizzandosi collettivamente per rivendicare diritti e dignità. L’ex canapificio è infatti la casa del movimento dei migranti e dei Rifugiati che dal 2002 conta migliaia di partecipanti, così come è il centro organizzativo di uno dei Progetti SPRAR più grandi d’Italia realizzati con accoglienza diffusa, presso circa 20 appartamenti in città: i beneficiari del progetto SPRAR sostengono attività come il Piedibus, accompagnando i bambini delle elementari a scuola a piedi, tengono corsi di arte, musica e doposcuola per bambini e partecipano ad attività sul territorio come l’apertura e la manutenzione di spazi verdi e la riqualificazione di quartieri popolari. Siamo pienamente rispettosi del lavoro della Procura, il cui compito è di svolgere le indagini mentre ci sembra spura speculazione il tutt’altro che inatteso comunicato del Ministro Salvini sul sequestro dei locali dell’ex- Canapificio di Caserta, in cui si millanta la fine della “pacchia”. il Ministro infatti sa fin troppo bene che i controlli svolti dal suo Ministero dal lontano 2007 hanno sempre constatato l’eccellenza della relativa gestione, e sa bene che quei fondi sono finalizzati all’assistenza dei titolari di protezione internazionale, per cui dovrebbe il signor Ministro guardarsi bene dall’istigare alla commissione di un reato, quello di “distrazione di fondi”, che avremmo senza dubbio commesso seguendo il suo “consiglio” di utilizzarli impropriamente per la manutenzione, senza peraltro aver nessuno scudo immunitario come quello che evita a Salvini di andare a processo in quanto Ministro e di restituire congruamente 49 milioni di Euro di finanziamenti pubblici scomparsi nei conti della Lega, in quanto segretario di questo partito. Pertanto reputiamo davvero inopportuno il suo intervento, col quale ci riserviamo di adire alle vie legali come già fatto, nei suoi confronti, in passato per diffamazione. Ribadiamo che tra l’altro, come richiesto espressamente anche dalla Procura, i lavori di messa in sicurezza sono di competenza della regione Campania che è proprietaria dello stabile. Il punto più importante della vicenda è proprio questo: quando per motivi di sicurezza si chiude un presidio di legalità quale può essere una struttura che eroga servizi con finalità istituzionale, gli enti locali hanno il dovere di attivarsi per ripristinare quanto prima la sicurezza, per riaprire il Centro sociale ex canapificio garantendo la continuità di quei servizi”.

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