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Brucellosi negli allevamenti bufalini: altri tre comuni in 'zona rossa'

Si allarga il cluster anche a Francolise, Carinola e Sparanise. Fabbris: "Momento delle scelte e della responsabilità"

All'alba del consiglio regionale monotematico sull'emergenza brucellosi negli allevamenti bufalini in provincia di Caserta, in programma il prossimo 7 novembre, si allarga il focolaio. 

La Regione Campania, infatti, ridefinito le aree cluster di infezione. Da una determina del dirigente Paolo Sarnelli, responsabile del Settore Veterinario dell'Assessorato alla Sanità di Regione Campania, emerge che ai comuni già inseriti nell'area cluster (Cancello ed Arnone, Castel Volturno, Grazzanise e Santa Maria la Fossa), dove il 50% degli allevamenti avrebbe presentato focolai attivi negli ultimi due anni, si vanno ad aggiungere anche i comuni di Francolise, Carinola e Sparanise. 

Gianni Fabbris, presidente onorario di Altragricoltura e portavoce dell'Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare, ha tenuto al Centro Don Milani di Casal di Principe una conferenza stampa dedicata a chiarire la posizione del movimento sulla Sovranità Alimentare ed a illustrare le iniziative in campo. 

"Non sappiamo con quanta consapevolezza e verificheremo nei fatti con quali intendimenti reali il Governo abbia compiuto questa scelta. Sappiamo che è un gesto foriero di possibili importanti sviluppi che, se implementati adeguatamente, potrebbero portare all'apertura di un dibattito nuovo e potrebbero spostare il campo di gioco" ha sostenuto Gianni Fabbris. "Un campo di gioco in cui la partita è truccata da troppo tempo e in cui l'arbitro (le istituzioni) sono chiaramente compromessi con una sola delle squadre del torneo. Sono almeno trent'anni che tutti i Ministri che si succedono (di qualsiasi colore politico fossero espressione) hanno sempre incarnato la parte dei guardiani del modello agroalimentare imposto dalla liberalizzazione e dalla finanziarizzazione dei mercati. Al massimo qualcuno di loro ha avuto l'ardire di competere per efficientare il sistema, mai per modificarlo prendendo atto dei molti disastri sociali, economici e ambientali che ci consegnava. Tutto in ossequio ai dettati delle transnazionali e delle decisioni prese nel FMI, nel BM o nei trattati di libero scambio tanto cari al Wto che hanno in realtà sequestrato la politica svuotando i poteri degli organismi elettivi chiamati ad assolvere al diritto/dovere di decidere. In questi anni abbiamo perso un intero patrimonio di lavoro, saperi. cura della terra e del mare, economie e risorse genetiche, ambientali, di diversità biologica. In dieci anni abbiamo perso il 20% delle imprese, abbandonato il territorio rurale che si va scarnificando di attività e servizi, di intere comunità che si svuotano consegnandoci disastri ambientali, crisi economica, sociale e disorientamento culturale. Intanto i poteri finanziari si rafforzano e le lobbies saccheggiano ricchezze naturali sulla pelle del lavoro e delle imprese produttive ridotte in una crisi drammatica".

Per Fabbris "è il momento delle scelte e della responsabilità della società e della politica. La qualità del nostro territorio, il valore del cibo che consumiamo, il valore del nostro agroalimentare, della terra e del mare sono una questione strategica che richiede un passo avanti della politica e uno indietro del mercato". Per questo "la scelta di cambiare il nome del Ministero coniugandolo con la Sovranità Alimentare è un segnale per noi interessante, perchè ricorda a tutti noi che il destino dell'agricoltura e del cibo sono questioni politiche e la Sovranità Alimentare lo è".

"Non sappiamo cosa e come intendano il Governo e il Ministro operare per dare conseguenza a questa scelta. Sappiamo che il Movimento che da decenni si batte per la Sovranità Alimentare ha le idee molto chiare. Fra queste idee ve ne sono due che occorre fin da subito assumere: la Sovranità Alimentare non divide i territori per confini nazionali ma, se proprio dobbiamo segnare dei confini, questi vanno tracciati fra gli interessi della speculazione e delle multinazionali e quelli di chi la terra e nel mare ci lavora e del cibo e del territorio fruisce. In tutto il mondo ed anche qui da noi, in Italia sempre più ridotta a terra di saccheggio in cui produrre è diventato impossibile (come si fa a vendere l'uva a 7 centesimi come sta avvenendo in questi giorni mentre produrla costa almeno 50?). La seconda questione è che la Sovranità Alimentare (che si fonda sui principi dell'agroecologia e dei diritti sociali) non è un puro slogan utile a motivare l'ennesima campagna di marketing del nostro Made in Italy quanto, piuttosto, la chiave per riformare il sistema per restituire al Paese la dignità di un Patrimonio produttivo che stiamo perdendo".

Per  questo l'Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare, facendo propria la proposta venuta dagli allevatori bufalini in mobilitazione, ha elaborato una lettera di proposta che viene inviata al Ministro dell'Agricoltura, ai Parlamentari ed a tutti i Consiglieri Regionali italiani, nonchè alle forze politiche per aprire un dibattito sulla Nuova Riforma Agraria.

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