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Poveri, obesi e col rischio di ‘vivere bene’ meno degli altri: i bambini campani visti da ‘Save the Children’

Il rapporto certifica il divario tra Sud e Nord (acuito ancor di più dalla pandemia)

E’ una fotografia tutt’altro che positiva che quella ‘Save the Children’ ha scattato in Campania (ed in particolare in provincia di Caserta) sulla situazione in cui versano i bambini. Poveri di tutto, anche di salute. Questa è la chiave di lettura della XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Come stai?”, diffuso oggi in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza da Save the Children - l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro -, che fotografa anche quest’anno le condizioni di vita di bambini, bambine e adolescenti nel nostro Paese. Per un bambino che nasce in Campania l'aspettativa di vita media è di 80,6 anni, ma la speranza di vita in buona salute nella regione è di 59,5 anni, con un divario di oltre 7 anni anni rispetto alla provincia di Bolzano che ha quella più alta in Italia (67,2).

Bambini non praticano sport, obesi e senza mensa scolastica

La Campania è la regione con la percentuale più alta di minori che non praticano mai sport, quasi uno su due (45,5%) e tra quelle con la percentuale più bassa di minori che lo praticano in maniera continuativa (28,6%), più di 1 bambino e adolescente su 3 è sovrappeso o obeso e in alcune province, come Napoli e Caserta, le mense scolastiche sono merce rara (16%). Solo il 3,1% dei bambini sotto i 3 anni, secondo dato più basso nel Paese, accede agli asili nido pubblici e convenzionati e il appena il 22,9% delle scuole è privo di barriere per alunni con disabilità motoria.

Rapporto Save the Children

I primi 1000 giorni

Le esperienze durante la gravidanza e fino ai due anni di vita influenzano lo stato di salute, l’apprendimento, così come il benessere sociale ed emotivo con effetti che durano per l’intera infanzia e fino all’adolescenza e all’età adulta. La maggior parte delle situazioni critiche in questa fase cruciale sembra essere legata alle difficoltà socioeconomiche dei genitori, con evidenti disuguaglianze territoriali e non solo. Tra il 2020 e il 2021, l’incidenza della povertà assoluta in Italia per le famiglie con 3 o più figli minorenni è aumentata dal 19,8 al 20,4%, raggiungendo un valore triplo rispetto alle famiglie con un solo figlio minorenne, e la Campania ha la percentuale più alta di minori in povertà relativa, 38,7%, ben al di sopra della media nazionale del 22%. Pesa anche il fattore legato alla cittadinanza: a livello nazionale il 16,3% delle donne partorienti senza cittadinanza italiana effettua meno di cinque visite mediche durante la gravidanza, contro il 3,8% delle donne italiane, spesso il primo controllo ginecologico avviene solo dopo la dodicesima settimana di gestazione (12,5% contro 3,8% per le italiane) e si effettua una sola ecografia ostetrica (3,8% contro 1%). In attesa dell’attuazione degli investimenti del PNRR per i servizi per la prima infanzia, in Italia solo il 13,7% dei bambini sotto i 3 anni accede agli asili nido pubblici e convenzionati - percentuale che scende al 3,1% in Campania, secondo dato più basso nel Paese, con una forbice che va dal 2,8% della Calabria al 28,4% dell’Emilia Romagna - e la spesa pro-capite dei Comuni per servizi alla prima infanzia si limita in media a 909 euro annui, ma in Campania si ferma a 249 euro annui. Le punte positive sono i 2.617 euro nella Provincia Autonoma di Trento o 1.996 in Emilia Romagna, ma al sud non supera i 600 euro e va dai 570 della Sardegna al picco negativo dei 110 euro della Calabria.

Salute e benessere tra i 3 e i 10 anni

È tra i 3 e i 10 anni che entra in gioco in modo prepotente l’effetto dell’ambiente che circonda i bambini. Se è sano o malato può fare una grande differenza. Per contrastare l’inquinamento cittadino ci vorrebbe il verde anche in città, ma se la media nei capoluoghi di provincia della Campania è solo di 14,3 metri quadrati per abitante, meno della metà dei 31 della media in Italia, in Puglia e Molise i metri quadrati si riducono a circa 10, e non si superano i 20 neanche in Sicilia, Liguria e Valle d’Aosta. In questa fascia d’età si manifestano anche Bisogni Educativi Speciali, legati a motivi fisici, biologici, fisiologici o anche psicologici e sociali, che secondo i dati ufficiali riguardano il 6,5% degli alunni della scuola primaria. Nel caso dei bambini con disabilità o limitazioni funzionali, il modello italiano di inclusione scolastica è tra i più avanzati al mondo, ma l’attuazione lascia a desiderare. In Campania, appena il 22,9% delle scuole è privo di barriere e accessibile per alunni con disabilità motoria, al di sotto di una media nazionale già bassa (32%), e si supera appena il 40% nelle due regioni più organizzate (Lombardia e Marche). Solo una scuola su 100, invece, è dotata di ausili per l’accessibilità degli alunni con cecità o ipovedenti. Nell’anno scolastico 2020/21 le alunne e gli alunni disabili nel sistema scolastico pubblico erano più di 268.000, il 3,6% di tutti gli studenti, ma gli insegnanti di sostegno erano 152 mila circa e un terzo non aveva una formazione specifica, il 20% era stato assegnato in ritardo.

Gli adolescenti in Italia

Gli adolescenti vivono la fase di transizione più delicata della vita, che la pandemia ha messo ancor più a dura prova. Secondo un recente studio svolto tra 30mila studenti delle scuole superiori e dell’università, nel nostro Paese più di 1 su 4 nei primi mesi del2022 ha avuto esperienze di disturbi alimentari (28%), il 15,5% atti di autolesionismo, il 10% ha fatto uso di droghe, il 12% di alcol in quantità eccessiva. In Italia  poi, i ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati tra il 2019 ed il 2021, e nel 2022 l’età di esordio di queste patologie è scesa a 11-13 anni: sono quasi tutte ragazze (il 90%) le ospiti di strutture pubbliche e private specializzate per la cura  dei disturbi dell’alimentazione, fino ad ora ne sono state censite 123 dell’ISS, di cui 61 al Nord, 23 al Centro e 39 nel Mezzogiorno (di cui 12 in Campania); le diagnosi più frequenti sono l’anoressia nervosa (36,2%), la bulimia nervosa (17,9%) e il disturbo di binge eating (12,4%). Anche l‘isolamento volontario riguarda un numero significativo di adolescenti. Al netto dei limiti imposti dalle restrizioni per il Covid19 e delle uscite per andare a scuola, il 5,6% degli studenti in Italia riferisce di non lasciare mai la propria casa o la propria stanza per attività extrascolastiche. Nel Paese poi, nel 2021, fumava circa un adolescente tra i 14 e i 19 anni su 10. Oltre mezzo milione di studenti (21%), sempre nel 2021, ha consumato bevande alcoliche fino al punto di barcollare, non riuscire a parlare correttamente, vomitare o dimenticare l’accaduto e per circa 15mila di loro è stato un comportamento frequente: per il 4,6% degli adolescenti che consumano alcol è una pratica comune bere almeno sei bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione (binge drinking). Allarmano le percentuali in crescita delle ragazze. Nello stesso anno in Italia sono circa 77 mila gli studenti fra i 15 e i 19 anni che hanno fatto uso di Nuove Sostanze Psicoattive (NPS). Tra le nuove forme di dipendenza, oltre 350mila studenti a livello nazionale hanno un profilo di rischio per l’uso di Internet, e sta crescendo sensibilmente il numero di vittime (46%) e persecutori (29%) del cyberbullismo, mentre la percentuale di chi presenta un elevato rischio di gaming problematico sfiora in Italia il 30%, ben sopra alla media europea (20%). Un tema sensibile per la salute degli adolescenti infine è quello dell’educazione sessuale. Nonostante l’OMS individui nell’educazione alla sessualità a scuola un fattore di protezione anche rispetto agli abusi sessuali, l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione europea (insieme a Bulgaria, Croazia, Lituania e Romania) nei quali questi corsi non sono obbligatori. Le disuguaglianze di genere contano anche nella fase adolescenziale. La possibilità di andare incontro a una pubertà precoce, ad esempio, è da 10 a 20 volte superiore nelle bambine, la celiachia o i disturbi alimentari hanno anch’essi una prevalenza femminile, mentre i disturbi dello spettro autistico sono 4 volte più frequenti nei maschi.

Le conseguenze della pandemia

Nella ripartizione dei fondi pubblici per la salute, in Italia, solo il 12% è impiegato nella prevenzione e nella medicina di base, che sono invece fondamentali per la salute dei bambini nel medio e lungo periodo. Nonostante il crollo demografico - con meno di 400mila bambini in media nati nel 2021 (7,7 il quoziente di bambini nati ogni 1000 abitanti in Campania, pari merito con Sicilia e Trento, solo Bolzano fa di più con 9,7) - mancano all’appello sui territori ben 1.400 pediatri di base e la media di bambini under 14 assistiti per pediatra è pari a 873 in Campania (883 la media nazionale che supera il limite massimo stabilito per legge di 800 assistiti) , mentre lo screening neonatale esclude ancora, in molte regioni, alcune malattie anche gravissime, che potrebbero essere diagnosticate precocemente. Nel biennio 2020-21, gli effetti della pandemia si sono fatti sentire fortemente. Per esempio, le vaccinazioni nei primi mesi di vita hanno subito una significativa riduzione, e si è verificata, tra il resto, una contrazione drastica delle diagnosi di tumore pediatrico che si sono ridotte del 33% nel 2020. Già prima del Covid19, il numero dei consultori familiari si era andato assottigliando. Tra il 2014 e il 2020, in Italia c’è stata una riduzione diffusa di oltre il 6% del numero di centri attivi e nel biennio 2018-19, in Campania, con solo 140 consultori presenti, la media di utenti per singola struttura era di 41.547 persone, molto al di sopra dei 32.325 della media nazionale, oltre il doppio dei 20.000 stabiliti dalla legge (34/1996). Gli effetti peggiorativi della pandemia sono evidenti anche nel crescente disagio mentale di preadolescenti e adolescenti. In 9 regioni italiane oggetto di monitoraggio,  i ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile sono cresciuti in media del 39,5% tra il 2019 e il 2021 (prime due cause, psicosi e disturbi del comportamento alimentare), mentre in tutto il Paese si contano solo 394 posti letto in degenza in questi reparti, soltanto 14 quelli in Campania. Ci sono regioni che non ne hanno neanche uno, come Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta, in Lombardia sono 100.

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