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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Millepiani, 'A platone preferiamo Machiavelli...'

Caserta - "Io dico che coloro che dannono i tumulti intra i Nobili e la Plebe, mipare che biasimino quelle cose che furono prima causa del tenere liberaRoma; e che considerino più a' romori ed alle grida che di tali tumultinascevano, che a' buoni...

"Io dico che coloro che dannono i tumulti intra i Nobili e la Plebe, mipare che biasimino quelle cose che furono prima causa del tenere liberaRoma; e che considerino più a' romori ed alle grida che di tali tumultinascevano, che a' buoni effetti che quelli partorivano; e che e' nonconsiderino come e' sono in ogni republica due umori diversi, quello delpopolo, e quello de' grandi; e come tutte le leggi che si fanno in favoredella libertà, nascano dalla disunione loro, come facilmente si puòvedere essere seguito in Roma"(N. Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio)Cerco in poche righe di analizzare quello che è successo in questi ultimigiorni non solo e non tanto per raccontare gli eventi che si sonosusseguiti, quanto per scorgere in essi una trama complessiva che sembraaprire un solco profondo, una voragine, tra noi e la nostra esperienzapassata. Gli eventi di questi giorni vanno capiti e letti perchè in essisono virtualmente presenti elementi molecolari dei tanti "possibili" che ciattendono da qui ai prossimi mesi. Uno degli aspetti più interessanti cheva colto tra le coltri di fumo che annebbiano la vista tra gli eventi diquesti giorni, è stato la gioiosa rivendicazione di autonomia delLaboratorio Millepiani nella gestione della vertenza. Chi ci conosce, chiha vissuto le diverse esperienze di occupazione e di resistenza di questianni intorno alla difesa del nostro percorso sociale e politico, sa cheabbiamo sempre costruito le nostre vertenze usando il filtro diRifondazione Comunista. Dicevamo di utilizzare il partito non come forma dirappresentanza, ma come "struttura di servizio" per le lotte e per levertenze. Questo discorso ha funzionato fin quando Rifondazione eraall'opposizione, cioè fin quando essa non ha assunto incarichi eresponsabilità di governo. Da quando Rifondazione è entrata nella giuntadi Petteruti è stato evidente a tutti/e noi che la possibilità diutilizzo del partito come strumento di servizio era saltato e che larappresentanza riguadagnava terreno sul piano del controllo e dellanormalizzazione delle nostre vertenze. E' noto a tutti che alle scorseelezioni comunali il laboratorio millepiani propose una candidaturaindipendente - quella del sottoscritto - dentro Rifondazione proprio perevitare di cadere nel macinatoio della rappresentanza e per tentare dicostruire una relazione con l'amministrazione comunale non mediata dalleforme parassitarie di delega in bianco a funzioni di governo. Tutto questonella convinzione che tutte le vertenze sociali (dagli spazi sociali, alMacrico, al diritto all'abitare), avessero bisogno di ripercuotersi suinessi amministrativi senza mediazioni: non a caso parlammo all'epoca di un'"incursione", ovvero di un'esperienza a cui si dava vita per difenderel'autonomia dei movimenti cittadini, piuttosto che per delegarne la potenzaespressiva. A conti fatti, quell'intuizione risultava corretta anche sesconfitta sul piano elettorale. Cosa ci consegna l'esperienza di questigiorni ? Innanzitutto l'essere riusciti a rifiutare e a far saltare lamediazione di partito e a costruire una relazione diretta con il Sindaco.Infatti, la prima cosa che abbiamo sottolineato nell'incontro pubblico conPetteruti è stato il nostro rifiuto ad avere intermediari nella relazionecon l'amministrazione comunale. Abbiamo detto cioè che nessuno è deputatoa trattare per conto nostro le vertenze sociali che poniamo in essere incittà! E' stato su questo preciso punto che la mobilitazione si ècostruita in questi giorni ed è stato per questo motivo che il fatto cheil Sindaco abbia dichiarato nell'incontro di avere sempre avuto a portatadi mano la soluzione al problema di uno spazio sociale per il LaboratorioSociale Millepiani, non aveva alcun senso che ci interessasse. Leiniziative di questi giorni andavano nella direzione di rifiutare lariduzione della vertenza a mero "problema tecnico" da risolvere con unalettera inviata da un dirigente. La nostra vertenza sugli spazi sociali nonè mai stata orientata a strappare un buco al Comune per la sede diun'associazione pur di non pagarne l'affitto, quanto a costruire unapossibilità concreta di utilizzo sociale del patrimonio pubblico comunale.Letti in questi termini gli eventi dei giorni scorsi assumono tuttaun'altra luce ed è per questo che Gianluigi Guarino, nel suo editoriale su"Caserta c'è" sbaglia di grosso(https://www.casertace.it/home.asp?ultime_news_id=3304). Sbaglia perchè nonha capito nulla del ruolo che ha avuto rifondazione e nell'interpretarecome una normalizzazione il successo della vertenza. Rifondazione haassunto fin dall'inizio un ruolo assolutamente ambiguo: da un lato mandavai suoi rappresentanti istituzionali a trattare per conto di Petteruti una"resa senza condizioni" - chiedendoci per conto di Petteruti di ritirare ilpresidio come "condizione" per discutere -, dall'altro reggeva lo scontrocon il Sindaco utilizzando la direzione politica provinciale. Prestandosi aquesto gioco Rifondazione si è trovata in mezzo alle forche caudine: da unlato si è fatta utilizzare da Petteruti come strumento per tenere a bada"i giovani turbolenti", dall'altro ha trovato chi ha rispedito al mittentei tentativi di mediazione che non fossero costruiti direttamente dalLaboratorio attraverso le iniziative di lotta e l'allargamento dellapartecipazione. Mi sento di dire che sebbene io nutra stima personale perGiosuè Bove - perché pochi segretari di partito si farebbero svegliarealle 2 di notte per correre sul posto mentre è in corso uno sgombero conla forza pubblica - e per tutti/e quei/quelle compagni/e di rifondazioneche ancora stanno nelle lotte sociali per incoraggiarle e sostenerle,dall'altro lato so bene che la presenza in giunta di Rifondazione oltre anon condizionare un bel niente, assolve proprio a questo compito: quello ditenere buoni i movimenti sociali affinché le istanze affermate da questiultimi rientrino nel solco normalizzante della rappresentanza politica. E'per questi motivi che stavolta le cose sono andate diversamente ed è statoforse anche per questo che per la prima volta a Caserta la Questura hadeciso autonomamente - appellandosi al decreto Maroni - di interveniretempestivamente e in pompa magna per sgomberare l'occupazione simbolica eil presidio pacifico della ex scuola elementare in via Giulia, utilizzandoben 17 volanti della polizia, 4 dei carabinieri e 2 della DIGOS! Il segnaledatoci dalla Questura e dal governo non è stato dei più rassicuranti,perché il messaggio scritto in codice sui manganelli era: attenti adalzare troppo la testa! Prima questione dunque, autonomia: nessuno cirappresenta nella giunta e nel consiglio comunale, quindi i problemi cheponiamo si trattano direttamente con noi. Seconda questione: ilpaternalismo di Petteruti. A nessuno sarà sfuggito che i toni usati daPetteruti nell'incontro erano esattamente indirizzati a spoliticizzare lanostra iniziativa e a farci passare come "giovani che non sanno ciò chefanno"; di qui la ramanzina, Platone e quant'altro. Ma l'invito che rivolgoè quello di cogliere non tanto le "chiacchiere" da salotto, quantol'evento complessivo: nei fatti noi siamo arrivati a quel tavolo dopo averfatto un presidio e un'occupazione simbolica, dopo aver subito uno sgomberoe dopo aver denunciato pubblicamente l'arroganza del Sindaco a nonriceverci. Poi ciascuno può sentirsi liberamente in diritto di esprimeregiudizi morali e di fare paternali: la cosa importante è che noi siamoandati quel tavolo consapevoli di quello che siamo e di ciò che intendiamocostruire in questa città: democrazia, autogoveno e partecipazione. Pernoi, la "convenzione" con il Comune è davvero il risultato piùinteressante di questa lotta: essa evidenzia il fatto di esserericonosciuti come soggetti sociali autorganizzati capaci di incidere sulledecisioni di governo. Questo conta e il resto sono chiacchiere. Ciò checonta è che dopo cinque anni usciamo dall'emergenza, dal sentirci semprein bilico perchè di fatto sempre abusivi, vivendo i nostri spazi semprecome se da un momento all'altro dovessimo lasciarli per chissà quale altradestinazione. E' questa la fase nuova che si apre, di cui parlavamo nelcomunicato stampa seguito all'incontro con il Sindaco: basta dover sempredimostrare la qualità sociale e aggregativa delle nostre iniziative, bastadover sempre cominciare da capo ogni volta che veniamo sgomberati da unospazio! Provate voi a fare iniziative e a legare le vostre relazionisociali, di amicizia e di amore, ad un luogo che prima o poi vi verràtolto con la forza! Guai quindi a chi si illude che con la convenzione ilLaboratorio Sociale Millepiani sarà "normalizzato": al contrario, noipensiamo che adesso le nostre iniziative, le nostre lotte, le nostrevertenze sociali avranno più forza, maggior capacità di esprimersi e dinon farsi rappresentare da partiti di "sinistra" che utilizzano questaparola molto spesso per coprire magagne. Forse è anche per questo che laparola "sinistra", non vuol dire più nulla. Sono comunità, quelle dipartito, unite solo dal collante della spartizione di poltrone. Serifondazione uscisse dalle giunte, infatti, probabilmente non esisterebbepiù (almeno fin quando continuerà a legare la propria iniziativa politicaesclusivamente alla rappresentanza istituzionale). Le nostre sono alcontrario comunità elettive, che si scelgono perchè ci si lega inamicizia e si condivide un progetto di trasformazione della città.Un'ultima questione e concludo, Sia detto chiaramente che seppurprediligiamo l'azione politica extra-istituzionale e l'autonomia deimovimenti, non abbiamo alcun problema a riconoscere i meriti diun'amministrazione comunale quando agisce in sinergia con le lotte, comesulla questione di P.co Primavera. Ripartire per noi significa segnare comepiccole vittorie - ma significative - la vertenza del Laboratorio per glispazi sociali e quella di p.co Primavera per il diritto all'abitare,evidenziarli come sintomi sociali e politici del fatto che la relazioneconflittuale con i nessi istituzionali, quando si fluidifica, consente diottenere risultati importanti. Sarebbe miope vedere nella delibera su P.coPrimavera approvata dal consiglio comunale solo il risultato di un'azioneamministrativa, senza l'elemento di pressione esercitato attraverso azionidi lotta e di resistenza agli sfratti messi in piedi da noi e dagliinquilini in questi mesi. Non abbiamo difficoltà quindi a dire BENECOMUNE! quando esso agisce in sinergia con le istanze sociali; e lofacciamo sapendo che nuove vertenze e nuove lotte riprenderanno da puntipiù avanzati. Come sulla questione Macrico, che vedrà nei prossimi mesi -ne siamo sicuri - una ripresa dell'azione politica di movimento di fronteal nefasto progetto che ha in testa l'amministrazione comunale. Per finire,su Platone. Platone è simbolo di uno rapporto politico autoritario epaternalistico. Platone è l'ordine contro il conflitto. Per questo aPlatone preferiamo il Machiavelli dei Discorsi - e non quello del Principe- il quale, descrivendo i motivi per cui la repubblica romana seppeconservare ed espandere le libertà democratiche, cita la funzione positivadei "tumulti" - e quindi del conflitto - tra i due "umori" che compongonolo Stato, quello "del popolo e quello de' grandi". E' appunto dall'urto traquesti due umori che si garantisce ed espande la libertà.

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