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Presto un nuovo Manuale Cencelli

Salerno - “Presto un nuovo Manuale Cencelli. Dopo il primo, che ha contribuito a disegnare la distribuzione del potere politico della Prima Repubblica, ora occorre analizzare anche la Seconda Repubblica. Sono però indeciso se rivedere il lavoro...

“Presto un nuovo Manuale Cencelli. Dopo il primo, che ha contribuito a disegnare la distribuzione del potere politico della Prima Repubblica, ora occorre analizzare anche la Seconda Repubblica. Sono però indeciso se rivedere il lavoro originario e riadattarlo o scrivere un “nuovissimo Cencelli”. In ogni caso, sicuramente non sarà solo una raccolta di conti”. Lo ha annunciato Massimiliano Cencelli, l’inventore del famoso metodo che a lui deve il nome, ieri sera, al Grand Hotel Salerno, dove è stato ospite del Rotary Club di Salerno, presieduto da Giuseppe Blasi. Cencelli si è soffermato su aneddoti, ricordi, testimonianze di quarant’anni di storia politica italiana, ripercorrendone i tratti principali.
Per manuale Cencelli s’intende una formula algebrico-deterministica per regolare la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale di ogni singolo partito o corrente politica. E, se per lo stesso ideatore, rappresenta solo “un metodo semplice per evitare lo sbranamento”, questa formula è andata, invece, ben oltre la regolamentazione della politica. “Tanto che – ricorda Cencelli – incontrai, dopo l’ultimo conclave, un cardinale il quale mi disse anche lì avevano adoperato il “manuale”, così come, proprio due giorni fa, in relazione al Festival di Sanremo, qualcuno ha avanzato l’ipotesi di applicarlo”. Ma tante altre potrebbero essere le curiosità.
Come quando Silvio Berlusconi ricevette, a Palazzo Chigi, Massimiliano Cencelli. “Ricordo che l’ex premier mi accolse in tuta blu circondato di una miriade di rose rosse e si complimentò con me per il bel codice che mio padre aveva scritto. Feci notare che l’autore non era mio padre, bensì io e fu poi Gianni Letta a correggerlo sul fatto che “non è un codice, ma un manuale”. E poi, ancora, ripenso a Pandolfi il quale mi disse, tempo fa, che perse Palazzo Chigi per colpa mia. Stava infatti andando da Pertini per sciogliere positivamente la riserva, ma i conti non gli tornarono e nel tragitto decise di rinunciare”.
Il manuale, di cui ha voluto una copia anche l’attuale presidente di Malta, è nato da un’intuizione. “Nel 1967 Sarti, con Cossiga e Taviani, fondò al congresso di Milano la corrente dei “pontieri”, che – ricorda Cencelli - Taviani scherzosamente definiva “la corrente dei poveri, dati i pochi mezzi a disposizione”. Ottenemmo l’11% e si dovevano decidere gli incarichi in direzione. Allora pensai: comportiamoci come se si fa nel consiglio di amministrazione di una società, dove gli incarichi vengono divisi in base alle azioni possedute. Sarti mi propose di lavorarci su ed ecco che nacque il mio manuale”.
“Dalla Democrazia Cristiana, comunque – sottolinea – non ho ricevuto nulla. Quello che ho fatto è stato solo frutto di mie convinzioni politiche e non per interessi. Basti pensare che non ho mai ricevuto alcun consiglio di amministrazione. Mi sono avvicinato alla Dc poco più che ragazzino. Prima della maggiore età non ci si poteva iscrivere alle sezioni, ed invece, appena sedicenne, Alcide De Gasperi in persona mi firmò la tessera. Quella Dc, però, ormai non esiste più. Ha avuto ragione di esistere fino alla caduta del muro di Berlino. Dopo quel momento i cattolici si sono sparpagliati. Quelli che oggi si fregiano dello scudo crociato mi fanno ridere. Mi chiedo: dove sono quelli che dicono di essere democristiani quando, ogni anno, si celebra una messa commemorativa nella Basilica di San Lorenzo a Roma per De Gasperi? Che democristiani sono quelli?”
Ripensando, infine agli anni della stesura del manuale dichiara che “prima esisteva un’idea della politica ben diversa da oggi. Un tempo, per arrivare a fare il deputato la trafila era lunga, ci si doveva preparare. Oggi, invece, si raccoglie qualcuno per strada e lo si fa ministro. E’ assurdo, ma il manuale Cencelli non ha colpe. L’unica causa di tutto ciò è la degenerazione politica”.
Ma Cencelli ci tiene a sottolineare che nella vita non ha realizzato solo il suo manuale, bensì, tra le altre cose, ha inventato le olimpiadi dei paraplegici. “Si scoprì – conclude – che lo sport aveva su di essi effetti positivi per la salute ed è per questo che, insieme ad altre quattro persone che come me credevano in questa iniziativa, li portavamo in giro in tutto il mondo, affinché potessero partecipare alle Olimpiadi”.

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