rotate-mobile
Attualità Castel Volturno

Il maresciallo vuole incontrare Papa Francesco. “Solo grazie alla fede ho evitato il suicidio”

La lettera di Bolognesi, il carabiniere finito in carcere e poi assolto dopo 14 anni per le accuse di un killer dei Casalesi

Il maresciallo Alfonso Bolognesi vuole incontrare Papa Francesco. Ed ha scritto una lettera al ‘vescovo di Roma’ per chiedere un’udienza privata. Nelle righe il carabiniere racconta la sua terribile vicenda giudiziaria, che lo ha visto finire in carcere e poi essere assolto dopo ben 14 anni. Il tutto perché considerato un “infedele” dopo le accuse che gli erano state rivolte da un killer del clan dei Casalesi.

La lettera inviata a Papa Francesco.

Santo Padre, sono Alfonso Bolognesi. Sono cattolico praticante, coniugato con due figli, oggi maggiorenni,  che vivono in famiglia con me e mia moglie Nadia.

Mi rivolgo a Lei,  Sua Santità, per chiederLe di esaminare la possibilità di essere umilmente ricevuto da Lei, Santo Padre in udienza privata oppure a Santa Marta e ricevere la Sua Apostolica Benedizione per poter superare il grave stato di travaglio interiore che ho dovuto subire e di cui ancora oggi porto i segni fisici e psicologici indelebili del mio vissuto.

Se Lei, Santità, volesse benevolmente accogliere la mia umile preghiera desidererei essere accompagnato in udienza da Lei dal mio fraterno amico Raffaele Gaetano Crisileo, avvocato penalista, anche lui cattolico praticante, che in questi 14 anni di calvario, che io ho tristemente patito,  mi é stato sempre vicino umanamente e professionalmente senza mai abbandonarmi.

A Lei, Santità, mi permetto di riassumere  brevemente la vicenda giudiziaria che mi ha travolto la vita e sconvolto nel più profondo.

A 45 anni (nel 2008) mentre ero nel pieno della mia carriera e delle mie responsabilità di Maresciallo Capo dei Carabinieri, Comandante della Stazione Carabinieri di Castel Volturno Pinetamare (Caserta), mi è crollato il mondo addosso.

Io, Comandante di un Reparto in una zona  caldissima della Provincia di Caserta, tristemente chiamata “Terra dei fuochi”, dove nei miei 11 anni di comando, avevo contrastato la criminalità  comune e organizzata, nella serata del 28 ottobre 2008 inopinatamente venivo tratto in arresto.

La Procura della Repubblica di Napoli mi arrestava e mi portava in carcere sulla base di testimonianze “per sentito dire” di un killer di camorra, diventato, solo dopo il suo arresto, collaboratore di giustizia, autore di  omicidi, tra i quali quello di cinque giovani  africani, accaduto a Castel Volturno località Pinetamare il 18 gennaio 2008 , chiamata  la strage di San Gennaro.

Era lui (quel killer) che mi accusava solo per mera vendetta, come é stato in seguito dimostrato, in quanto io, grazie alla mia attività investigativa, fornivo ai miei Superiori informazioni utili per la scoperta del covo dove gli autori della strage ( insieme a lui ) si nascondevano da latitanti.

Dopo aver subito un complesso iter giudiziario (ben cinque gradi di giudizio), io venivo  condannato in via definitivo a quattro anni di carcere con l’accusa di collusione per aver agevolato la camorra.

In silenzio, senza perdere la fede in Cristo e affidandomi alla Madonna, per sopportare l’ingiustizia che subivo e perdonare chi mi aveva causato tanto dolore, lasciando mia moglie e i miei due figli, ospiti nell’abitazione di mio fratello, mi consegnavo, accompagnato dal mio amico legale Crisileo, spontaneamente al Carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), per dare inizio all’esecuzione della pena.

Trascorsi quasi quattro anni in quel penitenziario, venivo anche degradato, congedato e perdevo lo status di militare. Ma io ero innocente!

Solo grazie alla fede di umile cristiano, sono riuscito a superare quei tristi e dolorosi momenti evitando di suicidarmi. Ci sono voluti quattordici anni perché la  verità emergesse in sede revisione del processo dinnanzi alla Corte di Appello di Roma che sentenziava in modo definitivo la mia innocenza,  cancellando cosi le sentenze di condanna e mi riabilitava alla vita civile e militare.

Sono stato vittima di un eclatante e grave errore giudiziario che ha rovinato la mia esistenza e quella della mia famiglia. Dopo 14 anni, precisamente il 24 maggio 2022, sono stato riammesso in servizio, reintegrato nel grado di Maresciallo Capo dei Carabinieri e destinato al Comando Provinciale Carabinieri di Salerno.

Purtroppo il tempo non si è fermato e oggi ho 59 anni e il prossimo 4 febbraio 2023 raggiungerò i sessant’anni  e dovrò, mio malgrado, lasciare il servizio attivo per raggiunti limiti di età.

In questi mesi sono stato invitato nel programma televisivo  nazionale, su Rai 1, condotto da Salvo Sottile ( I Fatti Vostri ) dove ho partecipato  - con il mio amico Raffaele Gaetano Crisileo di Santa Maria Capua Vetere e ho pubblicamente perdonato chi mi ha rovinato la vita e chi ha commesso errori ai miei danni

Ora Raffaele Crisileo, che ha vissuto giorno per giorno la mia triste vicenda, ha scritto un libro dal titolo “Vittima Innocente (il caso di Alfonso Bolognesi)” riportando dei passi contenuti in un diario da me scritto durante il periodo in cui sono stato in carcerazione.

A Lei, Santità, unitamente al mio amico  Raffaele vorrei consegnare la copia di questo libro e ricevere la Sua Benedizione Apostolica essendo noi suoi servi umili e obbedienti. Ho l’onore (anzi io e il mio amico Raffaele abbiamo l’onore)  di professarci, con profondo rispetto, servi umili e obbedienti di Sua Santità e verso Santa Romana Chiesa. Con devozione verso di Lei, Santo Padre, sottoscrivendo la presente accorata preghiera, mi firmo: Alfonso Bolognesi”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il maresciallo vuole incontrare Papa Francesco. “Solo grazie alla fede ho evitato il suicidio”

CasertaNews è in caricamento