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Rifiuti: dimissioni di Bassolino? Ma si e' gia' dimesso...

Macerata Campania - Ci piace raccontare i fatti perchè ci danno la possibilità di capire meglio le cose. Ci piacciono i fatti perchè sono alla base di qualsiasi tipo di opinione. Come dice spesso Marco Travaglio i nostri media oggi confondono le...

Ci piace raccontare i fatti perchè ci danno la possibilità di capire meglio le cose. Ci piacciono i fatti perchè sono alla base di qualsiasi tipo di opinione. Come dice spesso Marco Travaglio i nostri media oggi confondono le opinioni con i fatti.
In queste ore drammatiche che la Campania sta vivendo per via dell'emergenza rifiuti, viene fuori la ricerca spasmodica di un capro espiatorio a cui dare tutte le colpe. Il "capro" individuato è il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino. "E' lui il responsabile del disastro", si dice, e quindi si deve dimettere. Ma Bassolino si è già dimesso. Lo ha fatto 4 anni fa, nel febbraio del 2004 si dimise da commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Lo aveva nominato 3 anni e mezzo prima il Governo presieduto da Silvio Berlusconi. Dopo di che si sono succeduti in ordine di tempo: il Prefetto Corrado Catenacci, il Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso ed il Prefetto Pansa.
Quindi Bassolino si è già dimesso da quell'incarico che gli dava competenze e responsabilità dirette sull'emergenza rifiuti. Ora a lui si chiede di dimettersi da Governatore della Regione Campania, carica per cui è stato eletto (rieletto) direttamente dal popolo nel 2005 con il 61,6% dei voti. Il giudizio politico per una carica elettiva e le eventuali dimissioni, in un paese normale, deve riguardare le responsabilità istituzionali che quella carica riveste e l'emergenza rifiuti non fa parte di queste.
Appare quindi molto palese che il tentativo che il centrodestra (tutto) sta ponendo in essere e quello di buttare giù con "la monnezza" un rivale politico che non si riesce a battere con gli strumenti "ordinari" della dialettica politica.

Il mea culpa di ambientalisti e vescovi, mancano all'appello i comunisti

Nella sua lettera di due giorni fa indirizzata a Repubblica il presidente Bassolino scrive: "Sono riuscito a far costruire, tra mille opposizioni e proteste, i 7 impianti per produrre il Cdr (Combustibile derivato dai rifiuti). Per aprire il cantiere di Acerra ho dovuto fare i conti con ostacoli di ogni tipo e violente contestazioni. C'erano comitati civici, ambientalisti fondamentalisti, vescovi che predicavano contro i rifiuti-demonio, disoccupati organizzati, esponenti del centrodestra e del centrosinistra che si mettevano a capo dei cortei a caccia di consenso."
Oggi leggiamo le dichiarazioni del vescovo di Caserta Nogaro che, riferendosi ai termovalorizzatori, ammette che "la Chiesa è intervenuta in modo improprio tante volte, ovviamente senza immaginare di peggiorare le cose''.
Contemporaneamente una parte importante dell'ambientalismo italiano (Legambiente Nazionale) in un comunicato dice: "Siamo convinti che in Campania vada fatto un inceneritore, ma siamo altrettanto convinti che la gestione integrata dei rifiuti vada fatta partendo dalla raccolta differenziata".
Ancora, il Ministro Pecoraro Scanio nel suo blog dice: "Io ho perfino dovuto firmare la Valutazione di Impatto Ambientale per il termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa, e l'ho fatto perchè rispetto ai rifiuti per strada per me è prioritario il dovere di risolvere quel problema. E poi "Come Ministero dell'Ambiente ribadiamo le nostre priorità: raccolta differenziata, riduzione e impianti nuovi che non siano i vecchi inceneritori".
Insomma una mezza ammissione di corresponsabilità per una battaglia ideologica che ha portato al disastro di oggi in Campania.
Nessun mea culpa, invece, da parte di Rifondazione Comunista che nel 2004, capeggiando le rivolte ad Acerra (Marletta è divenuto anche sindaco della città) arrivò persino a ritirare il suo assessore in giunta regionale, Vincenzo Aita, pur di costringere Bassolino a fermare la costruzione del termovalorizzatore.

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