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Giovedì, 18 Aprile 2024
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La Serie C può ripartire, Ghirelli e i club minacciano lo sciopero

Oggi in conferenza stampa il presidente Giuseppe D’Agostino illustrerà la posizione della Casertana

Come ampiamente prevedibile le decisioni del Consiglio Federale della FIGC ha provocato una vistosa spaccatura nel mondo de calcio e le vivaci reazioni dei presidenti di Lega Pro che non più tardi di 15 giorni fa avevano approvato in assemblea la determinazione di interrompere qui il campionato di terza serie. Gravina ieri ha ribaltato tutto dicendo che il calcio professionistico deve riprendere, non facendo distinzioni praticamente tra Serie A, B e C che pur presentando esigenze e risorse impari comunque fanno parte di una unica fattispecie e se ci sono le condizioni (quelle dettate dai business) per mandare in campo la massima serie, allo stesso modo possono riprendere i campionati leggermente inferiori. Ed ancora, il Consiglio Federale ha inteso recepire le istanze di quelle società di Serie C (almeno otto) che vedendo vanificati gli sforzi economici profusi per approdare in cadetteria, avevano chiesto a viva voce la disputa almeno dei play off per stabilire sul campo la squadra da affiancare alle leader dei tre gironi che l’assemblea di Lega aveva blindato per la promozione. E così Ghirelli ha inteso che se ci sono i presupposti per dar luogo alla post season, le stesse motivazioni possono adeguatamente soddisfare le esigenze di un ritorno in campo per tutte le squadre. Incurante del fatto che le risorse disponibili per i club di Serie A (ma anche in parte della B) non sono assolutamente avvicinabili a quelle di Serie C, dove alle volte solo la passione e le aziende private dei presidenti danno linfa necessaria per far rotolare il pallone. Di qui la profonda spaccatura creata tra la Federazione e la Lega Pro, che annuncia azioni clamorose se non vede rispettate le volontà esplicitate lo scorso 7 maggio.

Ad innescare la miccia, logicamente il presidente di Lega Ghirelli che non ha affatto digerito il deliberato del Consiglio Federale. In una dichiarazione ufficiale diramata subito dopo la riunione il presidente della Lega Pro ha affermato che la decisione assunta a suo tempo dall’organismo da lui presieduta era dettata da evidenti motivazioni a salvaguardia della tutela della salute (fisica ed economica) dei soggetti da lui rappresentati. I sessanta medici delle società di competenza hanno categoricamente escluso la possibilità di un ritorno in campo senza rischi per gli atleti e gli addetti ai lavori; la quasi totalità dei presidenti hanno candidamente dichiarato che non ci sono energie economiche sufficienti per fronteggiare il protocollo predisposto dalla commissione tecnico-scientifica interpellata dal governo; inoltre c’è la presa di posizione della gran parte della tifoseria che non accetta nel modo più assoluto la ripresa delle attività con gli spalti vuoti e con l’assenza di pubblico. Tutti elementi questi che hanno indotto i patron della quasi totalità delle società ad annunciare azioni clamorose, forse sfociabili anche nello sciopero, per salvaguardare i propri interessi e quelli dei dipendenti e tesserati. Pare che sia nato anche un gruppo whatsApp per concordare tra di loro una linea comune da seguire.

Alle nostre latitudini (leggi F.C. Casertana) c’è da registrare che oggi il presidente D’Agostino parlerà ai tifosi dopo un lungo periodo di silenzio. Lo farà attraverso il sito web della società e c’è molta attesa per quello che vorrà dire. L’appuntamento era stato programmato già nei giorni scorsi e pertanto è lecito attendersi motivazioni imprescindibili dalle decisioni scaturite ieri in Via Allegri. A meno che il massimo dirigente rossoblù non abbia avuto in anticipo qualche indiscrezioni circa la volontà di Gravina e soci e vuole – a Consiglio Federale maturato – esplicitare le sue intenzioni. Certo è che la matassa risulta tuttora ingarbugliata e probabilmente solo la decisione finale, che spetta al ministro Spadafora, potrà mettere fine alla querelle che in ogni caso seminerà scontenti e malumori, in un mondo come quello del calcio che già di suo ha molti motivi per vivere un clima niente affatto sereno.

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