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Gioco, ansia e fiducia: i problemi di una Casertana che non riesce ad ingranare

Le due trasferte con sconfitte (inattese) di Rieti e Bisceglie aprono ragionamenti su alcuni nodi da affrontare. Sabato col Catanzaro c'è bisogno già di una volta

La seconda sconfitta consecutiva della Casertana in quel di Bisceglie ha palesato diversi problemi, in parte inattesi, per la corazzata costruita dal presidente D’Agostino per conquistare la promozione in Serie B. Ne abbiamo evidenziati 5, quelli sicuramente più evidenti, sui quali c’è assolutamente da riflettere ed intervenire.

La condizione fisica. Manca il ritmo partita e questo è palese, ma soprattutto manca la forza nelle gambe per pressare gli avversari e chiuderli nella loro area di rigore, come una grande squadra dovrebbe fare contro squadre di livello chiaramente inferiore. Un problema sicuramente fisico, ma che potrebbe nascondere anche qualche “atteggiamento mentale” da modificare. La squadra è forte, ma va dimostrato in campo.

Il gioco. Qualche campanello d’allarme si era avuto già a Rieti, mascherato però dagli episodi (vedi l’espulsione di Blondett ed i due rigori) che sicuramente hanno influito sulla gara. Ma a Bisceglie, purtroppo, la situazione si è ripetuta. La Casertana non riesce ad esprimere un gioco lineare, che non sia palla lunga per la spizzata di Castaldo. Che pure ci prova a lottare, ma di palloni buoni non né arrivano (sul rigore lo giustifichiamo, perché quelli si possono sbagliare). Urge, però, un cambio di rotta e, soprattutto, bisogna iniziare a vedere qualcosa in campo che dimostri che la squadra ha un’idea su come arrivare alla finalizzazione.

Il modulo. Qui si entra nel ‘tecnico’ e ci andiamo coi piedi di piombo. Ma forse continuare con una difesa a 3, senza avere a destra un “vero esterno” a tutta fascia che potrebbe aiutare nella costruzione del gioco, dovrebbe forse aiutare ad una riflessione per sfruttare le qualità degli uomini attualmente in rosa e disponibili.

L’ansia. Giocatori esperti ce ne sono, eppure in campo si nota una sorta di “ansia da prestazione”. La squadra va sotto di un gol e si inizia a giocare “senza testa”, con tanta rabbia in corpo (e tanti falli a volte evitabili). Come se pesasse quel marchio di “corazzata” che è stato affibbiato ai falchetti dopo la campagna acquisti estiva del presidente.

La fiducia (in primis dei tifosi). Il gesto di abbandonare lo stadio ben prima della fine della partita da parte di quel centinaio di tifosi che si sono sobbarcati la trasferta infrasettimanale è un segnale da non sottovalutare. Questa squadra aveva grande fiducia da parte di tutto l’ambiente, ma, ad oggi, non è riuscita a dare risposte concrete. Urge un cambio di rotta immediato, anche perché sabato c’è il Catanzaro e non si può più sbagliare.

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