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Il 'Processo a Pinocchio' in diretta Rai: gli studenti diventano attori per un giorno

Il testo firmato da Emilia Narciso approda alla Camera dei Deputati

Il gioco è il metodo migliore per insegnare ai bambini. Ed allora perché non giocare insegnando loro i propri diritti? Semplice a dirsi, un po’ più complicato realizzarlo. Fin quando il lavoro congiunto di un’avvocatessa che per anni ha combattuto per l’infanzia e la passione degli ‘attori’ di scuola di Trentola Ducenta sono riusciti a realizzare un testo che ha fatto centro. E’ nato così ‘Processo a Pinocchio, il testo firmato da Emilia Narciso, avvocatessa di Aversa e per anni alla guida del comitato provinciale Unicef Caserta, oggi guidato da Cecilia Amodio. Realizzato grazie alla proficua collaborazione con la scuola media Don Bosco di Trentola Ducenta. Un connubio che ha già conquistato buona parte dell’Italia e che ha permesso a diverse scuole casertane di ricevere la medaglia d’oro della Camera dei Deputati. E che lunedì pomeriggio sarà trasmesso in diretta su Rai 3 proprio da Montecitorio (ore 15,30), con la conduzione di Gepi Cucciari, alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico, della vice presidente Mara Carfagna e del presidente di Unicef Italia Francesco Samengo.

Il ‘Processo a Pinocchio’, liberamente ispirato al romanzo di Collodi, è un viaggio dei bambini e dei ragazzi all’interno della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Un Giudice affiancato da una Giuria Popolare, un determinato pubblico ministero ed un sapiente avvocato difensore, portano Pinocchio alla sbarra per aver marinato la scuola e aver preferito ad essa il Paese dei Balocchi, insieme a testimoni chiave come la Maestra, Mastro Geppetto e perfino Mangiafuoco con la Fata Turchina. Attraverso la vicenda di Pinocchio e le sue marachellate, il Tribunale dei piccoli si interroga sui diritti dell’infanzia - concessi o negati - e sui relativi doveri a questi connessi. Il diritto allo studio e al gioco, da un lato. Il dovere di impegnarsi a scuola. Il diritto all’ascolto, a vivere in un luogo sicuro, il diritto di non discriminazione e il divieto di lavoro minorile e nel contempo il dovere di provare ad essere un bambino coscenzioso e attento, per essere, un domani, un cittadino consapevole.  Il “processo” si conclude, quindi, con un monito agli adulti, un invito ad essere “più attenti ai bisogni dei bambini. In qualunque parte del mondo. Perché ogni bambino è un bambino”. 

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