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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Acquedotto Carolino: la storia dell'opera pubblica più importante del XVIII secolo

Annessi all'acquedotto, i Ponti della Valle, altra opera monumentale: il più lungo ponte d'Europa del Settecento

L’Acquedotto Carolino è stata una delle opere di maggior interesse architettonico e ingegneristico del XVIII secolo, tanto da aver richiamato su di sé, nei suoi intensi 16 anni  di realizzazione, l’attenzione dell’intera Europa e la collaborazione dei più grandi studiosi e matematici del Regno di Napoli, tra cui l’architetto Luigi Vanvitelli, il quale si occupò in prima persona del progetto e della direzione dei lavori, che alla sua morte furono continuati del figlio Carlo e si conclusero nel 1770 sotto la guida tecnica di Francesco Collecini e del Patturelli.

Lo scopo dell'Acquedotto Carolino

L’Acquedotto carolino, che spesso viene confuso con i Ponti della Valle - altra opera architettonica di Vanvitelli senior, annessa allo stesso acquedotto, l’elemento più spettacolare dell’intero condotto - fu realizzato grazie al re Carlo di Borbone, per questo è detto appunto 'carolino', per rifornire di acqua il Palazzo reale, le sue fontane, la Reggia e la tenuta agricola di Carditello, i mulini e le attività agricole vicine ad esso e l’intera città di Caserta. Si tratta, insomma, di una delle più importanti opere pubbliche realizzate dalla famiglia dei Borbone, ma anche di tutto il secolo, scavata interamente nel tufo e nella dura roccia.

Il meccanismo progettato da Vanvitelli, ora non più visibile poiché sepolto, eccetto il ponte costruito da 67 pilastri ed archi, prevedeva che le acque provenienti dalle sorgenti del Fizzo, sul monte Taburno, defluissero lungo un tracciato interrato largo 1,20, alto 1,30 metri e lungo ben 39 chilometri. L’acquedotto partiva dunque dal comune di Bucciano in provincia di Benevento e proseguiva verso Valle di Maddaloni; attraversava il fiume Isclero tramite la costruzione di un ponte a cinque archi alto 7 metri e lungo 190 metri, poi un altro ponte canale, quello di Tagliola, che si trova nel territorio di Durazzano, quest’ultimo formato da 5 archi e lungo 60 metri e alto 19 e le superfici boscate del monte Longano dirigendosi verso il monte Garzano, raggiunto attraverso il monumentale viadotto dei Ponti della Valle, il ponte più lungo d'Europa, formato da 3 ordini di arcate sovrapposte per più di 500 metri di lunghezza. 

Attraverso altri due trafori e numerosi piccoli ponti, l’acquedotto giungeva alle reali delizie casertane costituite dal parco, dal giardino inglese e dal bosco di San Silvestro. Adiacente alla cascata della Reggia, fu realizzato infine il condotto di San Leucio che, dopo l’utilizzazione a scopi meccanici per le filande del reale setificio, restituiva le acque del Carolino alle peschiere del parco all’altezza della fontana di Diana.

Curiosità

Durante la costruzione del ponte, Vanvitelli fu sottoposto a molte critiche dagli abitanti della città, tra cui la principale era che l'acqua si pensava fosse stata deviata dal condotto del Carmignano, che alimentava la capitale, per portala alla Reggia, cosa ovviamente non vera, visto che l'acqua proveniva dalle sorgenti del Fizzo, mentre quella del Carmignano da quelle dell'Isclero, infatti i due acquedotti viaggiavano paralleli lungo le falde nella Valle di Maddaloni del Longano.

L'altra critica mossa a Vanvitelli era dovuta alla lunghezza dell'acquedotto, 39 chilometri di percorso tortuoso con scarsa pendenza, tanto che nessuno credeva che le acque potessero giungere fino alla Reggia. 

Un'opera di ingegneria idraulica all'avanguardia per il suo secolo, che insieme ad altre strutture progettate da Luigi Vanvitelli ha portato in alto il nome di Caserta nel mondo. Nel 1997 l’acquedotto, infatti, data la sua mestosità, l'acquedotto Carolino è stato inserito nella lista dei beni tutelati dall’Unesco ed è tutt'oggi funzionante; mentre per quanto riguarda la sua gestione, dal febbraio 2010 è stata affidata alla soprintendenza. 

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