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Sindaco sfiduciato, Barbato: "Di Matteo ha dimenticato la squadra"

Il vicesindaco dimissionario racconta la sua verità: "Non c'era la volontà di condividere idee con noi"

Nel 2015 per sfidare il sindaco uscente Biagio Lusini, Dario Di Matteo e Tommaso Barbato decisero di portare avanti una lista civica, "Città Fertile", che proponeva una novità assoluta: il primo candidato sindaco e il secondo ‘candidato vicesindaco’.

Poche volte (forse mai) si era vista una cosa del genere ma il ‘progetto’ politico portò risultati: arrivò la vittoria alle amministrative e la gioia per il successo. Ma la ‘serenità’ durò pochi giorni. “Sono subito iniziati i problemi perché il sindaco Di Matteo dimenticò quasi subito di aver vinto la ‘squadra’ e non il singolo. E alcune dinamiche che erano state concordate in campagna elettorale non vennero rispettate. Abbiamo portato avanti il progetto politico per il bene della comunità ma poi bisognava dare un segnale forte”.

E quindi si arriva al giorno d’oggi. Barbato con la sua squadra chiede maggiore ‘autonomia’ in seno alla maggioranza e sottolinea al sindaco Di Matteo che “bisogna riconoscere il nostro gruppo e quindi avere voce in capitolo anche con il capogruppo. Solo che troppe cose non sono andate come volevamo. Più volte sono stato costretto a chiedere chiarimenti agli uffici competenti perché il sindaco e i suoi consiglieri non ci informavano”.

Quindi il documento di costituzione di un gruppo ‘autonomo’ all’interno della maggioranza, firmato anche dagli assessori Menale e Pennini. Solo che qualcosa va storto visto che le due rappresentanti in giunta di Tommaso Barbato decidono di appoggiare Di Matteo: “Non abbiamo ancora capito cosa sia passato nella testa a Menale e Pennini, due ragazze che sono entrate in consiglio comunale grazie al nostro gruppo. Non potevamo quindi permettere che restassero nell’esecutivo. E per questo motivo abbiamo chiesto un rimpasto di giunta”.

Solo che a quel rimpasto non si è mai arrivati: “Quando abbiamo capito che non c’era la volontà da parte del sindaco di condividere le idee politiche anche con noi abbiamo deciso di prendere questa decisione. E’ venuta a mancare la democrazia. E con essa anche la fiducia. L’unico passo possibile erano le dimissioni”.

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