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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Degrado, Sindaco D'Alessio sul provvedimento del CdM

Pompei - "Il degrado dell'area archeologica di Pompei è di tale evidenza da comportare un provvedimento mai adottato nella storia d'Italia, quale la dichiarazione dello stato di emergenza. Sulla deprecabile situazione del degrado dell'area...

"Il degrado dell'area archeologica di Pompei è di tale evidenza da comportare un provvedimento mai adottato nella storia d'Italia, quale la dichiarazione dello stato di emergenza.
Sulla deprecabile situazione del degrado dell'area archeologica l'Amministrazione Comunale ha più volte espresso una posizione critica, sottolineando la pervicace volontà della Soprintendenza nel rifiuto di qualsiasi collaborazione utile nella complessa azione della valorizzazione del Patrimonio culturale presente nel territorio cittadino.
In siffatto contesto si inquadra uno stato di degrado che incide negativamente anche sull'aspetto della città moderna, come dimostrano i lavori senza fine lungo il margine meridionale della città antica con l'ingombro di impalcature lungo i marciapiedi di via Plinio, estesi fino a Piazza Anfiteatro, da dove si ammirano gli ingombranti volumi di costruzioni moderne, edificate sul suolo archeologico, immediatamente a ridosso delle antiche mura.
L'incapacità di sopperire alle necessità dei turisti trova riscontro nella carenza dei servizi minimi essenziali, quali punti di accoglienza e di ristoro.
Il provvedimento del C.d. Ministri evidenzia carenza anche nella conservazione del patrimonio culturale: una visita dell'area archeologica al di fuori degli itinerari offerti al grande pubblico fa scoprire case crollate per incuria e cicli pittorici ormai distrutti. Sulle offese e danni perpetrati a danno del patrimonio culturale sarebbe utile aggiungere il ricordo di procedimenti ormai in sonno, quali quelli relativi ai sottoservizi in cemento realizzati dall'attuale management dell'area archeologica in prossimità della Casina dell'Aquila, restaurata alla metà degli anni '80 come sede di esposizioni temporanee (tra le 15 mostre a suo tempo realizzate si ricorda anche quella degli argenti di Boscoreale, prestati per l'occasione dal Museo del Louvre), e rifunzionalizzata con ingente spesa come punto di ristoro mai aperto al pubblico.

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