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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica Carinola

Prc: 'Emergenza rifuti: una eco-balla'

Carinola - In Campania hanno speso un miliardo di euro in meno di 15 anni per affrontare (senza risolvere) un problema che in Italia ed in Europa è stato invece risolto senza grandi difficoltà. I rifiuti solidi urbani rappresentano la parte, non...

In Campania hanno speso un miliardo di euro in meno di 15 anni per affrontare (senza risolvere) un problema che in Italia ed in Europa è stato invece risolto senza grandi difficoltà. I rifiuti solidi urbani rappresentano la parte, non la più grande e sicuramente la meno pericolosa, dei rifiuti. Dove si è fatta una politica di riduzione (tassando gli imballi e i contenitori usa e getta e incentivando il “vuoto a rendere”), dove si è organizzata la raccolta differenziata (almeno secco-umido e porta a porta) con le isole ecologiche nei Comuni (quei posti dove i riciclatori possono ritirare i materiali differenziati: pensate che in Campania quelli che riciclano la plastica sono costretti a comprare il pet in Germania), il problema si è risolto: il secco differenziato è andato ai riciclatori, l'umido negli impianti di compostaggio (l'umido campano deve raggiungere la Sicilia per essere compostato) e la frazione indifferenziata in diverse tipologie di impianti, tra cui anche gli inceneritori (che sono la soluzione sicuramente peggiore, mentre esistono diversi approcci, a minore impatto ambientale)
In Campania quasi 15 anni fa invece di partire dalla testa (dall'organizzazione della raccolta differenziata) si è partiti dalla coda (dall'impiantistica): e si sono costruiti CDR (con brevetti del 1967) che in realtà non fanno altro che tritare e imballare immondizia tal quale (per cui le nostre eco-balle non potranno neanche essere utilizzate nei termovalorizzatori), e un termovalorizzatore, quello di Acerra, che è un vero e proprio eco-mostro per le sue dimensioni e la tecnologia utilizzata: il più grande d'Europa ed anche il più arretrato in quanto a tecnologia, risalente agli anni '50, con un raggio d'azione previsto che implica peraltro l'asservimento di un intero asse viario (la Nola-Villa Literno) a migliaia di tir che ogni giorno dovrebbero scaricare, con un ulteriore terribile impatto ambientale indotto, destinato a raddoppiare nella sciagurata ipotesi dell'insediamento del secondo inceneritore a Santa Maria La Fossa.

Incapacità o regia occulta? Ai posteri l'ardua sentenza.
Di certo ci sono stati e ci sono gli interessi economici (un miliardo di euro sono due mila miliardi di lire....), anche di noti personaggi della politica, che casomai da un lato sbraitano contro eco-balle e discariche e dall'altro trafficano in terreni da destinare a ricevere questi "doni".
Di certo in questi 15 anni l'emergenza rifiuti urbani ha coperto il vero grande problema che c'è in Campania: l'avvelenamento, ad opera della camorra e della politica collusa con la camorra, di gran parte del territorio con gli sversamenti abusivi di rifiuti tossici e nocivi industriali, che avvengono in queste nostre terre da almeno 30 anni e che oggi cominciano a determinare l'incremento dei casi di tumori e leucemie anche tra i bambini. I rifiuti urbani e l'emergenza ad essi collegati hanno coperto fisicamente e ideologicamente il vero dramma rifiuti di questa nostra Campania: quello di essere stati selvaggiamente utilizzati come discarica di veleni del sistema industriale dell'intero paese. Stiamo pagando lo sviluppo industriale dell'intero paese, ed in particolare del Nord con la nostra salute.

Come uscirne?
Intanto è necessario fermare ogni aggressione al territorio: da Carinola a Pignataro, da Pastorano a Villa Literno, da Pietravairano a Sessa, da Parete a Santa Maria La Fossa e superare da subito la gestione commissariale. Dobbiamo resistere, resistere, resistere e senza farci trascinare in modalità di lotta che rischiano di essere perdenti. Per riprenderci la nostra terra dobbiamo sviluppare la fantasia, l'improvvisazione, la spontaneità, la velocità: denunciare e fare controinformazione, bloccare e poi trattare, pretendere che a decidere siano le comunità locali, Dobbiamo fermare questa follia che persevera tra i decisori istituzionali e politici, questa macchina infernale dei piani regionali, dei mega-impianti e dei mega-affari. Bisogna passare subito ad una gestione provinciale o di ambito territoriale, con provvedimenti urgenti per ridurre i rifiuti e per incentivare la raccolta differenziata, premiando il comportamento virtuoso di Comuni e cittadini e punendo chi inquina. Si può cosi arrivare superare in tempi brevi la soglia del 50%. E i Comuni che non lo fanno? Se li tengano a casa loro i rifiuti: su questo non bisogna fare sconti. C'è bisogno di responsabilizzazione, e le comunità devono poter giudicare i propri amministratori dai fatti.
Ma la cosa fondamentale è che da questa situazione si esce se si lavora con urgenza ad una vera grande opera utile: altro che Ponte sullo Stretto. In Campania c'è bisogno di una bonifica generale integrale, ambientale e sociale del territorio. Una bonifica che tenga conto della necessità di reddito dei contadini che dovranno coltivare prodotti no food e no water utili ad aspirare i veleni dalla terra e a restituire acqua ai pozzi che nel litorale ormai cacciano sempre più sali e metalli. Una bonifica che preveda il ripristino delle funzioni originarie dei regi lagni, il risanamento dei tanti corsi d'acqua avvelenati ed un grande intervento sul mare, che fermi le cave e realizzi i progetti di ricomposizione ambientale. Una bonifica generale che intervenga sugli equilibri urbanistici, eliminando, anche con provvedimenti d'urto, il degrado dell'abusivismo e favorisca il ripopolamento delle aree interne e la decongestione delle aree metropolitane, intervendo anche sul sistema dei trasporti pubblici. E soprattutto un grande investimento nella scuola e nel sistema della formazione: c'è bisogno, insomma, di una sorta di Piano Marshall: non solo soldi, ma un nuovo approccio, una nuova cultura del territorio, delle relazioni sociali, delle relazioni uomo-ambiente. Bisogna sottoporre a critica pratica il consumismo e la cultura da ipermercati, l'idea di uno sviluppo e di una crescita senza limiti ed inaugurare nuovi stili di vita compatibili con l'umanità e con la terra che ci ospita.
E' questa l'altezza della sfida. E su questo dobbiamo costruire una grande vertenza territoriale della nostra Provincia, con la Regione ed il Governo affinché sia affrontato con la necessaria attenzione il reale dramma di questi territori.

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