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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Il giovane lagunare Cataletto tornato dal Libano

Torre del Greco - Il Libano era la biblica “terra del latte e del miele”, dalle abbondanti risorse naturali, dai porti sicuri e dal fiorente turismo. Nel corso della seconda guerra mondiale il Libano divenne completamente indipendente e si...

Il Libano era la biblica “terra del latte e del miele”, dalle abbondanti risorse naturali, dai porti sicuri e dal fiorente turismo. Nel corso della seconda guerra mondiale il Libano divenne completamente indipendente e si sviluppò come primario centro commerciale e finanziario divenendo la “svizzera del Medio Oriente”. Con la risoluzione 1701 dell’agosto del 2006 la missione dell’ONU dispiegata nel sud del Libano subiva una notevole trasformazione in termini di mandato ed in termini di forza, passando in breve tempo dai circa 2.000 caschi blu agli attuali 13.000. L’Italia, seguendo la sua tradizionale solidarietà e generosità, è stata tra i primi Paesi ad aver accolto l’appello del Libano, pronto a dare a queste genti una seconda opportunità per la costruzione di una Pace solida e duratura da consegnare alle generazioni future ed attualmente è presente con 2.500 uomini e donne con le stellette. Fra questi, anche il Caporal Maggiore Beniamino Cataletto tornato dal Libano da poco tempo dove vi ha trascorso sei mesi. Il Caporal maggiore Cataletto è nato a Torre del Greco il 17 gennaio 1985, ove risiede insieme ai genitori. Si è arruolato da nell’E.I. da diversi anni ed ha scelto il corpo dei Lagunari della “Serenissima” dove ricopre l’incarico di pilota mezzi cingolati. D) Perchè hai deciso di entrare a far parte della grande famiglia dell’ E.I. ed in particolare del corpo dei Lagunari? R) Da piccolo le mie aspirazioni erano tante tra cui entrare a far parte dell’Esercito Italiano e partecipare a una missione di pace all’estero. Sin dal principio dell’arruolamento ero intenzionato a far parte di un corpo d’elite dove giornalmente si lavora e ci si addestra con professionalità. Per questo motivo, ho scelto la specialità dei Lagunari, che a mio avviso è tra i migliori Reggimenti d’Italia, in cui c’è spirito di corpo, senso del sacrificio e soprattutto tanto coraggio. D) Quando i tuoi hanno saputo del tuo desiderio di arruolarti nell’esercito ti hanno sostenuto o hanno cercato di dissuaderti? R) I miei genitori, quando hanno saputo della mia intenzione di arruolarmi nell’Esercito, non mi hanno sostenuto del tutto, in quanto erano a conoscenza della possibilità di partire in missione all’estero. Inizialmente hanno cercato di scoraggiarmi dicendomi che sarebbe stato pericoloso e che avrei potuto trovare un lavoro più semplice e vicino casa, però, alla fine, sapevano che non sarei stato contento di quella decisione di conseguenza successivamente si sono rassegnati dicendomi: fai attenzione a tutto ciò che fai e fatti valere. D) Cosa ti è rimasto impresso nella mente delle tue missioni di peacekeeping? R) Quello che ho potuto notare della missione in Libano è stata l’eccessiva povertà dalla popolazione ed interi centri abitati distrutti dal recente conflitto. Grazie alla nostra presenza la popolazione libanese ha la possibilità di impegnarsi a fondo nella ricostruzione del paese, con una cornice di sicurezza, che in passato non poteva essere assicurata per la mancanza di una forza d’interposizione che garantisse la pace. D) Quali sono le tue aspirazioni per il futuro, vorrai rimanere in Veneto o avvicinarti a casa? R) Molte sono le mie aspirazioni per il futuro, ma sicuramente c’è la voglia di essere più vicino ai miei familiari dopo il periodo trascorso per soddisfare la passione di essere un soldato. Una volta riuscito in questo intento, cercherò di creare una famiglia tutta mia, crescere dei figli e educarli al rispetto dei valori e della cristianità e magari raccontare loro tutte le mie esperienze vissute durante gli anni dell’arruolamento, soprattutto il periodo trascorso in Libano a contatto con la sofferenza e le rovine della guerra.

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