rotate-mobile
Politica

Enzo Falco (Verdi): 'La soluzione sui rifiuti che non ce''

Caserta - "Caro Direttore,il tema dei rifiuti è da tempo al centro del dibattito per la sua drammaticità, ma stenta a decollare, oscillando tra le proteste delle Comunità e la necessità di accelerazioni che ci portino alla soluzione definitiva del...

"Caro Direttore,
il tema dei rifiuti è da tempo al centro del dibattito per la sua drammaticità, ma stenta a decollare, oscillando tra le proteste delle Comunità e la necessità di accelerazioni che ci portino alla soluzione definitiva del problema. La Politica non riesce a dare una risposta, seria e pacata, agli enormi interrogativi sulla discarica lo Uttaro e, soprattutto sul termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa.Capisco che la situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo porta a formulare le soluzioni più apparentemente facili: il termovalorizzatore di Acerra è quasi finito, costruiamo velocemente (4 anni?) quello di Santa Maria La Fossa e risolviamo il problema definitivamente. Purtroppo non sempre le scorciatoie velocizzano le soluzioni. Vedi a tal proposito la scorciatoia del Piano Rastrelli (continuato da Bassolino) che s’era inventato che la ditta vincitrice dell’appalto dovesse indicare i siti dove costruire gli impianti. Si è visto il sostanziale fallimento di quella impostazione. Ciò che si voleva fare velocemente è diventato un disastro politico, economico che non ha ancora risolto, a distanza di anni, nulla. E non mi si venga a dire che l’emergenza dipende dalla mancanza dei termovalorizzatori. Il CRD prodotto non è CDR. Su cento che entra negli impianti, settanta deve andare in discarica. I termovalorizzatori progettati per bruciare CDR non possono bruciare ciò che non lo è.
E’ come se in un’auto progettata per funzionare a benzina, ci mettiamo kerosene. Non funzionerebbe.
Nessuno dice che l’aria campana è caratterizzata da un superamento costante dei limiti di ossido di azoto e di polveri sottili, né le realizzazioni previste risultano compatibili con il Piano regionale di Qualità dell’Aria adottato dalla Regione Campania, un adempimento dovuto a norme comunitarie (qualcuno ricorderà la trasmissione Report sull’argomento).
Non c’è alcuna previsione sulla incidenza di queste realizzazione sulle aree SIC, altro adempimento previsto dalle norme comunitarie, assolutamente non derogabile.Che cosa dire, poi, della assoluta mancanza della rete di monitoraggio della qualità dell’aria che è presupposto fondamentale per rispondere alle legittime richieste delle popolazioni che, in mancanza, si sentono assolutamente abbandonati a se stessi e alle numerose patologie presenti in quest’area a nord di Napoli e a sud di Caserta, dal Nolano al Litorale Dominio, che è la più inquinata della Regione? Che dire del comparto agricolo di quest’area che rischia di scomparire definitivamente?
Non mi sfugge la necessità, in questo quadro fosco, di trovare velocemente una soluzione. E ulteriori sacrifici che si chiedono a cittadini già penalizzati da anni di presenza di discariche può avere senso solo di fronte ad una soluzione definitiva del problema e garanzie di tutela della salute.
La provincia di Caserta produce annualmente circa 450.000 tonnellate di rifiuti.
E’ obbligo di legge, anche l’ultimo decreto sull’emergenza rifiuti lo sancisce con forza, fare la raccolta differenziata. Si faccia, quindi, subito una raccolta con due buste secco/umido e col sistema “porta a porta”, in modo tale che l’umido, che è la frazione più problematica, quella che puzza, vada trattato a parte in piccoli impianti di compost di qualità (ce ne sono già alcuni in costruzione e, eventualmente per farne di nuovi, ci vogliono due/tre mesi). La frazione secca può andare nell’impianto CDR di Santa Maria Capua Vetere che, alleggerito della frazione umida può funzionare correttamente e fare un CDR di maggiore qualità. Nel tempo è possibile affinare ulteriormente il recupero di altre frazioni utilizzabili. La parte restante va trattata, tra le possibili soluzioni, in quattro/cinque dissociatori molecolari, per esempio uno per ciascun Bacino, che hanno il merito di non inquinare e possono essere realizzati in quattro mesi. Naturalmente per il finanziamento di tali impianti si può ricorrere al project financing, ma la gestione deve restare pubblica, ad esempio una società mista pubblico/privata con il controllo della Provincia di Caserta.
Tutto questo va deciso celermente e, a mio avviso, è la Provincia di Caserta che deve assumere il ruolo di protagonista, partendo dalla redazione (due mesi) di un nuovo piano provinciale dei rifiuti, chiedendo di sospendere, nell’attesa del piano, l’approvazione della VIA del termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa. Quindi gli impianti che servono (e che possono essere costruiti in tempi brevi) sono: impianti di compost per la frazione umida, isole ecologiche, piattaforme per gli ingombranti, una discarica di servizio e i dissociatori molecolari o altri impianti di trattamento a freddo.Restano altre due questioni da affrontare nel piano.La prima è che l’individuazione dei siti anche per questi piccoli impianti va fatta in collaborazione e col consenso delle comunità locali. La Provincia di Torino ha individuato i siti attraverso un percorso partecipativo di Agenda 21 locale.
L’altra, fondamentale, è garantire il corretto funzionamento degli stessi, con reti di controllo oggettivo, mettendo i dati a disposizione dei cittadini.Può la Politica affrontare e risolvere una volta e per sempre questo problema, riappropriandosi del potere di decidere delle sorti e del destino di Terra di Lavoro?
Cordialmente"

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Enzo Falco (Verdi): 'La soluzione sui rifiuti che non ce''

CasertaNews è in caricamento