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Congresso Ds in Aprile: accordo per regole con minoranza Mussi

(Roma) «Il passaggio che stiamo affrontando e che sta affrontando il Paese è un passaggio importante, cruciale, che merita un congresso all’altezza. Dobbiamo dare luogo ad un confronto libero, aperto, sincero». Il segretario dei Ds Piero Fassino...

(Roma) «Il passaggio che stiamo affrontando e che sta affrontando il Paese è un passaggio importante, cruciale, che merita un congresso all’altezza. Dobbiamo dare luogo ad un confronto libero, aperto, sincero». Il segretario dei Ds Piero Fassino, dal palco dell’hotel Quirinale di Roma ha aperto così la direzione nazionale del partito. Non mette paletti al dibattito congressuale il leader della Quercia, che durante la sua relazione invita tutte le donne e gli uomini dei Ds, anche a chi dissente dal progetto del Partito democratico, di non lasciare la Quercia.

«Un confronto libero, aperto, sincero - si augura il segretario - non è affatto in contraddizione col fatto che possa esserci la capacità di realizzare una tensione unitaria, una forte solidarietà, il sentire che tutti siamo corresponsabili di una impresa comune». Insomma, dice Fassino, «insieme dobbiamo creare le condizioni per una grande dibattito democratico. E' una grande occasione».

Nessuno scioglimento, un dibattito sincero, una grande tensione unitaria. E’ il concetto che veicola l’intervento del segretario Fassino. «Il prossimo congresso dei Ds non sancirà in nessun modo lo scioglimento del partito, ma impegnerà la Quercia a mettere a disposizione la sua forza per la nascita del Partito democratico».

Il congresso, ha proseguito Fassino è sollecitato a deliberare che i Ds mettano la loro forza a disposizione del progetto di costruzione del partito democratico e diano il loro impegno per i prossimi anni. Ma la nascita del Pd - ha aggiunto - è l'atto finale, noi non proporremo alcuna forma di scioglimento, ma chiederemo che i Ds con la loro forza e le loro idee concorrano a realizzare questo nuovo progetto».

L’unità del partito non deve essere messa in discussione, quindi. Lo ha ribadito più volte Fassino. Un’unità forte che deve essere messa in campo anche contro il tentativo di delegittimazione messo nell’ultimo periodo contro i Ds, soprattutto dagli organi di stampa. Ne fa un riferimento diretto il segretario durante il suo intervento. «E' evidente che nella rappresentazione che viene data del partito c'è un tentativo di delegittimazione dei Ds e del loro ruolo. Le ragioni possono essere molte: c'è chi enfatizza oltre ogni misura la dialettica radicali-riformisti, perchè se se ne dimostra la necessità c'è bisogno di un nuovo scenario». O ancora, prosegue Fassino, «c'è chi accarezza l'idea di configurare in modo diverso l'assetto del centrosinistra oppure c'è chi pensa che il Pd nasca meglio se i Ds sono in crisi». In ogni caso, conclude il segretario, «non è accettabile una rappresentazione dei Ds che è lesiva dei nostri iscritti, dei nostri militanti, dei nostri elettori».

«I Ds – ha ribadito con forza il leader della Quercia - sono stati una forza centrale dal 2001 al 2006 per ricostruire il centrosinistra uscito sconfitto dalle elezioni di 5 anni fa e per rilanciare l'Ulivo che appariva smarrito. I Ds lo hanno fatto con passione e generosità caratterizzandosi come la forza che in ogni momento ha creduto nell'unità del centrosinistra e dell'Ulivo, e credo che questa tensione unitaria è stata ragione non ultima di recupero di credito e consenso del nostro partito».

E poi l’avvertimento. «Non credo che possa portare lontano l'idea che si possa costruire un partito democratico con i Ds in difficoltà e in crisi. E' il contrario - sottolinea Fassino - una forte presenza dei Ds nel processo di costruzione del partito democratico è una delle condizioni decisive perchè quel processo possa realizzarsi. L'obiettivo nostro di far vivere una sinistra moderna e riformatrice dentro un processo politico di unità del riformismo italiano, io credo debba essere non solo riconfermato ma viene confermato anche dalla osservazione di quelli che sono state le dinamiche politiche e istituzionali di questi primi sei mesi di governo». Infine un messaggio. «Il Partito democratico non potrà prescindere da un forte leagme con la famiglia socialista europea e internazionale».

L'intervento di Fassino che ha aperto la riunione della direzione era stato preceduto da una fitta trattativa con la minoranza del partito sulla questione delle regole congressuali. Come ha riferito il coordiantore della segreteria della Quercia Maurizio Milgiavacca, la commissione-congresso ha infatti deciso di «accogliere la richiesta dell'area Mussi di procedere al voto segreto sia per la mozione congressuale, sia per il segretario. La commissione ha inoltre proposto il 19, 20 e 21 aprile come date per lo svolgimento del congresso. Rimane da sciogliere un ultimo nodo riguardante i voti di mozione e segretario: deve essere stabilito se saranno congiunti o disgiunti».

Angius: voto palese sulle mozioni è principio di democrazia
«La democrazia è anche conta ma noi non la possiamo rendere solo una conta perchè il rischio è il degrado che rende gli iscritti non attivi, soggetti non partecipativi». Appare fermo sulle sue convinzioni Gavino Angius che nel corso del suo intervento ribadisce il suo no a ridurre la scelta sul destino del partito democratico ad un «referendum con un sì indiscutibile ed un no inappellabile».

«Quello che deve essere riaffermato – spiega, infatti, il senatore della Quercia - è il partito come una intelligenza collettiva perchè la deresponsabilizzazione non porta nulla di buono ma solo ad una concezione feudale del partito».

«Sono favorevole - aggiunge quindi riferendosi all'accordo trovato al termine della riunione della commissione delle regole sul voto segreto sia per segretario sia per documenti congressuali - al voto segreto sul segretario ma non sulla mozione perchè vuole dire rinunciare ad un confronto vero e ad un dibattito trasparente. Sono favorevole al voto palese sulle mozioni perchè è un principio di democrazia».

«La democrazia – ribadisce ancora il vicepresidente del Senato - non è solo una conta. Il rischio è il degrado del nostro confronto e che la deresponsabilizzazione diventi un principio fondativo. Da Fassino e Migliavacca è arrivato un appello all'unità, ma io posso violentare me stesso fino ad un certo punto».

Riprendendo, poi, quello che è il discorso più importante alla base delle discussioni e nel rilanciare comunque la necessità di dare vita ad una nuova forza politica che riesca ad unire tutti i riformismi italiani, Angius propone l'idea di uno «sbocco di tipo federativo, un partito nuovo e diverso, non il solito partito unico – spiega - in cui sia possibile aprire le porte ad altri soci fondatori».

La ricetta che Angius suggerisce è quindi: «azzerare le decisioni prese al seminario di Orvieto e ripartire da zero per costruire una nuova forza riformista di sinistra che abbia – conclude - come riferimento internazionale il Pse».

Mussi: al congresso non si suonerà musica da camera
«Si va verso due congressi paralleli, verso una fusione di Ds e Dl perchè per strada si sono perse altre possibilità». Nel suo intervento alla direzione nazionale dei Ds, il leader della sinistra Ds, Fabio Mussi, ribadisce la sua posizione sul processo per la costruzione del partito democratico.

«Noi andiamo al congresso - afferma Mussi - con i margini di condizionamento esterno enorme: si sta scrivendo la tavola dei valori e si è inaugurata la scuola del partito democratico, nella quale l'unico titolo scientifico è di non essere mai stato iscritto al Pci». E Mussi ironizza anche sulla collocazione internazionale: «ci saranno due congressi, in uno si apre la porta al Pse e nell'altro la si chiude».

«Il nostro non sarà un congresso dove si suonerà musica da camera, sarà un congresso hard. Il segretario ritiene che si può fare il congresso a ridosso delle amministrative? Benissimo, ma questa volta non ci sarà dovere patriottico, il congresso dirà quel che deve dire». E' la promessa di Mussi. Prima condizione perchè ci sia il Congresso, dice, «è che sia completata la relazione della Commissione di garanzia sull'anagrafe degli iscritti. Per quanto riguarda la data del Congresso, Mussi spiega «di aver fatto una proposta con un suo rilievo politico nel chiedere che l'Assise nazionale si tenesse dopo le amministrative. In tutti questi anni abbiamo discusso - dice - ma sempre tenendo presente il dovere patriottico di fronte alla scadenza elettorale. Infine Mussi affronta la questione ancora aperta, quella delle regole per l'elezione del segretario ed il voto alle mozioni. «Il voto disgiunto è dal punto di vista istituzionale molto confuso - chiude Mussi - ed è illegittimo dal punto di vista dello statuto. Apprezzo quindi il tentativo di venire incontro alle richieste della minoranza ma mi riservo di decidere dopo aver sentito la discussione».

«Evitiamo – aggiunge in fine Mussi - la messa in scena secondo cui i Ds non si sciolgono e si prosegue con la retorica del penultimo asso: dobbiamo essere consapevoli che con il prossimo congresso la partita si chiude e si andrà verso un processo di fusione del nostro partito con la Margherita». Mussi ha usato accenti polemici sia nei confronti di parte della maggioranza del partito, sia nei confronti degli alleati della Margherita: «Non voglio lanciare accuse - ha detto - ma non intendo subirne. Come può il capo della segreteria politica di Fassino dire che da parte nostra c'e' una intendenza col nemico? Queste accuse sembrano tratte dagli archivi di qualche vecchio Partito comunista - ha aggiunto Mussi - e su questi termini questa discussione non porta da nessuna parte». Riferendosi alle dichiarazioni di alcuni esponenti dei Dl Mussi ha sottolineato che «respingiamo i bruschi richiami della Margherita secondo cui 'pacta sunt servanda' e i congressi di Ds e Margherita devono svolgersi parallelamente, noi dobbiamo essere liberi di confrontarci e di decidere».

Alla fine della discussione la Direzione ha approvato la proposta del segretario, Piero Fassino di votare congiuntamnete al Congresso le mozioni e il segretario. «La mia proposta - afferma Fassino - è avanzata sia perchè rispetta lo statuto sia perchè è la più suscettibile di determinare un consenso più largo anche se sono cosciente che non è semplice scegliere e mi assumo la responsabilità perchè il compito del segretario di un partito è di esperire fino all'ultimo la strada dell'unità». Il leader della Quercia ha chiesto quindi alla direzione un voto ad hoc sulla questione della modalità di voto e un altro voto sul regolamento. Il regolamento per il congresso Ds è stato approvato, con tre astensioni, dalla direzione della Quercia. Tra questi Gavino Angius, che ha spiegato di essere contrario alla parte in cui si prevede un unico voto, segreto, per eleggere il segretario e per scegliere la mozione.

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