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Prete si candida alle elezioni: Vescovo lo sospende 'a divinis'

Gallo Matese - Un prete di Isernia è stato sospeso «a divinis» dalla sua curia vescovile per essersi candidato alle elezioni comunali, contro il parere del vescovo locale. Il sacerdote, don Vincenzo Chiodi, «per effetto di tale pena non potrà...

Un prete di Isernia è stato sospeso «a divinis» dalla sua curia vescovile per essersi candidato alle elezioni comunali, contro il parere del vescovo locale. Il sacerdote, don Vincenzo Chiodi, «per effetto di tale pena non potrà celebrare l'Eucaristia né i sacramenti o porre in essere atto legato al Sacro ministero sia nella diocesi di Isernia-Venafro che altrove».L'avvertimento della curia di Isernia-Venafro è arrivato lo scorso 3 aprile ed era perentorio: se don Vincenzo Chiodi non si ritirerà dalla competizione politica, il vescovo «si riserva di prendere gli opportuni provvedimenti previsti dal diritto canonico».Così è stato e, al rifiuto di don Chiodi a chiamarsi fuori dalla corsa per un posto di consigliere comunale ad Isernia nella lista del Guerriero Sannita, è arrivata la comunicazione ufficiale della sua sospensione «a divinis», volta a far pentire il 'colpevole' dei danni che ha causato.
«A un chierico - spiegava la curia pochi giorni fa - non è consentito avere parte attiva nei partiti politici e di assumere uffici pubblici che comportano una partecipazione all'esercizio del potere civile».
La reazione di don Vincenzo Chiodi non si è fatta attendere: «Non ho accettato il decreto della curia diocesana perché loro non rispettano il diritto canonico, infatti la procedura seguita da loro non è corretta. E comunque non ritiro la mia candidatura perché è il Signore che me lo chiede», ha detto. Il sacerdote, originario di Gallo Matese (Caserta), ha 78 anni e per più della metà della sua vita ha esercitato il suo ministero a Isernia come parroco della Cattedrale.
«Alla mia porta ha bussato un parroco per notificarmi la censura, ma non funziona così», ha replicato. «Io conosco il diritto canonico. Doveva portarlo il cancelliere della curia alla presenza di due testimoni. Così non è stato quindi non è valido e io lo rifiuto. È un decreto fasullo. Si sono messi sotto i piedi il diritto canonico e chi fa questo calpesta Cristo».

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