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Csar Brie porta in scena al Nuovo Teatro di Napoli, 'Zio Vanja' di Anton Cechov

Napoli - Seconda settimana di permanenza a Napoli per l’attore e regista argentino César Brie, ospite della stagione teatrale del Nuovo Teatro Nuovo, il cui palcoscenico si ‘offre’ ad un originale allestimento di Zio Vanja, 'scene di vita in...

Seconda settimana di permanenza a Napoli per l’attore e regista argentino César Brie, ospite della stagione teatrale del Nuovo Teatro Nuovo, il cui palcoscenico si ‘offre’ ad un originale allestimento di Zio Vanja, 'scene di vita in campagna' di Anton Cechov, nella traduzione di Fausto Malcovati, in scena da martedì 27 novembre 2007 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 2 dicembre).
Presentato da Patalò, César Brie ed Arti e Spettacolo, l’allestimento, diretto, a ‘quattro mani’, da Cèsar Brie ed Isadora Angelini, si avvale della presenza, in scena, di Isadora Angelini, Andrea Bettaglio, Veronica Cannella, Salvo Lo Presti, Veronica Mulotti, Luca Serrani. Le luci sono a cura di Teo Primiterra, le scene ed i costumi di Giancarlo Gentilucci, le musiche originali di Daniele Angelini, eseguite da Daniele Angelini, Aldo Capicchioni, Gildo Montanari.
Brie per la prima volta lavora su un classico, rispettando il testo dell’autore. Porta Cechov anche sul palcoscenico, gli fa introdurre ogni atto, cerca le movenze degli attori che accompagnino la lievità o la gravità dei testi, affinchè il corpo possa rendere omaggio alla parola, così lontana eppure così attuale.
Nata da un gruppo di allievi di Cesar Brie, la giovane compagnia Patalò ha assunto la sfida di confrontarsi con un testo “classico” della drammaturgia naturalistica, senza indugiare in una facile rilettura.
Nello Zio Vanja ci sono le tempeste interiori dei personaggi, c’è la loro disarmante sincerità, c’è lo specchio di 'un’umanità che chiede di se stessa', che si guarda attorno, con la grande capacità di riflettere anche il tempo presente.
In questo allestimento, infatti, è stata cercata la ‘verità’, che i personaggi esprimono sotto forma di allegorie, metafore ed azioni, difficili da scoprire ad una prima lettura. Nel testo ogni personaggio dice tutta la ‘verità’ su se stesso e, quando non è lui a dirla, quella ‘verità’ è pronunciata da un altro.
Ma in realtà non fanno quasi nulla: prendono il the, bevono vodka, suonano la chitarra, parlano, dormono, mangiano. E quando fanno qualcosa, come Vanja con la rivoltella, sbagliano il bersaglio. Tutti dicono ciò che pensano e sentono, e quando non riescono a dirlo, fanno in modo che si capisca quello che provano.
Questa onestà, questa delicata messa a nudo delle anime non li redime, non li salva, non cambia il loro destino. Una coscienza apparentemente inutile, disillusa che non induce all’azione, ma non spiana la strada all'autoinganno.
Segno forse di un tempo ed un’epoca che cambia e che i protagonisti del dramma registrano senza partecipare a quel cambiamento. Una singolare messinscena, che prova a scappare dalle “grinfie” del naturalismo, facendo risuonare le parole dell’autore in modo più affine alla sensibilità umana ed alla realtà contemporanea.

Zio Vanja, di Anton Cechov
Napoli, Nuovo Teatro Nuovo – dal 27 novembre al 2 dicembre 2007
Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@nuovoteatronuovo.it
Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali) e ore 18.00 (domenica)

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