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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cultura Casal di Principe

Dopo 21 anni avviata la beatificazione di don Peppe Diana

Casal di Principe - A 21 anni esatti dal delitto, la diocesi di Aversa ha chiesto ufficialmente alla Santa Sede di poter aprire il processo per la beatificazione di don Peppino Diana, che in segno di disprezzo fu ucciso proprio il giorno del suo...

A 21 anni esatti dal delitto, la diocesi di Aversa ha chiesto ufficialmente alla Santa Sede di poter aprire il processo per la beatificazione di don Peppino Diana, che in segno di disprezzo fu ucciso proprio il giorno del suo onomastico, il 19 marzo 1994. Con la sua testimonianza e le sue omelie, senza timore per la propria vita, don Peppino proclamava che si puo' non essere schiavi della camorra. L'esempio del parroco di San Nicola rischiava di diventare contagioso: per questo - e non solo per sviare le indagini - fu calunniato poi anche dopo la morte con una ben orchestrata campagna di stampa e una difesa processuale che provo' a distruggere ulteriormente l'immagine del sacerdote. Ma il vescovo di Aversa e vicepresidente della Cei, Spinillo, oggi ha coraggiosamente sgretolato lo schermo che per due decenni e' riuscito a nascondere la verita' sull'eroismo di don Diana: nella messa celebrata con tutti i sacerdoti della diocesi nella chiesa di Casal di Principe dove il sacerdote fu trucidato, il presule ha fatto sua infatti la petizione - presentata insieme all'Agesci e al "Comitato Don Diana" da decine di associazioni di volontariato e impegno civile locali e nazionali - che chiede a Papa Francesco di riconoscere che l'omicidio fu commesso "in odio alla fede". "E' morto da martire. Era un sacerdote che ha sempre testimoniato la sua coerenza nella fede e nell'uomo e ha pagato con la vita l'amore per il suo popolo", ha detto il vescovo emerito di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro, che di don Peppino era il padre spirituale. In questa veste, monsignor Nogaro fu interrogato nel processo per l'omicidio e da uno dei difensori, l'avvocato e allora parlamentare Gaetano Pecorella, si senti' chiedere espressamente se conosceva le donne di don Diana. "'I preti non vanno con le donne', gli risposi. Poi mi chiese delle armi. E allora scattai in piedi accusando di vilta' gli organi di Stato che mettevano in giro voci del genere. Mi sentii umiliato. Scattai in piedi per ben due volte. Mi trattava come se fossi il complice di un criminale", ha raccontato il presule, esprimendo sofferenza per "le umiliazioni e le offese infinite che hanno dovuto subire i genitori e i fratelli di don Diana". Come e' noto un quotidiano locale titolo' in prima pagina "Don Diana era un camorrista" e dopo pochi giorni "Don Diana a letto con due donne", descrivendolo quindi non come vittima della camorra bensi' come appartenente ai clan.

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