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Torna al teatro comunale di Casapulla 'La cantata dei pastori'

A mettere in scena l'opera la compagnia 'Il sipario'

L'associazione culturale e sportiva Orizzonti, in occasione della V stagione teatrale 2017/18, festeggia il Natale con un fuori cartellone d'eccezione a cura della compagnia teatrale di casa ‘Il Sipario’ che porta in scena ‘La Cantata dei Pastori’ il 28 e il 29 dicembre alle ore 20,30, presso il Teatro Comunale di Casapulla sito in via Fermi n. 20.  Straordinaria la regia di Enzo Varone che oltre a restituire a ‘La cantata dei pastori’ la semplicità dei gesti e delle parole del testo originale, quest'anno, con il sapiente aiuto del maestro Salvatore Rauccio, l'ha arricchita con alcuni tra i canti più belli della tradizione popolare.

"Dopo il grande successo dello scorso anno, che ha fatto registrare il tutto esaurito nelle tre date della rappresentazione - osserva il direttore artistico Gianfranco Tecchia - abbiamo voluto fortemente che i personaggi de La cantata dei pastori riprendessero vita e forma sul palco del Teatro comunale di Casapulla, un dono che l'Associazione Orizzonti ha voluto fare nuovamente all'intera cittadina ed in particolare a coloro che per anni l'hanno messa in scena nei locali, nei portoni e per le strade della nostra città. Infatti, come ho ricordato in più occasioni, ‘La cantata dei pastori’ è un testo che ha contribuito a scrivere la storia del teatro casapullese. Le ultime rappresentazioni risalgono al natale del 1979, ma le radici sono da rintracciare nel teatro religioso del tardo-seicento. Non si conosce il nome dell'autore dell'opera, anche se la prima edizione pubblicata risale al 1698 e porta la firma di Andrea Perrucci, con lo pseudonimo di Ruggiero Casimiro Ugone".

Opera unica nel suo genere, ‘La Cantata dei pastori’ unisce alle classiche rappresentazioni della nascita di Gesù la spontaneità e l'imprevedibilità della quotidianità, spesso vuota e misera, che prende forma nuova, si vivifica ed assume un senso in quella  nascita che è rinascita per l'uomo, per ogni uomo, pastore, cacciatore, o pescatore che sia. La trama racconta delle difficoltà incontrate da Maria e Giuseppe durante il viaggio verso Betlemme, difficoltà legate non solo alle difficili condizioni del viaggio di una donna gravida e di un uomo anziano, ma ulteriormente aggravate dalle insidie che i diavoli, guidati da Belfagor, frappongono loro nel tentativo di impedire la nascita del Messia, l'avvento della luce nelle tenebre. Nel tempo l'opera si è colorata ed arricchita di nuovi personaggi, Razzullo (scrivano inviato in Palestina per il censimento) e Sarchiapone (sempre in fuga a causa delle sue malefatte), figure dalla comicità esilarante, che pur rasentando in alcuni tratti il profano, non hanno però deturpato la straordinarietà del messaggio che resta centrale e costante: Dio si è incarnato nel bambino di Betlemme, la buona novella è il messaggio di speranza rivolto a tutti e a ciascuno, ieri come nell'oggi delle fragilità umane . 

La finzione scenica diventa, insomma, lo spiraglio da cui osservare lo scorrere ed il divenire del vissuto reale: fin dall'apertura del sipario, infatti, lo spettatore è portato a rivivere, grazie alla saggezza profetica del vecchio pastore Armenzio, la nascita nella spelonca di Betlemme del Bambin venuto a fugar il male; resta affascinato dalla tenerezza con la quale il piccolo Benino racconta il sogno da lui fatto di quella stessa nascita che vedea mutati la terra in oro ed in smeraldi i prati, e la maestria con la quale il piccoletto, nel contempo, si prende burla di Razzullo e Sarchiapone con i suoi continui scherzi;  accompagna il viaggio di Maria e Giuseppe fatto di perigli ed insidie, ma anche di tanta fede e speranza nella Somma bontade della destra Onnipotente; trema e sussulta al tuono che rimbomba dagli abissi all'arrivo di Belfagor, il principe maggiore che abbia l'inferno; alza la spada con l'arcangelo Gabriele contro ciò che di male ordir tenta l'Abisso; e non può fare a meno di accompagnare con risate i dialoghi di Razzullo e Sarchiapone, che colorano la scena di una comicità esilarante fatta di battute semplici ma incisive; ammira dell'arte della caccia l'arco e il dardo trattare con Cidonio e dell'arte della pesca tirar le reti e innescar l'amo con Ruscellio; infine, canta Quanno nascette ninno con i pastori e le pastorelle, per poi prostrarsi ai piedi della Grotta Benedetta e rimirar la luce di speranza e la buona novella annunziata al mondo.

Una rappresentazione da non perdere dunque e come dice sempre il direttore artistico Gianfranco Tecchia: "Non mancate e ricordate che l'appuntamento con il teatro è un appuntamento con la cultura". Per i biglietti rivolgersi al Cast Artistico tel. 3917598486, oppure Edicola 2G.

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