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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Da Ischia a Procida per conoscere le tradizioni

Procida - Nei giorni scorsi una delegazione di docenti, studenti, ed esponenti delle associazioni ischitane, guidate dalla professoressa Anna Verde, è sbarcata a Procida per conoscere la vicino, direttamente, la storia, le vicende, i costumi, le...

Nei giorni scorsi una delegazione di docenti, studenti, ed esponenti delle associazioni ischitane, guidate dalla professoressa Anna Verde, è sbarcata a Procida per conoscere la vicino, direttamente, la storia, le vicende, i costumi, le usanze dell’isola consorella. Accolti dal presidente della Pro Loco Fabrizio Borgogna e da Gennaro Cibelli, giovane volontario del Servizio Civile, la pattuglia ischitana ha compiuto una interessante escursione nei luoghi, ma anche nella memoria e nei costumi di Procida. Prima tappa il GM Bar, a Marina Grande, per gustare uno dei dolci tipici procidani: la “lingua di suocera”. Che nell’invenzione del pasticciere Pasquale Mazziotti (deceduto qualche anno fa) mirava a rappresentare il sapore agro dolce che il rapporto con la suocera genera, specie nelle famiglie giovani, misto agli effetti prodotti dal gossip che si pratica sulla più piccola delle isole flegree. A conferma del detto locale: “Procida nasce con la Lingua e termina con la Chiaia”. A significare metaforicamente, al di là della geografia (da Punta Lingua fino a Chiaiolella) che il lavorìo incessante della Lingua, genera addirittura una piaga: Da qui il dolce, agro – dolce, con crema a limone, che allevia bruciori e dolori del gossip. Il piccolo viaggio è continuato nella visita alla Chiesa di S. Maria della Pietà, situata sempre a Marina Grande. Questo tempio fu fatto costruire direttamente dai marinai procidani nel 1615 quando erano tanti i lutti che bisognava pagare come prezzo alle traversate sui bastimenti a vela. Nell’occasione, oltre al tempio per pregare e chiedere aiuto e protezione in mare, i marinai procidani promossero il cosiddetto Pio Monte del Marinai: associazione di mutuo soccorso, tra le prime in Europa, per riscattare uomini e donne rapite dai Barbareschi, e per aiutare i figli dei marittimi morti in mare. L’escursione è proseguita con una sosta a Piazza dei Martiri: per ammirare un panorama mozzafiato, ma soprattutto per ricordare, davanti al cippo di pietra lavica, sistemato nella piazza, i patrioti procidani ed ischitani, affocati da Borbone, rei soltanto di aver aderito al sogno della Repubblica Napoletana nel 1799. Indi, attraverso Salita Castello, su a Terra Murata, la cittadella medievale, lil primo luogo urbanizzato dell’isola, ove i procidani erano soliti rifugiarsi, dopo aver chiuso le porte di accesso, durante le incursioni dei Saraceni e invocare S. Michele, il patrono dell’isola. A cui è dedicata la Chiesa Madre procidana, una splendida Abbazia benedettina, risalente all’inizio dell’anno Mille, ricca di storia, di libri, di ricordi e di memorie. Nei sotterranei è possibile visitare le sale ove si riunivano i Confratelli delle Congrega dei Turchini e dei Rossi, che erano soliti fustigarsi per mondarsi dai peccati. Teste di morti e alcune bare, esposte in bella vista, ricordano la futilità e le vanità della vita terrena a fronte della morte e dell’eternità. Negli ossari, sistemati, sotto il pavimento dell’Abbazia, giacciono ancora intatti centinaia di scheletri, in quanto la Chiesa era allora usata come Cimitero dell’isola. A fianco dell’Abazia, ci si è fermati ad ammirare l’ex Orfanotrofio delle Orfane, un’imponente costruzione di recente restaurata e che sarà destinata a scopi culturali, che fu la dimora di Giovanni da Procida, dotto salernitano, Signore dell’isola, ammiratore e sostenitore della Famiglia Sveva, che organizzò i famosi Vespri Siciliani, per vendicare Corradino di Svevia di cui aveva raccolto il guanto di sfida, lanciato dal palco di morte a Piazza Mercato a Napoli. Qualcosa anche di più recente: la strada dedicata a Concetta Barra, nota folk singer napoletana, madre dell’attore cantante Peppe, che abitava sulla “Terra”. E poi il maestoso Castello D’Avalos,m fatto costruire da Innico D’Avalos D’Aragona, nel 1563, e poi trasformato nel 1830 – 31 in Bagno Penale da Re Ferdinando II di Borbone. Il Carcere, chiuso definitivamente nel luglio 1988, ha ospitato numerosi gerarchi del Regine Fascista, tra cui il mitico generale Rodolfo Graziani. Gran parte dell’edificio è ormai in stato di avanzato degrado. Da Terra Murata a Marina Corricella, un vero presepe architettonico, una casa sull’altra, con servizi e scale comuni, un miracolo di architettura detta mediterranea, tutta archi, volte, vefi, scalinatellle lunghissime. La si potrebbe chiamare “architettura della solidarietà”, nel senso che si è dovuto mettere insieme e coniugare le tante necessità abitative, nel poco spazio a disposizione su un costone di tufo. Questo il primo “viaggio” nei luoghi, nella storia, nei costumi di Procida da completare e approfondire con la visita alla parte agricola, alle altre numerose chiese, alle istituzioni nautiche e marinare, a ll’isolotto di Vivaro, spendida mezzaluna tuttoverde, ora ancora chiuso. Grazie anche al Progetto Scuole Aperte, Ischia e Procida sono più vicine e speriamo lo possano diventare ancor di più, perché sono tanti e strettissimi i rapporti sociali, economici ed umani che nel passato, ma ancora oggi, intercorrono tra le due isole. Non è un caso che gli abitanti della Chiaiolella sono chiamati “Chiaiuddischi”( cioè della baia di Ischia), perché più vicini ad Ischia Ponte che a Marina Grande di Procida.

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