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Cronaca

Voti comprati per le regionali e spaccio di droga: al via il processo per 11

Il giudice dovrà conferire l'incarico ai periti per le trascrizioni delle intercettazioni

Le intercettazioni entrano nel processo a carico di 11 imputati, tra cui l'ex vicesindaco di Caserta e presidente della Casertana Pasquale Corvino e l'ex sindaco di San Marcellino Pasquale Carbone, accusati, a vario titolo, di corruzione elettorale, per le elezioni regionali del 2015, e spaccio di droga.

Stamattina il giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dopo la costituzione delle parti, ha disposto un rinvio breve per conferire l'incarico ai periti che dovranno trascrivere le intercettazioni finite nel mirino degli organi inquirenti. Alla sbarra con Corvino e Carbone - accusati di corruzione elettirale con l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso caduta in udienza preliminare - ci sono Paolo Cinotti, 34 anni di Caserta; Agostino Capone, 51 anni di Caserta ma residente a Casagiove; Silvana D'Addio, 46 anni di Caserta; Roberto Novelli, 54 anni di Caserta; Pasquale Valerio Rivetti, 26 anni di Maddaloni; Gianfranco Rondinone, 36 anni di Caserta; Mariagrazia Semonella, 46 anni di Caserta; Alberto Francesco Spaziante, 44 anni di Caserta; Antonio Zarrillo, 52 anni di Capodrise. Altri indagati nella stessa inchiesta hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato.

L'AFFISSIONE ELETTORALE

Le indagini hanno permesso di accertare che Giovanni Capone, referente dei Belforte su Caserta e all’epoca detenuto, utilizzando dei “pizzini” aveva dato precise disposizioni al fratello Agostino affinché si occupasse dell’affissione dei manifesti elettorali nella città di Caserta. Quest’ultimo, avvalendosi della collaborazione materiale di Vincenzo Rea, Antimo Italiano, Antonio Merola e Antonio Zarrillo, avrebbe imposto ai candidati di fare riferimento alla società di servizi “Clean Service”, a lui riconducibile in quanto intestata alla moglie, Maria Grazia Semonella. L'imposizione avveniva sia con intimidazioni esplicite, come captato nel corso delle intercettazioni, sia attraverso minacce rivolte ai singoli soggetti sorpresi ad affiggere i manifesti a tarda notte, sia coprendo i manifesti affissi senza ricorrere alla loro società, facendo poi arrivare il messaggio che tale inconveniente non si sarebbe verificato se si fossero rivolti alla società Clean Service.

I VOTI COMPRATI

Per quanto riguarda la corruzione elettorale, invece, dalle indagini è emerso come Pasquale Corvino avrebbe chiesto l’appoggio elettorale nel territorio di Caserta, promettendo a Agostino Capone e Vincenzo Rea la somma di 3.000 euro ciascuno, buoni spesa e buoni carburante, oltre ad un "regalo" per Giovanni Capone Anche il candidato Pasquale Carbone, attraverso un intermediario, si era rivolto a Antonio Merola, affiliato al clan Belforte, fazione di Capone, per ottenere voti e, come corrispettivo, avrebbe versato la somma di 7.000 euro, in cambio di cento voti nel Comune di Caserta. A termine elezioni, Carbone otteneva nel capoluogo meno voti di quelli promessi, 87 anziché 100, motivo per il quale chiedeva la parziale restituzione della somma versata per il procacciamento dei voti.

LO SPACCIO DI DROGA

Nel corso delle indagini sul conto di Agostino Capone, è emerso anche come lo stesso fosse coinvolto nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti su Caserta ed ambisse a divenire l’unico fornitore per gli spacciatori al dettaglio di Caserta.

Il processo riprenderà fra una decina di giorni. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Nello Sgambato, Natalino Giannotti, Davide De Marco, Vittorio Caterino, Roberto e Massimo Garofalo, Michele Di Fraia, Stefano Alessandrelli e Romolo Vignola.

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