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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Grazzanise

Le vittime raccontano il modus operandi delle estorsioni di Ciccio Zagaria

Ascoltati in aula un allevatore e il titolare di una ditta di cablaggio di componenti elettromeccaniche nell'ambito del processo che vede imputato Martino Lanna

"Mi lasciarono un biglietto nella mia azienda bufalina, un trattore era sparito. Sul biglietto c'era un numero di telefono. Chiamai e una voce con accento straniero mi disse di rivolgermi a Ciccio Zagaria. Mi chiesero 8.000 euro, io pagai solo 5000 euro per intercessione di Ciccio con un suo amico di Frignano. Pagai perché avevo i figli piccoli e non volevo problemi. Sapevo che Ciccio era il capozona a Grazzanise". Sono le dichiarazioni rese da un allevatore estorto nel corso dell'udienza celebratasi dinanzi alla Prima Sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere - in composizione collegiale presieduta da Giovanni Caparco con a latere i giudici Francesco Maione e Patrizia Iorio - nel processo per la 'protezione' offerta da Francesco Zagaria alias Ciccio e' Brezza ad imprenditori ed allevatori zootecnici della Terra dei Mazzoni che vede sul banco degli imputati Martino Lanna, 53enne di Grazzanise. Stralciata la posizione del coimputato Allman Troca, 39enne albanese, resosi irreperibile.

La vicenda vede protagonisti Ciccio e' Brezza (che ha definito la sua posizione in abbreviato con una condanna a 4 anni di reclusione) e Martino Lanna, che per il Sostituto Procuratore della Dda di Napoli Maurizio Giordano si sarebbero resi responsabili di episodi estorsivi aggravati dalla metodologia mafiosa al fine di favorire il clan dei Casalesi fazione Zagaria.

Secondo quanto ricostruito dai magistrati antimafia, Ciccio e' Brezza avrebbe offerto la sua protezione ad imprenditori ed allevatori zootecnici del Basso Volturno in nome di Michele 'Capastorta' Zagaria. Si sarebbe trattato quindi di eliminare la concorrenza insita nella stessa consorteria criminale nei confronti di coloro i quali già erano segnalati come vittime designate. Lo schema era sempre lo stesso: veniva lasciato un bigliettino con un numero di cellulare da contattare o una 'imbasciata' per conto di Ciccio e' Brezza. Poi avveniva l'incontro a casa di Martino Lanna a Brezza. "Andai a casa di Martino - racconta l'allevatore zootecnico escusso dal pm della Dda -. C'era lui, ovvero Martino, la moglie e Ciccio. Dopo qualche convenevole mi fecero accomodare in casa, mi offrirono il caffè e poi rimanemmo solo io e Ciccio e lui mi disse che per la storia del trattore c'entravano degli albanesi che facevano i furti e poi ti contattano per i cavalli di ritorno e che lui si metteva in mezzo. Mi contattò il giorno dopo e mi disse che questi albanesi volevano 8000 euro. Io gli dissi che più di 5000 euro non gli potevo dare e mi disse che chiamava un amico suo di Frignano per farmi risparmiare. Una seconda volta, sempre a casa di Lanna, incontrai Ciccio e con lui c'era quello di Frignano che mi doveva fare risparmiare. Consegnai loro 5000 euro e me ne andai".

Al titolare di una ditta di cablaggio di componenti elettromeccaniche arrivò 'l'imbasciata' per conto di Ciccio Zagaria che gli voleva parlare. "Venne in azienda Martino Lanna e mi disse che Ciccio Zagaria mi doveva parlare. L'incontro si svolse a casa di Lanna. Ciccio mi disse che dovevo aiutare gli amici in carcere e che stava chiedendo un piccolo aiuto agli 'amici'. Io capii che si trattava di una estorsione. Non dissi nulla per paura. Gli diedi una prima volta 2000 euro poi altre volte di meno".

La Dda contesta agli imputati quattro episodi estorsivi compiuti tra il 2011 al 2013 con richieste estorsive occultate da una "protezione". Entrambe le persone offese hanno però chiarito che Martino Lanna non era mai presente ai pagamenti del denaro e che una volta accolti in casa lui andava via.

Si torna in aula a novembre per l'escussione del collaboratore di giustizia Francesco Zagaria alias Ciccio e' Brezza. Nella difesa di Martino Lanna è impegnato l'avvocato Francesco Parente.

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