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Cronaca Alife

Costringe la figliastra a fare sesso: condannato l'orco

La ragazza ricattata con scatti hot: "Se parli ti uccido". Botte e minacce anche alla moglie

Maltrattamenti nei confronti della ex moglie e violenza sessuale alla figlia, ancora minorenne, avuta dalla donna da una precedente relazione. Per questo motivo è stato condannato D.M., dipendente di un'azienda agricola, di Alife. La sentenza è stata pronunciata dal gup Sergio Enea del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, che ha inflitto 7 anni e 4 mesi all'orco.

BOTTE E MINACCE

Secondo quanto ricostruito le due vittime hanno subito, sia pure in forme differenti, i soprusi dell'uomo per diversi anni fino a quando nell'aprile del 2018 hanno trovato il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri. La moglie ha denunciato continue condotte vessatorie, con botte e minacce di morte anche per futili motivi.

GLI ABUSI SESSUALI

Ma è stata la ragazza, oggi 20enne, ad aver subito i trattamenti peggiori. Secondo quanto ha riferito ai carabinieri dal 2011, quando aveva appena 12 anni, al 2018 ha subito continui abusi sessuali da parte del marito della mamma. Tutto è cominciato con palpatine e man mano, con la giovane che diventava una donna, si è arrivati a consumare rapporti orali ed anche rapporti sessuali completi.

I RICATTI CON LE FOTO HOT

Un orrore che si ripeteva con una certa frequenza con la giovane che, minacciata, non poteva sottrarsi. "Ti uccido se parli", le ripeteva. Per evitare che la ragazza potesse denunciarlo l'avrebbe anche costretta a scattarsi delle fotografie nuda minacciando di divulgarle qualora avesse raccontato quegli amplessi a qualcuno. Immagini che sono state rinvenute su due cellulari in uso all'imputato che sono stati sequestrati.

IL RISARCIMENTO

Angherie per le quali le due donne, entrambe costituitesi parte civile rappresentate dall'avvocato Elvira Rispoli in collaborazione con il dottore in giurisprudenza Antonio Pontillo, si sono viste riconoscere una provvisionale di 12mila euro complessivi (2mila alla madre e 10mila alla figlia). L'imputato è stato difeso dagli avvocati Emanuele Sasso e Giuseppe Stellato.  

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