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Cronaca

41 INDAGATI Vino adulterato con lo zucchero, quattro aziende sequestrate

Undici gli arresti, due casertani indagati. Spacciato per Doc e Igt vino 'nato' in Spagna

Vino adulterato tramite la fermentazione alcolica di miscele di sostanze zuccherine ottenute da canna da zucchero o barbabietole, ma non solo. È un quadro inquietante quello che emerge dall’inchiesta della Procura di Lecce che portato questa mattina all’arresto di 11 persone, con altre 30 indagate a piede libero nell’ambito dell’indagine “Ghost Wine”, vino fantasma.

Il blitz e i casertani indagati

L’inchiesta, che vede indagati anche due casertani (Giovanni A., 34enne nato a Caserta e domiciliato a Giugliano, e Giuseppe D.A., 40enne nato ad Aversa e residente ad Orta di Atella) ha avuto il suo culmine nel blitz avvenuto stamattina con l’impiego di oltre 200 militari del Gruppo carabinieri per la tutela della salute di Napoli (cui fa capo il Nas di Lecce), unità dell’Arma territoriale e circa novanta appartenenti all’unità centrale investigativa dell’Icqrf, tutti supportati dall’alto dal 6° Nucleo elicotteri di Bari. Il giudice, come da richiesta della Procura di Lecce, ha disposto anche il sequestro preventivo di quattro aziende: Agrisalento Srl di Copertino; Enosystem Srl di Copertino; Megale Hellas Srl di San Pietro Vernotico; Ccib Food Industry Srl di Roma.

I reati contestati alle tre associazioni

Secondo la Procura salentina vi sarebbero tre associazioni distinte ma complementari tra loro per la manipolazione e l’alterazione del mercato del vino, tramite diverse tipologie di frodi. Vari i reati di natura associativa e non contestati, come riporta LeccePrima: falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e in registri informatizzati, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, riciclaggio e autoriciclaggio, gestione di rifiuti non autorizzata.

I metodi per adulterare il vino 

Nel corso delle indagini sono emersi i vari metodi per adulterare il prodotto. Gli investigatori sono riusciti infatti ad acquisire le “ricette” per usare lo zucchero insieme ad altre sostanze, tramite pratiche enologiche illegali. Si rendeva, cioè, di nuovo idoneo vino diventato quasi aceto o scadente, attraverso una nuova fermentazione. Oppure, per la produzione di vino, mosto e mosto concentrato rettificato, usati persino per realizzare aceto balsamico di Modena, con il solo utilizzo di zucchero miscelato e altre sostanze chimiche.

Ma non solo. Gli autori della maxi frode spacciavano per vino Doc e Igt del vino nato in Spagna, rivenduto poi come pugliese. Inoltre è emersa dall’inchiesta anche la falsa produzione di uve per realizzare vino Doc e Igt tramite alcune aziende agricole di proprietà di alcuni fra gli indagati.

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