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Cronaca Recale

“Ti faccio tornare in Ucraina su una sedia a rotelle”

Il racconto delle minacce e delle aggressioni di Greco per farsi consegnare i soldi prestati

Neanche le suppliche fermavano dalle minacce Nicola Greco, il 48enne di Recale finito in manette nell’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere per un giro di usura ed estorsioni. L’uomo, assieme alla moglie Laura Spada e la figlia Giulia (per loro è stato disposto il divieto di dimora in provincia di Caserta), aveva messo in piedi nel tempo un sistema di prestiti con tassi di interesse che raggiungevano l’astronomica cifra del 1400%.

IL PRESTITO A TASSSO USURAIO

È questo infatti il quadro che emerge dalle indagini, in particolare nel caso del prestito ad un giovane del posto. T.B. Il ragazzo si rivolge a “o’zingaro” Greco in una prima occasione per un prestito di 250 euro, con un accordo che prevedeva la restituzione del capitale iniziale e di altri 100 euro settimanali a titolo di interessi.

LE MINACCE ALLA MADRE

Di fronte alla difficoltà di T.B. di ripagare il debito contratto, Greco e Bartolomeo Rossi, suo ‘esattore’ e indagato a piede libero nell’inchiesta’, assumono una condotta violenta nei confronti anche dei genitori del ragazzo. La madre stessa confermava infatti agli inquirenti di una aggressione e di minacce da parte di Greco e Rossi: “Oltre a picchiarmi mi disse che mi avrebbe fatto tornare in Ucraina su una sedia a rotelle”.

L’AGGRESSIONE SOTTO CASA

Più dettagliato il racconto del padre agli inquirenti. L’uomo spiega di aver consegnato personalmente 700 euro a Nicola Greco nell’aprile 2015, rimproverando l’usuraio al fine di lasciar stare il figlio. L’azione scatena il raid di “o’zingaro”, che si presenta sotto casa dell’uomo e aggredisce C.C. e la moglie L.B. Nell’occasione i due, per le lesioni riportate, furono costretti alle cure dei sanitari del 118. Sul posto, racconta C.C., intervenne anche una pattuglia della polizia di Marcianise, ma agli agenti l’uomo non raccontò le reali motivazioni dell’aggressione subita perché “ero fortemente intimorito”.

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