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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca San Prisco

Truffa da 20 milioni di euro, il finanziere ammette: "Facevo il segnalatore"

In tribunale l'ex appartenente delle fiamme gialle: "Ho violato le banche dati per amicizia"

Amicizie borderline nate a seguito di verifiche fiscali da lui stesso compiute grazie al suo ruolo nelle fiamme gialle, le violazioni alle banche dati per gli ‘amici’ coimputati, la presenza sempre costante per le società rivelatisi ‘cartiere’, la speranza di ottenere incarichi di consulenza ben retribuiti.

E’ quanto emerso dall’escussione del maresciallo in congedo della Guardia di Finanza Luigi Cestrone resa nel corso dell'udienza celebrata dinanzi al collegio della Terza Sezione presieduta dal giudice Francesco Rugarli (a latere Giuseppe Meccariello e Anna Sofia Sellitto) nel processo sulle frodi fiscali ai danni dello Stato. Oltre al finanziere di San Prisco sono finiti sotto processo Carlo Sales, 67 anni di Napoli; Danilo Sales, 35 anni di Napoli; Marco Ziccardi, 56 anni di Avellino; Alejandro Fabian Rascio, argentino di 64 anni; Giuseppe Dello Iacono, 77 anni di Napoli; Raffaele Perrino, 57 anni di San Prisco (quest’ultimo accusato di accesso abusivo al sistema informatico) accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, truffa ai danni dello Stato, riciclaggio, fatture per operazioni inesistenti, falsità in bilancio.

Il finanziere ha spiegato al sostituto procuratore Alessandra Converso i suoi legami con i coimputati e le teste di legno a capo delle società finite nel mirino degli inquirenti evidenziando che non gli era stata affidata la gestione di fatto di alcune società utilizzate per realizzare il sistema di frode. “Mi sono limitato a segnalare il notaio e a presentare a Carlo Sales quella che poi sarebbe diventata l'amministratrice della società. L’ho seguita in tutto l’iter per la cessione di quote, non ero a capo di nessuna società. Mi sono limitato a fare il segnalatore". Una versione dei fatti che ha creato non poco scetticismo nel pm in particolar modo perché i suoi ‘protetti’ continuavano a far capo al finanziere per la gestione della società fittizia.

Dubbia a parere della Procura è la natura dei rapporti di amicizia che il finanziere in congedo, prima in servizio a Marcianise, avrebbe intrattenuto con alcuni coimputati quali Carlo Sales o Marco Ziccardi conosciuti all’esito di verifiche fiscali compiute presso le società dove gli stessi erano consulenti. Amicizie che lo hanno portato a violare banche dati come nel caso di Perrino per il quale faceva anche da intermediario per la compravendita di auto dietro compenso extra di 2000 euro. “Il mio errore è stato fare verifiche che sapevo che non dovevo fare”, ha ammesso l’imputato che ha poi chiarito al pm Converso che il suo operato era “votato alla speranza di ottenere un incarico di consulenza da Carlo Sales, che non è mai arrivato ed io mi sono allontanato da loro”.

Ennesima ricostruzione che ha lasciato non poche perplessità nello stesso collegio. Grazie ad una complessa indagine di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria svolta, sotto la direzione di magistrati della Procura partenopea, da militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Caserta e da personale dell’Agenzia delle Dogane di Napoli, è stato possibile individuare e ricostruire un articolato meccanismo fraudolento attraverso cui le società inserite nel circuito dell’organizzazione erano in grado di conseguire indebitamente ingenti evasioni e risparmi di imposta.

L’indagine scaturí da una verifica ai fini iva nei confronti di una società operante nel commercio di prodotti elettronici, proseguita mediante intercettazioni sia telefoniche che ambientali furono acquisiti dati ed elementi che permettevano di accertare la commissione da parte dell’associazione composta da professionisti e consulenti contabili, imprenditori compiacenti e amministratori formali e/o teste di legno, di plurime frodi fiscali operate attraverso l’emissione e l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti, nonché l’utilizzo dello schema tipico delle c.d. frodi carosello, ovvero, lo sfruttamento del sistema del "reverse charge" utilizzando delle società fittizie (cd. cartiere), interposte all'interno di un'operazione commerciale, al fine di far sorgere un diritto (in realtà inesistente) a detrarre l'Iva sugli acquisti e far ricadere, invece, l’onere tributario sulle citate società cartiere che non versavano nulla all’erario. Venne, inoltre, rilevato il ricorso ad indebite compensazioni di imposta attraverso l’utilizzo di crediti in realtà inesistenti. In tale contesto, emerse che l’organizzazione, per attribuire parvenza di regolarità contabile e fiscale alle sottostanti operazioni commerciali e finanziarie, si avvaleva dell’ausilio di consulenti fiscali e commercialisti, nonché del maresciallo della Guardia di Finanza, in congedo Luigi Cestrone.

In particolare, mentre i professionisti si occupavano di pianificare le operazioni soggettivamente e/o oggettivamente inesistenti attraverso l’utilizzo di società di comodo, il finanziere provvedeva, insieme ad altri membri del sodalizio, sia al reclutamento delle c.d. teste di legno cui intestare fiduciariamente le società di comodo sia a tutti gli adempimenti necessari alla realizzazione delle fittizie operazioni commerciali. Grazie a tale meccanismo, le società coinvolte hanno potuto usufruire di ingenti risparmi d’imposta, realizzando proventi illeciti da evasione fiscale per oltre 20 milioni di euro. Si torna in aula a gennaio per l’escussione dei testi della difesa. Nel collegio difensivo sono impegnati tra gli altri gli avvocati Giuseppe Stellato, Gaetano Balice, Francesco Picca, Paola Tafuro, Giambattista Vignola.

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