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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Grazzanise

Finte assunzioni per l'indennità di disoccupazione: 29 condanne

Gli imputati sono stati condannati per truffa tentata e aggravata. I dipendenti, fittiziamente assunti in call center, venivano licenziati appena maturato il sostegno economico

Ventinove condanne per tentata truffa e truffa aggravata e altrettante assoluzioni dal reato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. È quanto disposto dal giudice monocratico Giuseppe Meccariello del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti di 29 persone coinvolte nell'inchiesta dei carabinieri della Stazione di Grazzanise su coordinamento della Procura sammaritana poiché ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dell’INPS.

Condanna ad un anno di reclusione per Francesca Carusone, Pasquale Nato, Giovanni Campopiano, Rosalba Covato, Mattia Cipriano, Carmine Bello; 9 mesi di reclusione per Gaetano Talmente, Filomena Montano; Condanna ad uno e due mesi di reclusione per Crescenzo Bello, Maddalena Piscitelli; 5 mesi di reclusione per Alberto Grimaldi, Clementina Piscitelli, Maria Romano, Francesca Daniele; 3 mesi di reclusione per Tommaso Perfetta, Antonio Rotondo, Pamela Rotondo, Mario Bizzocco, Erminio Crispino, Roberto Della Guardia, Iolanda Di Caterino, Gaetano Tuccillo, Angela Antuono, Maria Piscitelli, Angela Vessella, Dayana Di Dato, Felicia Rotondo, Rosa Nuzzo Esposito, Vincenzo Ferrara. Assoluzione per i 29 imputati dal reato di truffa per il conseguimento di erogazione pubbliche. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Paolo Raimondo, Angelo Raucci, Generoso Grasso, Giuseppe Stellato, Enzo Domenico Spina, Alfonsina Pifferto.

L'articolata indagine, condotta dai carabinieri della Stazione di Grazzanise e coordinata dalla Procura, consentì di disvelare un sofisticato meccanismo truffaldino fondante sulla fittizia costituzione di imprese, in realtà inesistenti, presso le quali risultavano - contrariamente al vero - assunti lavoratori poi licenziati. L’attività di indagine ha consentito di accertare che, per conseguire l'illecito guadagno, vennero create 5 false agenzie di call center presso cui risultavano assunti, fittiziamente, 96 lavoratori.

Grazie al tale artificio fraudolento, il decorso - sia pure fittizio - di un periodo di tempo, quale lavoratore assunto alle dipendenze dell'impresa, era sufficiente a far maturare l'indennità di sostegno alla disoccupazione. Era questo l'illecito profitto, costituente, successivamente, l'oggetto della spartizione fra i sodali dediti alla commissione dei fatti.

L'attività d'indagine, condotta dal dicembre del 2015 all'aprile del 2017, si sviluppò  mediante attività di intercettazione telefonica ed ambientale, acquisizione di copiosa documentazione, sequestro degli smartphone in uso ad alcuni degli indagati, analisi informatica di tali dispositivi, nonché attraverso servizi di osservazione e pedinamento, che hanno consentito di raccogliere un solido compendio indiziario a carico degli odierni indagati.
In particolare è stata accertata l'operatività nella provincia di Caserta di un sodalizio criminale dedito alla commissione di una serie indeterminata di episodi di truffa ai danni dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), eseguiti facendo risultare come operativi agenzie pubblicitarie e call center -in realtà inesistenti- intestati a "teste di legno", nonché nell'assumere, sempre fittiziamente, falsi lavoratori, per poi licenziarli, decorso un periodo di tempo sufficiente alla percezione dell'indennità di disoccupazione.

Nel corso di tale periodo, per rendere verosimile il rapporto di lavoro e raggirare i pubblici funzionari, gli imputati inviavano all’INPS le previste comunicazioni e i contributi finché, licenziati i falsi lavoratori, venivano presentate a loro nome le richieste di erogazione del sussidio di disoccupazione (NASPI) presso la sede INPS di Caserta.

Il gruppo criminale si procurava così un ingiusto profitto con pari danno per l'Ente pubblico, consistito nelle somme di denaro erogate dall'INPS in favore dei falsi lavoratori richiedenti, a titolo di indennità di sostegno alla disoccupazione, somme che venivano accreditate su conti correnti intestati ai dipendenti stessi, dei quali alcuni imputati detenevano la carta elettronica (solitamente una "Postepay Evolution"), che consentiva di prelevare il denaro, denaro che veniva poi ripartito tra gli associati, gli intestatari delle ditte fittizie ed i falsi dipendenti.

Dopo un periodo sufficiente a percepire il previsto sussidio, i lavoratori venivano licenziati e veniva richiesta l'indennità di sostegno alla disoccupazione. La somma effettivamente erogata dall'INPS ammonta a 48mila euro circa, mentre il danno potenziale, che è stato scongiurato, ammontava a circa 328mila euro.

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