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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Agenti assolti per le torture in carcere, il gup non crede al comandante: "Inattendibile"

Per D'Angelo la versione fornita da Manganelli per "ingraziarsi la pubblica accusa. Si è lavato le mani lasciando i detenuti in balia dei propri aguzzini"

L'ex comandante della polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere Gaetano Manganelli lo aveva accusato ma per il giudice è 'inattendibile'.

Le motivazioni

Si legge nelle motivazioni della sentenza del gup Pasquale D'Angelo che ha assolto, all'esito del giudizio con abbreviato, gli agenti Angelo Di Costanzo (difeso dagli avvocati Mauro Iodice e Massimiliano Di Fuccia) e Vittorio Vinciguerra (difeso dall'avvocato Gerardo Marrocco), entrambi coinvolti nella maxi inchiesta sulla rappresaglia avvenuta il 6 aprile del 2020, ed assolti dai gup. Di Costanzo era stato accusato da Manganelli (a processo con l'ordinario) che dalla visione dei video lo aveva riconosciuto come responsabile di alcune condotte violente. 

Per il giudice, però, l'ex comandante non sarebbe credibile. "E' arduo affibbiare allo stesso (Manganelli nda) una patente di credibilità", scrive il giudice secondo il quale "non può escludersi che le dichiarazioni del Manganelli siano state rese con finalità non del tutto disinteressate apparendo le stesse, al contrario, volte ad allontanare da sé gli addebiti contestati e magari ingraziarsi la benevolenza della pubblica accusa anche correndo il rischio di accusare una persona innocente".

Il cambio di versione del comandante

Inoltre, Manganelli in sede di interrogatorio di garanzia pone dubbi sul riconoscimento di Di Costanzo - "La fisionimia... non sono certo però" - cambiando registro successivamente ed accusando Di Costanzo. 

"Se ne è lavato le mani"

Manganelli - come ha confermato anche in sede di interrogatorio - non ha partecipato materialmente alla perquisizione straordinaria ma ne sarebbe stato a conoscenza. Al riguardo, si evidenzia nelle motivazioni, avrebbe rivolto al provveditore Antonio Fullone la richiesta di "fare uso di scudi e manganelli".

Per il giudice D'Angelo l'ex comandante si sarebbe trovato "nell'ingrato ruolo di chi non voleva sottrarsi ai diktat di Fullone per non screditarsi ai suoi occhi ma che, contemporaneamente, non voleva comparire personalmente, decidendo così di lavarsi le mani, lasciando i detenuti in balia dei loro aguzzini". 

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