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Cronaca Pignataro Maggiore

La strategia del terrore del figlio del boss: agguati e pestaggi per ‘sconfinare’

Una bomba sotto casa del rivale, poi colpi di pistola e 6 auto incendiate

Otto raid violenti in cinque mesi, il tutto per tentare di conquistare la piazza di spaccio di Capua. E’ la strategia del terrore che era stata organizzata da Raffaele Antonio Ligato, figlio del boss ergastolano di Pignataro Maggiore Raffaele, raggiunto martedì mattina da una nuova ordinanza di custodia cautelare. Le indagini del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Caserta guidati dal tenente colonnello Nicola Mirante hanno permesso di ricostruire diversi episodi molto violenti che hanno dimostrato la volontà del gruppo di Pignataro di conquistare anche Capua. E per farlo non avevano paura di utilizzare le maniere forti. 

Il primo raid è stato è stato messo a segno il 18 ottobre 2016, quando, in via Berezza, venne incendiata la Fiat Punto di un ragazzo considerato dagli inquirenti uno spacciatore di Capua. Un segnale che, però, non è stato capito dalle ‘vittime’. E così il 17 dicembre si torna ad usare la violenza: stavolta in via Scarano viene piazzata una bomba e sparati 5 colpi di fucile contro la casa di un altro spacciatore; passano quattro giorni ed il 21 dicembre viene aggredito il figlio della compagna dello spacciatore in via Duomo: picchiato con un bastone di ferro, gli viene anche danneggiata anche la Smart. Nella stessa sera, un altro parente di C.M., viene aggredito nei pressi della Villa Comunale di Capua e perde i sensi.

L’anno violento si conclude il 28 gennaio, con l’incendio di una Alfa Romeo di proprietà del suocero dello stesso spacciatore. La pausa nel nuovo anno dura poco. Il 20 gennaio 2017, in via Corte della Bagliva, c’è un’aggressione con mazze e la distruzione del finestrino dell'auto con a bordo due persone (lo spacciatore ed il fratello). I due, feriti, vengono portati portati in ospedale. Il 22 marzo un’altra automobile incendiata, una Bmw data alle fiamme. Ma non è l’ultima. Anzi. Il 24 marzo, appena 48 ore dopo, viene appiccato l’incendio ad un’altra vettura (una Fiat 600 di proprietà sempre di un parente dello spacciatore) che coinvolte altre due auto (una Daewoo Matiz ed un’altra Fiat 600). 

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