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Cronaca Maddaloni

La droga della ndrangheta: coinvolto un 30enne casertano

D'Aiello in contatto con il boss Spada riforniva di stupefacenti la banda dello spaccio

C'è anche il maddalonese Giuseppe D'Aiello, 30 anni, nella maxi operazione antidroga condotta dai carabinieri di Milano sullo spaccio targato ndrangheta in diversi comuni tra la Lombardia, il Piemonte, l'Emilia Romagna e la Liguria. Complessivamente sono stati 23 gli arresti e oltre 300 i chili di droga sequestrata nel blitz messo a segno nelle province di Milano, Como, Monza e Brianza, Novara, Reggio Emilia, Savona, Torino e Varese.

I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Milano, nei confronti di 23 italiani, di cui 16 in carcere, 6 agli arresti domiciliari e una all’obbligo di presentazione alla pg, ritenuti responsabili a vario titolo di cessione di sostanze stupefacenti, ricettazione, porto illegale di armi comuni da sparo, detenzione abusiva di armi e munizioni e intestazione fittizia di beni.

Le indagini, spiegano gli investigatori, hanno consentito di individuare gruppi criminali ben organizzati, divisi in 'batteriè, che si rifornivano di cocaina da soggetti di origine calabrese contigui alla 'ndrangheta, oltre che di hashish e marijuana dalla Spagna e da cittadini nordafricani operanti a Milano e hinterland. L'inchiesta dei militari dell'Arma ha svelato una rete di traffico di stupefacenti al cui vertice c'era Antonio Agresta, già condannato per associazione a delinquere: originario di Platì, nel Reggino, che era considerato il capo della società di Volpiano, a Torino.

La redistribuzione dello stupefacente agli acquirenti, anche a domicilio, avveniva in Lombardia, Piemonte e Liguria. Oltre ai 23 arresti eseguiti dai carabinieri di Milano nell’ambito dell’indagine "The Hole", è stato disposto il sequestro del centro estetico "Beauty Center" di Cerro Maggiore, in provincia di Milano, che le intercettazioni e gli appostamenti hanno dimostrato essere la base degli incontri per la gestione degli affari di droga tra i vari trafficanti.

Il locale risulta ufficialmente intestato a Mattia Peitavino, ma si tratterebbe di un prestanome per conto di Massimo Rosi, trafficante arrestato il 9 maggio 2016 in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare del tribunale di Busto Arsizio. Lì si sono incontrati in più occasioni i cugini Domenico e Antonio Barbaro (dell’omonimo clan di 'ndrangheta), attivi soprattutto nella zona di Cesano Boscone. Erano loro il collegamento con Antonio Agresta.

I militari del comando provinciale di Milano hanno preso Agresta nel suo appartamento di Volpiano, e attualmente stava scontando una misura alternativa che gli consentiva di restare fuori dal carcere. Questo gli permetteva di gestire con maggiore facilità i suoi traffici di droga con i Barbaro dal Marocco con stoccaggio nei magazzini spagnoli di Durcal.

Altro canale di approvvigionamento di droga di Michele Antonino era Giuseppe D’Aiello, trafficante 30enne di Maddaloni che era in contatto con Alan Spada, boss che dal carcere reggeva le fila del campo nomadi di via Negrotto attraverso la madre Teresa Sainovich.

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