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Cronaca Riardo

Rivelazione shock in tribunale: "Spacciavo droga per curare la moglie malata"

Montone ammette le proprie responsabilità: "Ho finito i soldi e non potevo mettermi a rubare"

Si è dichiarato colpevole Giuseppe Montone per lo spaccio di droga tra Riardo e Rocchetta e Croce. Colpevole di "vendere la droga per pagare le cure per mia moglie malata". E' questa la giustificazione utilizzata dall'uomo nel corso del suo esame per il processo nato dall'operazione Colleoppio.

Dieci le persone finite sul banco degli imputati dinanzi al collegio presieduto dal giudice Rugarli del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Alla sbarra ci sono: Michael Cortellessa, Giuseppe Montone, Paolo Montone, Nunzia Maria Schioppa, Valentino Palladino, Marco Ursillo, Leonida Fargnoli, Alessandra Abbadia, Michel De Maio ed Antonella Martino.

Nel corso dell'udienza di oggi sono proseguiti gli esami degli imputati con Giuseppe Montone che ha risposto alle domande del giudice (mentre Nunzia Schioppa si è limitata a spontanee dichiarazioni). "Mi dichiaro colpevole - ha detto Montone - perchè nel 2013 ero in difficoltà ed ho venduto quelche pezzettino di cocaina e marijuana. Avevo un bar a Riardo ed una pizzeria a Rocchetta e Croce in quel periodo. Mia moglie era malata di cirrosi epatica genetica. Fino al 2013 sono riuscito a curarla ma poi ho finito i soldi. La pizzeria non andava bene, a rubare non so farlo e per questo ho pensato che vendendo la droga potevo continuare a curarla".

Montone ha fornito anche dettagli su dove acquistava lo stupefacente: "Prima a Castel Volturno poi a Melito, nei pressi di un supermercato". E sulle sostanze da taglio trovate a casa sua: "Erano medicinali che mettevo nel latte del nipotino che soffriva di stitichezza". 

Il processo si è riaggiornato alla metà di giugno.  Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Ciro Balbo, Fabio Della Corte e Vincenzo Cortellessa.

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