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Cronaca Marcianise

31 ARRESTI L'inchiesta nata da una rissa tra spacciatori

L'aggressione subita da un pusher agli arresti domiciliari fa partire la maxi retata dei carabinieri

La maxi inchiesta che ha portato a 40 misure cautelari nei confronti di esponenti del clan Belforte e Piccolo-Letizia di Marcianise per traffico di droga è nata da una lite finita in rissa tra piccoli spacciatori. È quanto emerge dall’indagine della procura antimafia di Napoli, svolta dai carabinieri della Compagnia di Marcianise.

A far finire in carcere i capi dell’organizzazione (Aniello Bruno, Giovanni Pontillo e Primo Letizia) è stata infatti una indagine partita da un caso ‘marginale’. Nell’aprile 2014 Angelo Z., ritenuto dai carabinieri legato ad attività di spaccio proprio a Marcianise, si rendeva responsabile di minacce nei confronti di Federico P. a causa di un debito di 50 euro.

Dall’indagine dei carabinieri emerge come il debito, che ammontava inizialmente a 100 euro, era stato contratto per l’acquisto di marijuana effettuato dal pusher Giuseppe S., arrestato dai militari di Marcianise per vicende legato allo spaccio di stupefacenti nel marzo 2014. Pochi mesi dopo, a luglio, lo spacciatore viene sottoposto agli arresti domiciliari, e nella sua abitazione viene aggredito e costretto a ricorrere alle cure dei medici presso il pronto soccorso dell’ospedale di Maddaloni.

Pochi giorni dopo la violenza, Giuseppe S. sporge denuncia nei confronti di Angelo Z., che viene indicato come responsabile dell’aggressione. Il pusher spiega ai carabinieri di esser stato aggredito perché aveva richiesto aiuto economico ad Angelo Z. per fae fronte alle spese legali sostenute dopo l’arresto di marzo. Una richiesta negata, con il suo aggressore che gli imputa anche la perdita degli introiti illeciti derivanti dall’attività di spaccio. È a quel punto che la procura di Santa Maria Capua Vetere, ritenuta fondata l’ipotesi di coinvolgimento di Angelo Z. nelle attività di spaccio, delega i carabinieri ad intercettare la sua utenza telefonica.

Attraverso l’ascolto delle conversazioni intercettate, la procura dà inizia ad una progressiva ricostruzione di un reticolato criminale composto da numerosi soggetti dediti allo spaccio nei comuni di Marcianise e Capodrise, attività gestita in regime di “monopolio” imposto anche grazie alla caratura delinquenziale di tipo mafioso di alcuni componenti di spicco, come i capi del sodalizio criminale Aniello Bruno, Giovanni Pontillo e Primo Letizia.

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