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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Felice a Cancello

Alfano testimone in aula conferma le pressioni del sindaco

Il sottosegretario: “Voleva che spostassi i carabinieri perché facevano troppi controlli in Comune”

Il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano ha deposto in qualità di teste al processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico dell'ex sindaco di San Felice a Cancello, Pasquale De Lucia, imputato per associazione a delinquere, corruzione e altri reati insieme a Rita Di Giunta, ex amministratore delegato di Terra di Lavoro Spa, società di proprietà della Provincia di Caserta, e a numerosi ex consiglieri comunali, funzionari pubblici e imprenditori di San Felice.

Alfano ha sostanzialmente confermato in aula quanto emerso nel corso delle indagini della Procura Della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, culminate nel settembre 2016 con la carcerazione di De Lucia e altre sette persone (per altri 13 indagati furono disposti gli arresti domiciliari).

"De Lucia venne da me con la Di Giunta - ha raccontato l'esponente del Governo Gentiloni - chiedendomi di intervenire presso due carabinieri che lo pressavano e che erano sempre in Comune ad indagare rallentando così la macchina amministrativa". Nell'inchiesta restò indagato anche il comandante della stazione dell'Arma di San Felice, Fraiese.

Per l'accusa, dopo il "pressing" di De Lucia su Alfano, episodio che provocò "fastidio" al Sottosegretario, De Lucia sarebbe stato isolato da Alternativa Popolare nella corsa alle elezioni regionali del 2015 tanto da non essere eletto. Una ricostruzione che l'avvocato di De Lucia, Federico Simoncelli, ha cercato di smontare chiedendo ad Alfano dei numerosi incontri avuti con l'allora sindaco di San Felice a Cancello nel periodo precedente alle Regionali. Il Sottosegretario ha confermato di aver incontrato parecchie volte De Lucia.

L'inchiesta travolse il Comune di San Felice a Cancello; con l'ex sindaco e la Di Giunta furono infatti arrestati tra gli altri il vice-sindaco, il Comandante della Polizia Municipale, consiglieri comunali, oltre ad imprenditori che, secondo l'accusa, avrebbero pagato tangenti alla "cricca" capeggiata da De Lucia per avere licenze edilizie o appalti, soprattutto nel settore della raccolta dei rifiuti.

Rilevante la figura della Di Giunta, che al momento degli arresti, oltre ad essere Ad di Terra di Lavoro spa, era tesoriere della Fondazione "Campania Futura", il movimento politico creato dal sindaco De Lucia. Un personaggio la cui rilevanza è emersa con forza anche nell'ulteriore inchiesta che nel gennaio scorso ha portato al secondo arresto di De Lucia e della stessa Di Giunta; nel mirino della Procura Antimafia, e non di quella ordinaria come nell'indagine del settembre 2016, un altro giro di appalti comunali pilotati, finiti però questa volta alle ditte vicine al clan dei Casalesi. Qualche mese dopo l'indagine, nel maggio scorso, il Comune è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche.

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