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Cronaca Casapesenna

Sesso orale e rosari: il racconto shock di una ragazza su don Michele Barone

Le vittime confessano in tribunale: "Mi sentivo in colpa perché lo tentavo"

Si sentiva in colpa per averlo indotto in tentazione la ragazza di Caserta costretta ad avere rapporti orali con don Michele Barone, il prete del Tempio di Casapesenna arrestato a febbraio per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale. 

Stamattina al tribunale di Santa Maria Capua Vetere si sono conclusi gli incidenti probatori delle vittime delle violenze carnali. Le due ragazze, in collegamento dall'aula protetta, sono state interrogate, con il filtro del giudice Ivana Salvatore, dai pubblici ministeri e dagli avvocati difensori degli indagati (Carlo Taormina, Carlo De Stavola e Giuseppe Stellato) e quelli di parte (Rossella Calabritto che difende una delle due). Hanno retto i racconti riferiti nella prima ordinanza di custodia cautelare con le ragazze che hanno confermato la loro versione dei fatti.

In particolare la giovane, di Caserta, che ha subito tre rapporti orali con il sacerdote (oggi sospeso) ha spiegato di essere suggestionata dal fatto che don Michele guarisse le persone. Per questo dopo gli episodi - avvenuti prima in nave, poi in un hotel di Medjugorie durante un pellegrinaggio ed infine presso la Cappellina (in questa circostanza il prete tentò anche un rapporto anale) - si colpevolizzava. In particolare dopo l'ultimo rapporto sarebbe stato lo stesso sacerdote a scusarsi con lei spiegando che il diavolo tentava anche lui. Una "tentazione" che fu espiata recitando una "coroncina" (un rosario) insieme.

Per quanto accaduto la ragazza si sentiva in colpa, per aver attirato in tentazione il prete e per questo preferì non andare più da sola da don Michele Barone, dove continuava a confessarsi, però, durante le celebrazioni pubbliche.

L'altra ragazza, di Maddaloni, invece, ha confermato i palpeggiamenti al seno ed ai glutei legati principalmente ai riti esorcisti praticati da don Barone su di lei. Riti che, secondo quanto riferito da don Carlo Aversano (l'unico della diocesi di Aversa autorizzato dal Vaticano a praticare esorcismi) ai magistrati della Procura sammaritana, non prevedono il contatto fisico tra il posseduto e l'esorcista. 

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