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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Famiglia Setola nel lusso tra mobili pregiati e vasca idromassaggio. Sequestro dopo condanna per duplice omicidio

Uno zero in più in una dichiarazione dei redditi accende i riflettori della Procura. Gli immobili intestati alla figlia ed alla suocera del killer dei Casalesi

Ville abusive di cui una costruita in stile Scarface ed un'altra in soli 9 mesi. Un patrimonio 'occulto' distratto attraverso manovre elusive e l'avvio delle indagini patrimoniali grazie ad un errore economico materiale di uno "zero" in più. Sono i retroscena del sequestro dei beni al killer del clan dei Casalesi Giuseppe Setola, eseguito dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, resi noti nel corso della conferenza stampa tenutesi presso il palazzo di giustizia sammaritano.

I militari hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di due beni immobili a Casal di Principe, riconducibili al capo dell'ala stragista del clan, il cui acquisto si ritiene sia avvenuto, reimpiegando il denaro derivante dalle attività criminali poste in essere da Setola.Tale provvedimento patrimoniale è stato emesso dalla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, in seguito alla condanna definitiva all'ergastolo per Setola in relazione al duplice omicidio di Nicola Baldascino e Antonio Pompa consumatosi il 31 ottobre 1997 in piazza Croce a Casal di Principe. Delitto di sangue consumatosi nell'ambito di una faida interna al clan dei Casalesi ed eseguito da Giuseppe Setola su ordine di Francesco Bidognetti, che freddò i due affiliati al clan rivale con dei colpi di pistola calibro 9X21. 

Si tratta di due ville prospicienti in via Fellini a Casal di Principe di cui una di 340 metri quadrati suddivisa su due livelli arredata in stile Scarface - tra mobili di pregio e vasca idromassaggio in marmo - ed occupata dalla figlia di Giuseppe Setola e Stefania Martinelli (ex moglie di Setola), Rosaria Setola, di 25 anni, e dalla suocera di Setola, Rosa Martino di 80 anni. L'altra villa è di 150 metri quadrati rifinita ma non abitata e dagli accertamenti dei carabinieri grazie alle immagini satellitari, è risultata essere stata costruita in soli 9 mesi. I due beni immobili sono risultati essere abusivi e sfuggiti dal computo dei beni sequestrati a Giuseppe Setola all'esito di una misura di prevenzione patrimoniale emessa nel gennaio 2009.

"Questa Procura ha competenza specifica di curare l'esecuzione dei giudicati penali e per tale motivo operando sulla sentenza di condanna in via definitiva di Setola per il duplice omicidio consumatosi nel 1997 per il rafforzamento del clan dei Casalesi ha continuato a fare accertamenti dopo il passato in giudicato nel 2021 in particolar modo sulla consistenza patrimoniale di Setola ed una volta dimostrata la sproporzione tra i patrimoni accertati e le capacità reddituali abbiamo chiesto al giudice dell'esecuzione competente ovvero la Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere il sequestro dei beni immobili - ha spiegato il procuratore aggiunto Antonio D'Amato che ha coordinato le indagini aggiungendo - si tratta di una attività che è servita per dare un messaggio culturale ai cittadini onesti e verso coloro che scelgono la strada della criminalità organizzata". 

Le indagini dei carabinieri sono stati avviate grazie ad un sostanziale errore economico nella trascrizione di un documento da parte delle occupanti temporanee dei beni immobili in merito alla loro capacità contributiva/reddituale allo stato odierno e all'epoca, nel 1997, dell'acquisto dei terreni presumibilmente edificabili dove sono state poi state realizzate le ville. Il sospetto degli inquirenti è nato per uno zero in più in una dichiarazione reddituale non giustificata dalla situazione patrimoniale delle intestatarie fittizie dei beni. Altresì dalle manovre elusive di distrazione del patrimonio 'occulto' grazie al quale è stato possibile la realizzazione degli immobili. Gli investigatori sono partiti dalla mole di documenti patrimoniali e reddituali dei familiari del killer di Casalesi fornito dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Direzione Nazionale Antimafia. Dallo spulcio di documenti e grazie all'errore economico materiale sono riusciti a risalire alla riconducibilità fittizia delle intestatarie (al vaglio della Dda l'iscrizione nel registro degli indagati per intestazione fittizia di beni con l'aggravante dell'agevolazione mafiosa) ed al reimpiego illecito dei proventi del clan nell'acquisto dei beni.

"I risultati arrivano solo se c'è un rapporto sinergico tra tutti i presidi di legalità operanti sul territorio - ha spiegato il Procuratore Capo Pierpaolo Bruni - questa brillante operazione è stata resa possibile grazie all'utilizzo di efficaci strumenti di repressione e prevenzione patrimoniale utilizzati nell'ambito del protocollo di coordinamento investigativo siglato dalla Procura Nazionale Antimafia, dalle Procure Distrettuale Antimafia, dalle 7 Procure del Distretto di Napoli sotto l'egida della Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli".

Ora il provvedimento sarà discusso in Assise. Tra i difensori impegnati figurano gli avvocati Mario Griffo e Paolo Di Furia. 

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