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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Seviziata in casa, la vittima ritratta: “L'ho inventato perché volevo farli arrestare”

La testimonianza della donna ribalta lo scenario del processo

“Il sequestro di persona? Me lo sono invitato perché volevo farli arrestare”. E’ una testimonianza importante che cambia gli scenari del processo che vede imputate tre persone di Caserta, tutte imparentate tra di loro, con un altro iter giudiziario stralciato a carico dell’ex convivente. A parlare è colei che ha denunciato le sevizie subite ed il sequestro di persona, ma che oggi davanti ai giudici della Seconda Sezione Collegio A del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha dato una versione in gran parte differente. Perché se da un lato ha confermato alcune aggressioni subite, ha rimodulato (o in parte cancellato) le denunce più gravi. In primis quella relativa al fatto di essere stata legata al letto con un cavo elettrico (sequestro di persona) e poi di essere stata colpita con un forchettone e con un coltello. Una discrasia (se non proprio un cambio di versione) che sarebbe collegato ad una sorta di vendetta che la donna voleva tentare nei confronti del suo compagno e dei suoi familiari al termine di litigi, ma dettati anche da precarie condizioni di salute. Che potranno essere attestate (o smentite, nel caso) dai medici dell’Asl di Caserta ed Aversa che saranno chiamati a testimoniare nelle prossime settimane su richiesta degli avvocati difensori degli imputati Dario Pepe e Pierluigi Grassi.

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