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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Sparanise

Tar conferma lo scioglimento per camorra: "Consolidati rapporti tra amministratori e criminalità"

Bocciato il ricorso del sindaco Martiello contro il provvedimento del presidente della Repubblica: "Pericolo concreto di infiltrazioni"

Il Tar Lazio conferma lo scioglimento del consiglio comunale di Sparanise per infiltrazioni camorristiche. La prima sezione, presidente Antonino Savo Amodio, ha respinto il ricorso dell'ex sindaco Salvatore Martiello che aveva impugnato il decreto del presidente della Repubblica del 19 dicembre 2022 con cui era stato disposto lo scioglimento del consiglio comunale. 

In particolare, Martiello ha evidenziato la non sussistenza di elementi di cointeressenza tra "l’amministrazione comunale e Pasquale Capriglione ed il clan Papa", cioè gli elementi principali "alla base del provvedimento gravato". Secondo la prospettazione dell'ex sindaco, infatti, sarebbe stato lui stesso a denunciare il coordinatore dell'Ambito C9 insieme a Capriglione in relazione ad alcuni affidamenti effettuati in favore delle coop gestite dall'imprenditore per quasi 300mila euro. Nel suo ricorso, Martiello ha anche contestato l'insussistenza della sua presunta "pregnante ingerenza" sull'ambito territoriale. 

Doglianze che per i giudici sono da considerarsi "infondate". "I numerosi elementi riportati nelle relazioni a sostegno dell’esistenza di un condizionamento dell’apparato amministrativo del Comune da parte di soggetti collegati alla criminalità locale - si legge nelle motivazioni - evidenziano un quadro probatorio ampiamente idoneo a supportare le determinazioni impugnate". 

La relazione del prefetto, poi recepita dal provvedimento di scioglimento, "ha riportato una serie di vicende significative in ordine all’esistenza di consolidati rapporti di cointeressenza tra gli amministratori del Comune e soggetti collegati alla locale criminalità organizzata", si legge ancora nel verdetto.

Inoltre, "nelle relazioni poste a fondamento del provvedimento di scioglimento non sono stati solo gli aspetti di rilevanza penale ad essere stati stigmatizzati, ma anche la tendenza dell'attività degli organi politici a non porre in essere ciò che era loro compito nel dare luogo ad un'opera di vigilanza e controllo dell'apparato burocratico, al fine di evitare ingerenze da parte della criminalità organizzata", proseguono. 

I giudici hanno sottolineato "contatti ripetuti e collegati alle scelte" dell'amministrazione comunale "con soggetti appartenenti alla criminalità locale". Elementi che integrano i presupposti di "concretezza, univocità e rilevanza" necessari per lo scioglimento del consiglio comunale per evitare il rischio di infiltrazioni. 

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