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Cronaca Casal di Principe

"I soldi di Zagaria e tre boss agli imprenditori in difficoltà economiche"

Le dichiarazioni di Nicola Schiavone nel processo per usura a 6 esponenti del clan

I soldi di Michele Zagaria reimpiegati nelle attività usuraie di Ferdinando Graziano. E' questa la circostanza che emerge dalle dichiarazioni di Nicola Schiavone depositate dal pubblico ministero della Dda Graziella Arlomede nel processo che vede alla sbarra, oltre a Graziano, Gabriele e L. B. (quest'ultimo accusato solo di riciclaggio), Nicola Pezone, Gennaro Sfoco ed Onesto Iommelli, accusati a vario titolo di usura.

Schiavone nel corso di un interrogatorio reso ai magistrati lo scorso 13 novembre ha parlato proprio di Ferdinando Graziano, detto Nandino i Galeone, che "esercita l'attività di usuraio in Aversa ed è considerato uno dei più grossi - ha detto Schiavone - Lo stesso impegnava il denaro di Michele Zagaria, di Antonio Basco detto Pagliarone, di Oreste Basco e Pasquale Pagano, prima legati a Giuseppe Caterino e successivamente affiliati a Michele Zagaria. Il Graziano - prosegue Sandokan jr. - aveva un giro di denaro da fornire denaro agli altri usurai del circondario quali Gennaro Sfoco, detto o' Setacciaro, tale Fell Arrust di Aversa, socio nell'attività usuraia di Salvatore Di Puorto, Pasquale Coppola, detto Pantaniello, Brusciano Giulio". 

Poi Schiavone prosegue spiegando come Graziano "aveva un giro di affari tale che gli consentiva di finanziare quasi esclusivamente imprenditori in difficoltà o comunque imprenditori che avevano bisogno di liquidità, non aveva tra i suoi clienti padri di famiglia o comunque soggetti che avevano bisogno di piccole somme per affrontare spese che, per quanto eccezionali definierei correnti nella gestione di una famiglia. Graziano - conclude Nicola Schiavone - Era proprietario di un capannone in Teverola la cui storia in questo momento mi sfugge, all'interno del quale operava un cantiere nautico". 

Adesso il giudice Rosetta Stravino dovrà decidere se ascoltare o meno Schiavone in aula nell'udienza in programma poco prima di Natale. Un'integrazione di prove chiesta dalla Dda legata al contributo fornito dal neo collaboratore di giustizia Schiavone che arriva quasi al termine del processo. Secondo l'accusa gli imputati avrebbero prestato soldi ad alcuni imprenditori, costituitisi parte civile con l'avvocato Gianni Zara, con tassi di interesse tra il 5 ed il 10%. Dazioni che tra il 2004 ed il 2010 sono arrivate alla somma di 1 milione e 200mila euro di cui ne sono stati restituiti 1,7 milioni. Nel collegio difensivo è impegnato, tra gli altri, l'avvocato Mario Griffo

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