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Cronaca Casal di Principe

Schiavone: "Setola serviva a rallentare le indagini su Zagaria e Iovine"

Summit ed assegni per mezzo milione cambiati al killer rivelati ai magistrati dal figlio di Sandokan

La strategia stragista del killer dei Casalesi Giuseppe Setola faceva comodo ai latitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria e per questo non venne contrastata. A rivelare il retroscena è stato Nicola Schiavone ascoltato nel processo che vede alla sbarra Ferdinando Graziano, Gabriele e L. B. (quest'ultimo accusato solo di riciclaggio), Nicola Pezone, Gennaro Sfoco ed Onesto Iommelli, tutti accusati a vario titolo di usura. 

I RAPPORTI CON SETOLA

Schiavone ha parlato dei rapporti con Giuseppe Setola partendo da quelli intrattenuti con il gruppo Bidognetti che "sono sempre stati ottimi". Per questo quando Setola fuggì dalla clinica di Pavia "venne messo al corrente di questi rapporti da Alessandro Cirillo che all'epoca era reggente del gruppo Bidognetti". Schiavone ha spiegato che "quando uscì volevo incontrarlo" ma l'occasione venne a mancare in quanto "in quel periodo c'era una forte tensione con Michele Zagaria", legata agli omicidi di Michele Iovine, avvenuto nel 2008 a Casagiove e di cui fu mandante Zagaria, e quello di Antonio Salzillo e Clemente Prisco, avvenuto a Cancello ed Arnone nel 2009 per mano proprio del gruppo di Nicola Schiavone. Una scia di sangue che creò una frattura nel clan dei Casalesi, secondo quanto ha raccontato il rampollo di casa Sandokan in altri processi, con Zagaria che smise di versare la sua quota nella cassa comune del clan. 

"IOVINE E ZAGARIA NON INTERVENNERO PER QUESTIONI DI OPPORTUNITA'"

Ma il dado era ormai tratto ed il termometro della situazione fu proprio la stagione di sangue di Setola. "Non ci fu una risposta unitaria - ha detto Schiavone - Zagaria e Iovine non vollero intervenire per questioni di opportunità in quanto Setola distoglieva l'attenzione delle forze dell'ordine da loro che erano latitanti". Per il figlio di Sandokan, inoltre, la stagione di sangue era motivata dal fatto che "Setola voleva essere riconosciuto come reggente della fazione Bidognetti".

IL SUMMIT 

Schiavone, comunque, incontrò Setola "in una casa di San Cipriano - ha proseguito il capoclan pentito - All'incontro oltre a me e Setola parteciparono anche Massimo Alfiero, Gabriele Brusciano detto Massimo, Cirillo e Giovanni Letizia". Successivamente "non ho avuto rapporti diretti con Setola ma solo per interposta persona attraverso Massimo Brusciano e Salvatore Santoro, un ragazzotto di Trentola Ducenta, che avevano rapporti sia con me sia con Setola".

I FRATELLI BRUSCIANO

Poi Schiavone ha raccontato dei rapporti con i fratelli Gabriele e L. B., entrambi imputati. "Gabriele Brusciano lo conoscevo di vista poi me lo ha presentato Setola nel corso del summit a San Cipriano e mi disse che si occupava della sua latitanza. Anche Giacomo Capoluongo mi ha riferito che Brusciano era legato a Setola". Mentre su L. B. "sapevo che faceva truffe assicurative. In particolare furti simulati in alcune case. Non versavano una quota nelle casse del clan anche se non li appoggiavamo. Era uno scambio di favori. A noi del clan servivano come teste di legno, appoggi logistici ed altre attività di questo tipo". Poi Schiavone ha ricordato anche di "affari tra Giacomo Capoluongo e L. B. di cui non sono al corrente anche se escludo che si trattasse di affari immobiliari".

ASSEGNI A SETOLA PER MEZZO MILIONE

Schiavone ha poi rivelato di aver cambiato assegni per Setola per "440mila euro. Gli assegni me li portarono Gabriele Brusciano e Gianluca Bidognetti. Una tranche fu fatta cambiare da Salvatore Di Puorto per circa 30mila euro mentre il resto lo presi dalla mia cassa personale". Il titolare di quei titoli era "L. B.". Dopo l'arresto di Setola e dei Brusciano Schiavone rimase "scoperto" per circa 220mila euro. "Andò Giacomo Capoluongo a trattare con la moglie di L. B. per il rientro di questi soldi. Mi diedero un appartamento al centro di Aversa del valore di 150mila euro mentre 70mila rimanevano fuori. Facemmo un mutuo su quella casa intestandolo ad un mio prestanome e poi ce la saremmo vista con Brusciano quando sarebbe uscito dal carcere. Nel frattempo venni arrestato". Secondo il capoclan anche "Setola ha dato soldi a L. B., circa 1 milione di euro". 

Il processo è stato rinviato a maggio. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Stellato, Massimo D'Errico e Mario Griffo. La vittima di usura si è costituita parte civile con l'avvocato Gianni Zara. Secondo la ricostruzione della Procura l'imprenditore tra il 2004 ed il 2010 avrebbe restituito 1,7 milioni di euro a fronte di un prestito di 1,2 milioni con tassi di interesse tra il 5 ed il 10%.

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