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Cronaca Aversa

34 ARRESTI Dai capi all’ultimo ‘anello’: il bancario intermediario del business

I dettagli dell'operazione della Guardia di Finanza: giro di fatture da 100 milioni di euro

I soldi andavano avanti ed indietro. I bonifici partivano dalle imprese, ne sono state verificate 26 su un complessivo di 643 società, per servizi inesistenti e per i quali sei società cartiere emettevano fatture. Poi i soldi venivano fatti transitare su conti correnti di comodo e venivano trasferiti su poste pay evolution, intestati a prestanome,  e con operazioni di giroconto o attraverso gli sportelli i contanti venivano prelevati e riconsegnati nelle mani dei "capi squadra" del riciclaggio che, dopo aver percepito una percentuale per il "servizio criminale" reso, restituivano i soldi, costituenti a questo punto un fondo nero, alle società da cui erano partiti i bonifici.

E' questo il giro impressionante di affari, un business da circa 100 milioni di euro, smascherato dalla Guardia di Finanza di Aversa, guidata dal tenente colonnello Michele Doronzo che ha portato all'emissione di 34 ordinanze di custodia cautelare (10 in carcere, 7 ai domiciliari e 17 obblighi di dimora) su disposizione della procura di Napoli Nord. Complessivamente gli indagati sono 51.

TUTTI I NOMI DEI COINVOLTI

Due gruppi criminali scoperti e guidati dai due promotori, Vincenzo Ferri, 38enne di Frignano, e Guglielmo Di Mauro, 45enne di Frignano. Il primo gruppo si avvaleva di due società cartiere, operanti tra il 2012-13 e dal 2013-17, mentre l'altro utilizzava 4 cartiere, operanti tra il 2013 ed il 2016. I due gruppi poi utilizzavano 5 capisquadra riciclatori, che prendevano i contanti dai "prelevatori", 18 persone disoccupate e di fatto "dipendenti" dei sodalizi criminali che effettuavano prelievi bancomat o su postepay evolution per un giro d'affari da circa 200mila euro al giorno per due anni.

LE INDAGINI

Complessivamente le indagini sono durate due anni ma hanno permesso di ricostruire un periodo tributario più lungo, dal 2009 al 2016. L'inchiesta ha utilizzato come fonte probatoria anche le intercettazione ma soprattutto "le carte", riferisce il colonnello Andrea Mercadini, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, grazie al rinvenimento di un ufficio "occulto" a Carinaro dove materialmente avveniva il passaggio di denaro dai capi squadra ai vertici dell'organizzazione ed agli imprenditori delle 643 imprese che beneficiavano del servizio.

I FONDI NERI

I benefici per le società erano "di tipo tributario, grazie al sistema del credito Iva, ma anche economici con i fondi in contanti che andavano a costituire un "fondo nero" utilizzato dalle società per vari scopi, sia per pagare in nero alcuni dipendenti sia per corrompere funzionari pubblici.

L'INTERVISTA AL COMANDANTE DELLA FINANZA

IL RUOLO DEL BANCARIO

Operazioni che avvenivano anche grazie alla connivenza di un bancario, operante in un istituto di credito del napoletano, il 54enne Gaetano Marzano, finito in carcere non solo per aver omesso di adempiere alle normative antiriciclaggio per operazioni sospette, ma anche per il fatto che 4 cartiere su 6 avevano conti presso la stessa filiale e per il fatto che "dalle intercettazioni parlava con i promotori delle organizzazioni criminali - ha spiegato Marcadini - Che di fatto non figuravano e quindi era a conoscenza del loro ruolo".

L'ULTIMO ANELLO

Di sicuro, come detto, l'ultimo anello della catena erano i prelevatori, disperati, disoccupati, che venivano pagati, con uno stipendio da circa 1000 euro al mese, per "prelevare ingenti somme di denaro che passavano sotto i loro occhi". "Neppure avere il fiato sul collo - scrive il gip del tribunale di Napoli Nord nel disporre le misure - induceva gli indagati a ripensamenti, come se nulla fosse successo, come se i cattivi fossero i finanzieri, rei di aver intralciato l'operato di impresa con elevato fatturato e con numerosi dipendenti". "L'impresa criminale - ha commentato Marcadini - si forma in contesti con elevata disoccupazione e da stipendi radicandosi".

Operazione Restore - Guardia di Finanza

LA PUNTA DI UN ICEBERG

Il sistema, secondo quanto riferito dalla guardia di finanza, è stato accertato su 26 società. Ne mancano all'appello altre 620 circa sulle quali "sono in corso i controlli in materia fiscale e tributaria". Delle 643 società ben 461 operavano in Campania, 60 nel lazio, 14 in Umbria, 24 nelle Marche e 16 in Toscana.

I SEQUESTRI

Nell'ambito dell'operazione "Restore" le fiamme gialle hanno sequestrato beni per complessivi 40 milioni di euro di cui 18,5 milioni per il risparmio fiscale delle "cartiere", 6,5 milioni per il risparmio fiscale delle 26 beneficiarie già controllate, 13,5 milioni come profitto illecito per i capi delle organizzazioni, beni fittiziamente intestati a terzi come auto di lusso (Porche e Ferrari), investimenti edili ed altri 60mila euro.

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